イタリア学会誌
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パオロ・サルピとヴェネツィア聖務禁止令紛争
松本 香
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1986 年 35 巻 p. 98-117

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抄録

Paolo Sarpi (1552-1623)-il frate veneziano dell'Ordine dei Servi di Maria che durante la contesa dell'Interdetto (1606-1607) difese con scritti violenti la Repubblica di Venezia-e anche noto come l'autore di un capolavoro storiografico quale l'Istoria del Concilio Tridentino, pubblicata a Londra nel 1619. In questa interpretazione anticlericale della storia ecclesiastica, il Sarpi contrappone la Chiesa primitiva dei santi alla Chiesa moderna fatta di abusi e indica, nelle macchinazioni del papato e dei prelati del Concilio di Trento, la causa immediata della corruzione moderna. A spingere il Sarpi-fino ad allora dedito agli studi nell'ambiente tranquillo del suo monastero-nel mondo politico e nella lunga lotta contro il papato, fu proprio la contesa dell'Interdetto. Verso la fine del Cicquecento infatti, il conflitto tra Venezia e Roma aveva reso difficili le relazioni diplomatiche e al tempo stesso si era formato a Venezia un gruppo di nobili di inclinazione anticlericale, sensibile al problema delle due giurisdizioni, quella laica e quella ecclesiastica. Uno dei personaggi piu rappresentativi del gruppo era Leonardo Dona, futuro doge, da un lato profondamente devoto alla feda cattolica, dall'altro intransigente difensore dei diritti dello Stato contro le intromissioni della Chiesa. In questa contesa il Sarpi, teologo e canonista della Repubblica, formulo in vari scritti le opinioni del patriziato veneziano, sostenendo la sovranita assoluta del principe sul proprio dominio e sui suoi sudditi, difendendo il diritto del principe a giudicare anche gli ecclesiastici incriminati di reati comuni e insistendo sull'ingiustizia dell'Interdetto comminato alla Repubblica dal Papa. Tuttavia, dopo aver svolto il ruolo di defensore della coscienza politica del patriziato, con la conclusione della contesa il pensiero e la vita stessa del Sarpi entrano in una nuova fase. Nella sua corrispondenza con i dotti d'oltralpe-dei quali molti protestanti-egli vagheggia la speranza di una guerra in Italia e la diffusione della Riforma, anche come occasione per abbattere il predominio spagnolo e romano. Gli sembrava che la Riforma avrebbe liberato l'Italia dall'atmosfera oppressiva della Controriforma. Questo spirito polemico del Sarpi veniva pero a contrastare, ora, con il nuovo atteggiamento diplomatico verso Roma da parte Repubblica veneziana: un atteggiamento piu disteso e pacifico. In questo periodo, anzi, la maggior parte del patriziato considerava l'eresia come un elemento sedizioso per lo Stato. Il Sarpi comincio cosi a staccarsi dalla classe dirigente di Venezia. Egli non era piu l'avvocato di Venezia ne il testimone della attuale coscienza politica del patriziato. I nobili, come veri politici, si conciliarono con il Papa per difendere l'indipendenza e la pace della Repubblica. Ma per il Sarpi, che non era politica, il problema fondamantale era abbattere il primato del Papa: lo scriveva ripetutamente agli amici d'oltralpe. A tal fine egli sognava di introdurre el forze protestanti in Italia ma nello stesso tempo era cosciente della impossibilita di questa speranza. Per lo stesso fine scrivera l'Istoria del Concilio Tridentino.

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