イタリア学会誌
Online ISSN : 2424-1547
Print ISSN : 0387-2947
ISSN-L : 0387-2947
42 巻
選択された号の論文の20件中1~20を表示しています
  • 原稿種別: 表紙
    1992 年 42 巻 p. Cover1-
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 表紙
    1992 年 42 巻 p. Cover2-
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 須藤 祐孝
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 1-27
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    Gaetano Mosca has pubblicato la seconda edizione degli "Elementi di Scienza Politica" nella primavera del 1923, dopo 27 anni dalla pubblicazione della prima edizione di quel libro e alcuni mesi dalla formazione del <Governo di coalizione> di Mussolini. Mosca era allora ordinario della facolta di Giurisprudenza dell' Universita di Torino e allo stesso tempo senatore di nomina regia. La II ed. degli "Elementi" e composta da due parti, cioe una prima parte che riproduce la prima edizione del libro e una seconda che e completamente nuova. Esaminiamo qui i capitoli dal primo al quinto della seconda parte, nei quali il vecchio Mosca espone i nuovi sviluppi del suo pensiero. In questi capitoli egli allarga e ingrandisce il concetto di "classe politica" : ora questa classe e composta da un secondo strato, cioe la "classe politica" postulata precedentemente, e da un primo strato, cioe gli "strati intermedi" o la "classe media". Quello e "molto piccole" mentre questo e "molto piu largo e profondo" : in altre parole, il primo strato rappresenta la minoranza mentre il secondo strato costituisce la maggioranza all interno della nuova classe politica che comunque rappresenta ancora solo una piccola parte della societa. Il primo strato-che nella prima formulazione del pensiero di Mosca era esso stesso la "classe politica"- adesso ne e solo una parte e, quantunque tenga "in mano i meccanismi della macchina statale", non e tanto esecutore dell atto pratico del governo quanto organizzatore del secondo strato, cioe la classe media, la quale "comprende tutte le capacita direttrici del paese", e senza la quale "qualunque organizzazione sarebbe impossibile"e non si potrebbe fare "quasi nulla di importante e duraturo" Quindi la classe media influenza in modo determinante la "consistenza" del sistema politico e decide i risultati dei mutamenti politici. Ora e proprio questa classe che, qualitativamente e quantitativamente, costituisce il nucleo della classe politica nuova, e se essa e "vitale e energica", la classe politica di prima, cioe il primo strato di quella nuova, potrebbe in ultima analisi essere anche fatua e malvagia, Si puo qui vedere come il concetto di classe politica moschiano sia cambiato qualitativamente e rifletta la situazione reale della societa politica piu di prima. Tuttavia bisogna qui notare che il concetto di classe media e molto ambiguo. Mosca discute la funzione politica di questa classe, ma non dice quasi niente sulla sua maniera di essere concreta e storica e sul processo attraverso cui essa diventa tale o sulle condizioni necessarie a tale scopo. Percio non risulta chiaro e rimane vago quali uomini di quali strati di un tempo storico determinato, per esempio di quello di Mosca, sono compresi nella classe media. Naturalmente non risulta chiara e rimane vaga anche la classe politica nuova, allargata e ingrandita, la cui maggioranza e formata da questa classe media, non chiara e vaga. In altre parole il nuovo concetto di classe politica rimane ancora piu ambiguo di quello della formulazione precedente. Ma questa nuova classe politica allargata e ingrandita apre un orizzonte nuovo al pensiero del Mosca. Cioe egli e costretto a riflettere sulla transmissione dell, "autorita" e la "formazione dei poteri sovrani" all' interno della classe, e conseguentemente ammette, a condizione di limitarne la validita all' interno della classe media, due principii, cioe quello della maggioranza e quello della rappresentanza, che sostengono il "regime rappresentativo" o lo "stato rappresentativo". L' aver ammesso, anche se condizionatamente, dei principii che, fino alla prima edizione degli "Elementi", erano stati da lui rigettati interamente in quanto considerati una

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  • 柴野 均
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 28-55
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Le rivoluzioni in Italia del 1848 esplodevano quasi simultaneamente nella penisola, ma avevano anche fisionomie proprie e varie secondo le condizioni locali, politiche, economiche e sociali. Per comprendere il significato degli anni 1848-49 in Italia, dunque, e necessario analizzare le particolarita locali. E il caso di Roma e trattato in questo saggio. Roma era circondata dall′ Agro romano la cui situazione economica era molto arretrata. Era una zona tipica del latifondo la cui produttivita era bassissima, caratterizzata dal sistema agrario e sociale. La struttura della citta di Roma era diversa dalle altre citta italiane. Il centro della citta e occupato dal quartiere popolare e gli or gani amministrativo (Campidoglio), religioso (Vaticano) e militare (Castel Sant′Angelo) snon collocati nella periferia geografica. Roma aveva circa centottantamila abitanti nel 1847. La composizione demografica di Roma era assai diversa da quella delle altre citta. Prima di tutto, l′esistenza della Santa Sede attirava piu seimila ecclesiastici. Poi a Roma, capitale dello Stato pontificio e centro culturale, c′erano circa seimila nobili e quattromila funzionari. E come nelle altre citta europee dell′eta preindustriale, c′erano gli strati popolari indigenti che vivevano del lavoro giornaliero e di carita. Alla fine della lista della popolazione romana, c′era il ghetto che contava circa quattromila ebrei. L′attivita economica della Roma dell′800 era condizionata dalla scarsa iniziativa borghese. L′aspetto della produzine era assai minore di quello del consumo. Il sistema economico-politico era molto sfavorevole ai gruppi imprenditoriali. Loro non potevano avere la liberta dell′azione economica e quindi la sezione industriale non poteva contentare la domanda locale. L′unica sezione economica florida era quella del turismo. Roma attirava un enorme numero di pellegrini, turisti in senso moderno da tutta Europa. Nell′anno santo del 1825, piu di quattrocentomila pellegrini hanno visitato Roma. Negli anni 1848-49, il dramma della rivoluzione e della Repubblica romana si svolgeva in questa citta molto singolare. Su questo dramma le condizioni urbane esercitavano una grande influenza.
  • 加藤 守通
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 56-79
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Questa ricerca vuole investigare la teoria della cultura (eruditio) di Leonardo Bruni, uno dei famosi rappresentanti dell' "umanesimo civile" del Quattrocento e nello stesso tempo mostrare il suo sfondo storico tramite la comparazione con la teoria ciceroniana della cultura espressa nel dialogo De oratore. Nel libro di Bruni, De studiis et litteris, possiamo notare due caratteristiche della teoria della cultura : 1. l'insistenza che la cultura debba unire peritia litterarum (perizia letteraria) con scientia rerum (conoscenza delle cose)e 2. l' enfasi della vita civile. Nella prima parte della ricerca vengono chiarite nei dettagli queste due caratteristiche. Per questo scopo vengono usati anche i testi dagli altri scritti, come Lettere, scritti etici, Vita di Dante, e, last but not least, Cicero novus. Nella seconda parte viene esaminata la teoria ciceroniana della cultura in De oratore, la quale mostra grande somiglianza con quella di Bruni e percio implicitamente "l' influenza" di Cicerone su Bruni. Alla fine della ricerca si trova una critica alla tesi di Kristeller e Seigel che interpretano Bruni e gli altri umanisti come "professional rhetorician". Questa definizione e troppo limitata per l' umanista che voleva essere orator, cioe colui che unisce l' eloquenza con la conoscenza delle cose. La nostra ricerca consiste nelle seguenti parti : Prefazione I. La teoria della cultura di Bruni A. L' unione della peritia litterarum con la scientia rerum B. Peritia litterarum C. Scientia rerum D. L' enfasi della vita civile II. Lo sfondo ciceroniano della teoria della cultura di Bruni A. L' unione dell' eloquenza con la scientia rerum B. L' enfasi della vita civile Conclusione
  • 亀長 洋子
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 80-104
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Nelle classi mercantili a Firenze nel basso medioevo, gli uomini si sposavano molto tardi e le donne si sposavano molto giovani. Di conseguenza c' erano tante vedove in quell' epoca. Dopo la morte del marito, come vivevano le vedove? Nella presente tesi ho voluto chiarire lo stato della vedova nella struttura familiare, analizzando le lettere di una vedova di un mercante, Alessandra Strozzi, gli statuti fiorentini, e le ricordanze domestiche dei mercanti. Quando la donna diventava vedova, i suoi familiari ed i parenti del marito s' interessavano molto a lei. Entrambe le famiglie volevano impossessarsi della sua dote, e talvolta i parenti del marito volevano che continuasse a svolgere le funzioni di massaia. Negli statuti fiorentini che davano piu importanza alla linea paterna, il diritto ai beni della vedova dipendeva dal profitto familiare, mettendo cosi la vedova in difficolta. Ma talvolta la famiglia la aiutava e questa protezione era cosi importante, per la vedova che si trovava in situazioni precarie, da cedere in cambio la propria fortuna. In simili circostanze svantaggiose, tipiche dell' inizio della vita vedovile, le donne perdevano la maggior parte dei loro beni spendendoli sia per le doti delle figlie, sia per il capitale di lavoro dei figli. Di conseguenza il livello economico della vedova era basso. Tuttavia nel caso in cui la vedova non avesse tanti beni, non c'era interesse da parte delle famiglie. Nella situazione generale la vedova viveva a proprio agio soltanto con i figli. Partecipava alle questioni procedurali o contrattuali secondo la propria volonta, e come tutrice dei suoi bambini, controllava i loro diritti e le loro vite. Nella corrente misogina, secondo la quale il ruolo domestico della donna era ridimensionato-come Leon Battista Alberti suggeri ne "I libri della famiglia"-, solo diventando vedova la donna poteva imporre la propria volonta e rendere piu forte la propria posizione nella famiglia.
  • 橋本 勝雄
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 105-124
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Buzzati e considerato uno scrittore fantastico, ma non e molto chiaro che cosa significhi questa etichetta. Esaminando i racconti delle raccolte I sette messaggeri, Paura alla Scala, Il crollo della Baliverna, vorrei mettere in luce i meccanismi generativi del suo fantastico. Per presentare uno schema generale, penso che sia opportuno fare delle considerazioni sul famoso racconto I sette messaggeri, che, come modello rappresentativo, cipuo fornire indizi sul mondo di Buzzati. Il racconto, semplicissimo come sempre nell' autore, e impostato sul viaggio che un re, protagonista/narratore, compie verso il confine sud del suo regno. Senza avvenimenti importanti, questo itinerario diventa elemento dominante, cioe unico movimento nel racconto. Da cio possiamo rilevare quattro peculiarita della situazione. (1) la linearita del movimento (2) la mancanza di intreccio (3) I' irreversibilita del tempo (4) la regolarita Se cercassimo un simbolo rappresentativo, sarebbe una freccia. Nell' immaginazione buzzatiana, una prevalente monotonia priva di spessore realistico situazione e personaggi ; la sua logica immaginativa non tende ad arricchire gli oggetti con invenzioni fantastiche, anzi, li immobilizza in una via stretta, unidirezionale. Certamente il suo fantastico non e mai caotico, non crea elementi straordinari o meravigliosi, totalmente diversi dalla realta. Al contrario, Buzzati prende un fenomeno in se stesso assolutamente banale e normale, lo proietta su uno schermo isolandolo da ogni riferimento perche appaia estraniante e irreale. In questo senso possiamo considerare la semplicita dei racconti di Buzzati come meccanismo generatore del fantastico.
  • 村松 真理子
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 125-150
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    Poco dopo la maturita liceale, il giovane D'Annunzio si trasferi a Roma gettandosi subito nella vita mondana della capitale frequentando teatri e salotti privati mentre cominciava a scrivere poesie e a pubblicare su diversi settimanali e quotidiani articoli vari con noitizie sull' alta societa romana e recensioni sugli avvenimenti culturali, fra questi ultimi la moda delle giapponeserie. Fu cosi che nel giugno 1884 usci sul <<Capitan Fracassa>> un racconto intitolato Mandarina, la cui protagonista, un′ aristocratica vedova di Roma, soprannominata 'Mandarina' perche ha "questa curiosa affettazione di giapponesismo nelle vesti, nelle pose, perfino nella voce", ha un amico giapponese, un certo cavaliere Sakumi, di cui Madarina e quasi innamorata benche sia un uomo molto strano. Uno studio in tema di Maria Mimita Lamberti ha dimostrato come si possa sostenere che D'Annunzio avesse tratto diverse descrizioni degli arredi e della sfumatura dei colori da La maison d' un artiste di Edmond Goncourt. Dal confronto fra i due testi emergono in Mandarina tanti motivi e espressioni prese dal libro di Goncourt, spesso tradotte quasi letteralmente. Uno per tutti : la semplice trama del racconto, piu che ispirata ad un episodio raccontato nella Maison di Goncourt dove parlando del concetto dell' amore in Giappone vengono citate le critiche fatte da un giovane giapponese alle espressioni amorose francesi troppo dirette e libere, in D'Annunzio si capovolge creando una sorta di parodia di Goncourt stesso. Probabilmente all' inizio di maggio, D' Annunzio lesse un libro francese intitolato Poemes de la libellule ; una raccolta di poesie giapponesi tradotte da un giapponese, Saiongi, e riordinate secondo la metrica giapponese con l' aggiunta della rima da Judith Gautier. Compose allora una poesia giapponizzante Outa occidentale, raccolta dopo ne La Chimera, e scrisse una recensione intitolata Letteratura giapponese. Altra testimonianza delle giapponeserie in D' Annunzio e il suo primo romanzo Il Piacerc, del 1889, con la sua ambientazione negli anni 1885-1887, le giapponeserie nell' arredamento, il personaggio strano di Mandarima e il giapponese Sakumi, che, curiosamente, ritorna in questo libro con il suo "linguaggio barbarico" e con la sua fisionomia che sembra uscita dal pennello del grande pittore 'umorista' O-Kou-Sai(Hokusai). Acme di questa testimonianza e la sensazione che D' Annunzio attribuisca una certa qual valenza di richiamo erotico all' arredo giapponizzante come sfondo delle scene che alludono allo stato d' animo dei protagonisti. Elementi corroboranti sono pure altri due motivi orientaleggianti : uno e il paragone fiore-neve (forte e il richiamo a Victor Hugo e al Goncourt della Maison, ma forse anche alla poesia di Tomonori) ; l' altro e una specie di topos : il cielo bello come in Estremo Oriente, quello, per intenderci, che vedono Andrea e Maria all' ora del tramonto e "tutto roseo come un cielo dell' Estremo Oriente" o che si trova gia nel Taccuino del 1882 nella descrizione di un tramonto a Pescara, o ancora in alcuni articoli giornalistici e perfino nel romanzo Il Fuoco del 1898. A differenza del fenomeno dello 'japonisme' francese, molto significativo in campo artistico soprattutto dopo l' Esposizione Internazionale di Parigi del 1862, il Giappone per D' Annunzio rimane sempre limitato alla sfera della moda e del decoro. Pur possedendo i disegni e gli arredi giapponesi, come testimonia una prosa del 1936, il Giappone per D' Annunzio giovane era sempre anzitutto il Giappone di Goncourt e quest' esotismo, dalla durata piuttosto breve, come ogni fenomeno di moda non aveva in se motivazione sufficiente per giustificare un approfondimento nella formazione culturale del poeta. Nonostante cio, rappresentano

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  • 野里 紳一郎
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 151-172
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    Machiavelli e il fondatore della moderna scienza politica e grandissimo scrittore. Ma in questi anni, alcuni ricercatori posano lo sguardo sull' aspetto del Machiavelli letterato (soprattutto per le sue grandi commedie, la Mandragola e la Clizia). Per esempio, E. Raimondi lo esamina fondamentalmente dal punto di vista umanistico. Nel 1498, la caduta del Savonarola apri la strada agli uffici della cancelleria al Machiavelli. Sino al 1512, che segui la fine della repubblica e il ritorno dei Medici, egli aveva molta esperienza. Di legazione in legazione, su e giu per la Toscana e la Romagna, in Francia, presso il Borgia, a Roma, nel Tirolo e in Svizzera, Machiavelli pote avere modo di conoscere piu gli uomini che la realta politica del proprio tempo. Pero dopo il 1513, Machiavelli divento quasi un sedentario, con poche occasioni di viaggi. Allora scrisse alcune lettere a Francesco Vettori. Con la stesura del Principe, Machiavelli ricomincio a sperare di tornare a essere attivo nelle cariche pubbliche. Ma per lui, fu vano nutrire tale speranza ; la sua vita cambio definitivamente. Quindi Machiavelli abbandonava ogni speranza di carriera diplomatica ; comincio una volta per tutte a considerarsi un letterato. Nel 1515, comincio a prendere gran parte nelle riunioni d' un gruppo di umanisti e di letterati. In questo gruppo che si chiama degli "Orti Oricellari", Machiavelli leggeva e si occupava della storia del Tito Livio e anche del teatro di Terenzio assieme ad altri umanisti. Quest′ esperienza ebbe l' effetto d' incanalizzare le energie creative del Machiavelli. Ne nacquero i Discorsi, la Mandragola, l' Arte della guerra, ecc.. Al fondo della Mandragola sta la medesima concezione pessimista che sta alla radice del Principe. Dal suo rigido punto di vista, il mondo reale e corrotto e tutto governato dalle basse voglie (ad esempio, l' ambizione, l' avarizia, ecc.). Nella Mandragola, tutti i protagonisti non sanno essere ne onorevolmente cattivi ne perfettamente buoni, e agiscono senza generosita e grandezza. Pare che la morale della Mandragola sia la riabilitazione del genio pratico e l' educazione della volonta, mostrando che tutto e possibile quando lo si voglia. Lo scrittore li osserva muoversi dall' alto, senza biasimo ne lode. Cambiare e migliorare la natura umana non e compito di Machiavelli. Certamente vi sono alcuni elementi di somiglianza fra le due opere, cioe, la Mandragola ed il Principe. Infatti alcuni studiosi hanno insistito sul valore politico della commedia. Al problema della continuita fra le due opere e inseparabilmente connesso l' idea formata in lui sulla natura umana. Pero non e sufficiente per intendere la Mandragola totalmente e essenzialmente. Indubbiamente e indispensabile una piu profonda conoscenza relativa all' influenza esercitata sull′ opera letteraria di Machiavelli dal teatro rinascimentale, ai rapporti con altri importanti letterati del tempo come Bernardo Dovizi, Ludovico Ariosto, ecc.. E importante mettere in risalto l' esperienza drammaturgica di Machiavelli. Il rapporto fra le due commedie (l' Andria e la Mandragola) e assai stretto e concreto. E possibile anche vincolare il testo della Mandragola al volgarizzamento dell' Andria. Infatti fra loro c' e una stretta relazione sul piano della tecnica e del linguaggio comico. Sembra ragionevole supporre un passaggio immediato dall' Andria alla Mandragola. Quindi e possibile stabilire un rigoroso nesso di relazione cronologica fra le due commedie sullo sfondo della tecnica derivata da Terenzio. Il suo punto di partenza e l' Andria, e il suo punto d' arrivo e per l' appunto la Mandragola. Ed e una linea di sviluppo che corre parallela e vicina aalla tradizione novellistica toscana, ma che e coerentemente segnata dalla tradizione classica. Pertanto Machiavelli rifiuta il teatro grottesco e farsesco

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  • 伊田 久美子
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 173-197
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    A lungo e stato ritenuto che la misoginia del Corbaccio fosse autobiografica e il Corbaccio stesso un' opera "trascurabile" (Momigliano), finche Billanovich e Branca non hanno proposto un nuovo punto di vista che interpreta il Corbaccio e la sua misoginia come una "favola". Tuttavia rimane sempre il tradizionale "autobiografismo" nelle ricerche recenti di-Padoane e Marti che vogliono vedere un cambiamento fondamentale nell' atteggiamento dello scrittore tra Decameron e Corbaccio. Recentemente, pero, Barricelli, e poi Hollander hanno indicato un approccio tutto diverso che considera la misoginia del Corbaccio come una parodia. Secondo loro, il Corbaccio e un' opera che ironizza non le donne, ma gli uomini misogini, e appartiene allo stesso mondo del suo gemello Decameron. Hollander, nonostante i discorsi di Padoan e Marti, insiste sul fatto che Decameron e Corbaccio siano le piu simili fra le opere del Baccaccio. Condivido l' opinione di Hollander, e aggiungo, inoltre, che l' opposizione tra le due opere (il "femminismo" dell' una e la misoginia dell' altra) su cui basa il discorso di Marti, non testimonia altro che il loro rapporto di simmetrica opposizione. D' altra parte, non si puo neppure ignorare che esistono, nel Corbaccio, elementi comuni alle opere latine successive che, invece, non si trovano nelle opere precedenti al Corbaccio, come dimostrano Padoan e Marti. Oltre i loro discorsi, vorrei mettere in rilievo alcuni elementi di misoginia comuni al Corbaccio e alle opere scritte in seguito. Il Trattatello e le Esposizioni hanno lunghi discorsi misogini che risalgono a Teofrasto, stessa fonte del Corbaccio ; i discorsi misogini delle prime due opere hanno la forma tipica di digressione, e anche quelli del Corbaccio possono essere considerati tali ; tutte le tre opere hanno stretti rapporti con Dante (evidenti per le prime due, e ben individuabili per struttura ed espressioni nel Corbaccio). Questa misoginia, inoltre, ben coesiste con il "femminismo" del De mulieribus, e con il fatto che lo scrittore continuasse. fino ai suoi ultimi anni di vita, a trascrivere e ritoccare il Decameron, opera che avrebbe dovuto essere odiosa per un misogino rigorista pentito del suo passato "filogino". Per quanto riguarda la "palinodia" di Boccaccio, essa non deve essere presa alla lettera come fa Marti. Secondo me, l' atteggiamento dello scrittore e coerente e coesiste con la tradizionale misoginia. Prima di tutto, la "palinodia" deve essere considerata un topos della letteratura classica e medievale (Ovidio e Cappellano). Poi, si puo pensare che questo topos fosse adottato per sottolineare il contrasto con il mondo dell' opera precedente cosi da aumentarne il fascino. Ma, oltre a questa, si puo aggiungere un' altra possibile interpretazione : la conversione alla misoginia avviene per difendere la poesia e la letteratura d' amore che il cristianesimo condannava rigorosamente, ma e una convensione camuffata. Non a caso il Trattatello ha una digressione in cui Boccaccio insiste sul suo concetto che la poesia e la teologia sono la stessa cosa, il che e ripetuto anche nella Genealogia. Questo concetto era necessario per far coesistere la poesia con la religione ed onorare Dante, poeta ammirato da Boccaccio.
  • 尾形 希和子
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 198-222
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Sui portali delle chiese romaniche, spesso i tralci di vite o di acanto avvolgenti uccelli, belve, mostri e uomini (tralci abitati) sono scolpiti lungo gli stipiti e archivolti e/o architravi. Tutto insieme rappresenta il mondo da redimere attraverso il sacrificio di Cristo. Alcuni tralci escono dalla bocca di animali (lupi, leoni, pantere, ecc.), simboli del tempo che tutto divora e sputa. Nelle chiese romaniche del Lazio e dell' Umbria si trovano i volti trifronti al posto di questi animali temporali. L' esempio della chiesa di S. Pietro a Tuscania mostra, in un biforio a sinistra del rosone sulla facciata, due figure trifronti con le caratteristiche di Satana, una con le corna e l' altra con un serpente in mano. Altre figure trifronti, una al Duomo di Spoleto, una sulla lunetta del museo civico spoletino e l' altra all′ intradosso dell' architrave del duomo di Civita Castellana non dimostrano questa natura demoniaca dei tricefali di Tuscania, ma invece, a mio avviso hanno ancora il significato del tempo che crea il mondo. Il volto trifronte o tricefalo, che ha le sue origini remote nell' immagine degli dei pagani del sole, e usato per simboleggiare il tempo, e nel tardo medioevo e nel Rinascimento si trasforma nelle immagini della "prudenza" frequenti in quel periodo. Anche Giano italico, il dio del passaggio e l' iniziazione viene rappresentato con due facce e a volte anche con tre. Saturno il secondo re dell' Italia nell' eta primordiale fu anche il dio dell "inizio", in quanto insegno l' agricoltura agli uomini e li civilizzo. Noi troviamo le immagini di questi due primi re dell' Italia mitica in "Annus"(dominatore dell' anno ciclico e del tempo, al centro del ciclo dei lavori di 12 mesi o dei 12 segni zodiacali) nei calendari illustrati, nei pavimenti musivi delle chiese e nei cicli sculturali che ornano i portali delle chiese dell' epoca romanica. Inoltre "Annus" circondato dai 12 mesi e le quattro stagioni, viene associato al Cristo con quattro evangelisti e 12 apostoli. Cristo veniva simboleggiato dal rosone aperto sulla facciata delle chiese romaniche soprattutto nell' area del Lazio-Umbria. Rosone-sole-Cristo cosmocrator-Annus sono immagini intercambiabili tra di loro. Il sole e il tempo possono essere rappresentati con tre facce o tre teste. Anche il Cristo ha tra le sue raffigurazioni un' immagine tricefala come "Trinita". La concezione di Trinita e legata alla Creazione del mondo, e cosi il volto trifronte vomitante i tralci da due bocche laterali puo avere il significato del tempo che crea il mondo. Il volto trifronte che ha l' aspetto di "Green Man", la maschera divoratrice e vomitatrice dei tralci del mondo, era correlata con la forza della natura e la fecondita che fa rinascere la vegetazione. Il romanico fu un periodo in cui si cerco di unire il profano al sacro, il ricordo del passato (di Roma antica) al presente mondo cristiano, dove gli dei antichi italici potevano ancora avere il loro carattere benevolo prima di divenire esseri demoniaci come avvenne piu tardi. Il tempo profano durante il quale si svolgono i lavori dei contadini, era integrato nel tempo sacro delle chiese. Poiche tutto il medioevo era sostentato grazie alla terra, i contadini vennero considerati importanti e la rivalutazione del lavoro agricolo fu resa piu chiara. E soprattutto nel Lazio e Umbria posti non lontani da Roma, citta di antichi italici, paiono sopravvivere le immagini di Giano e Saturno come il tempo, datore della vita alla vegetazione. Il volto trifronte, immagine collegata con il sole, Giano, Saturno e Cristo, poteva quindi simboleggiare il tempo anche nel contesto cristiano del XII secolo.
  • 中川 光
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 223-243
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Nella controversia linguistica del Cinquecento, la dottrina "lingua cortigiana" non riusci ad acquistare consenso e perdette la sua identita, confondendosi con l' arcaismo capeggiato dall Bembo. Il fatto che l' opera del Calmeta, tipico e primo propugnatore della teoria "cortigana", si perse presto, implica il destino declinante della stessa teoria. Infatti fra i seguaci della "lingua cortigiana" non si formo un accordo, anche se l' eclettismo rimase nucleo sostanziale. In questo articolo si cerca di chiarire la tesi essenziale della teoria "cortigiana", esaminando le opere dei due sostenitori rappresentanti, Trissino e Castiglione. Il Trissino, che fu promotore del dibattito linguistico con la sua Epistola del 1524, in cui volle chiamare il volgare comune lingua italiana, non rifiutava la toscanita, anzi la valutava nel Castellano, per reagire all' attacco da parte dei fiorentini. Questo significa che la sua "lingua italiana" si constituisce su una base di "lingua toscana". Inoltre volle definire anche la lingua di Dante e di Petrarca come italiana non toscana, sottolineando i termini non toscani usati nelle loro opere. La "lingua italiana" del Trissino si allinea all' arcaismo e si risolve praticamente in un problema di denominazione della lingua di significato sociale. D' altro canto il Castiglione dava importanza all' aspetto pratico della lingua. Cio e testimoniato dalla regola d' uso, che e il punto chiave della teoria di Castiglione, per cui la lingua arcaica toscana venne evitata. Secondo il Castiglione, questa regola d' uso dovrebbe essere stabilita da persone fornite di dottrina e esperienza. Ma esiste il fatto che il testo del Cortigiano fu scritto secondo il modello bembiano. Benche la ricerca di G. Ghinassi abbia rivelato che le correzioni arcaizzanti eseguite sul manoscritto del Cortigiano furono fatte dalla mano dello stesso Castiglione, rimane la questione della divergenza fra teoria e pratica, in quanto la trasformazione in senso arcaico era nelle intenzioni del Castigliione. Questa divergenza viene spiegata dala supposizione che il Bembo sia considerato come rappresentante delle persone che formano l' uso della lingua. L' inclinazione verso il latino rivelerebbe una preferenza per la lingua nobile, mentre il rifiuto dell' imitazione del Boccaccio puo essere compreso a livello di stile, non di lingua. In conclusione sia il Castiglione che il Trissino non si opposero decisamente all' arcaismo, anzi le loro teorie hanno punti in comune con quelle del Bembo, che alla fine assorbirono la tesi "cortigiana".
  • 長神 悟
    原稿種別: 本文
    1992 年 42 巻 p. 244-257
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 文献目録等
    1992 年 42 巻 p. 258-273
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 付録等
    1992 年 42 巻 p. 274-
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 付録等
    1992 年 42 巻 p. 275-281
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 付録等
    1992 年 42 巻 p. 282-285
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 付録等
    1992 年 42 巻 p. 286-
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 表紙
    1992 年 42 巻 p. Cover3-
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 原稿種別: 表紙
    1992 年 42 巻 p. Cover4-
    発行日: 1992/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
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