Studi Italici
Online ISSN : 2424-1547
Print ISSN : 0387-2947
ISSN-L : 0387-2947
Volume 43
Displaying 1-19 of 19 articles from this issue
  • Article type: Cover
    1993 Volume 43 Pages Cover1-
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Cover
    1993 Volume 43 Pages Cover2-
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Kenichi Nejime
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 1-27
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Il mio saggio presenta, per la prima volta in giapponese, il contenuto quasi intero del dialogo De libertate, molto important e tipicamente rinascimentale, che fu scritto nel periodo del passaggio dal comune al principato. L'autore, Alamanno Rinuccini(1426-1499), visse nella societa fiorentina molto complessa, 'come ci insegnano vari studi recenti. Allievo dell'Argiropulo(l'esule greco e professore di filosofia greca nello Studio fiorentino) e notevole studioso dei greci, tradusse in latino e dedico a Cosimo, Piero e Lorenzo de'Medici le Vite di Plutarco. Ebbe importanti incarichi pubblici e diplomatici : gonfaloniere veduto di Giustizia nel'71, ufficiale dello Studio a Firenze nel '73 e ambasciatore a Roma presso Sisto IV nel '75-'76. Cercando cosi 'duplex foelicitatis genus', fu amico dei letterati e filosofi intorno agli uomini potenti e collega dei magistrati illustri al servizio dello stato. Nel '78 ci fu la congiura dei Pazzi. In questo momento esplose anche il suo malcontento di molti anni per il sorgere della signoria medicea e spero fervidamente nel loro successo. L'anno seguente scrisse il De libertate ed espresse le sue idee antimedicee. Nel dialogo discorrono i tre interlocutori, Aliteo (il veridico), Eleuterio (l'uomo libero, Rinuccini stesso) e Microtoxo (di poco ingegno, non si accorge della perdita della liberta), in una villa fuori dalla Citta di Firenze, dei congiurati antichi e contemporanei. Per natura, Aliteo e l'esaltatore della liberta e dell'attivita pubblica e politica. Ma deve riconoscere le ragioni dell'Eleuterio, che lo invita a considerare l'unica liberta che sia attualmente possibile, cioe quella della vita solitaria. Innamorato dei classici da Platone e Aristotele a Cicerone a Plutarco, il Rinuccini fu uno dei testimoni piu malinconici della crisi della Florentina libertas a causa dello svuotamento delle istituzioni tradizionali.
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  • Yasuhiro Saito
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 28-55
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    "Salvatico e quello che si salva". Leonardo ha scritto nel suo Codice Trivulziano questa frase misteriosa e ambigua e che finora nessuno e riuscito a interpretare in modo convincente. Ma il vero senso di questa frase lo si puo, chiarire solo confrontandola con un passo di Machiavelli che considera le ragioni per cui non ci rimane nessuna traccia dell'antichita remota. Secondo lui, fra le cause che estinguono le civilta umane e riducono a pochi gli abitanti del mondo, la piu importante e costituita dalle innondazioni, perche sono le piu universali e "quegli che si salvono sono uomini tutti montanari e rozzi". Vale a dire, solo gli "uomini selvatici" sopravvivono al Diluvio universale e poi ricominciano a costruire da zero la loro nuova civilta. Cosi diventa chiaro che la frase ambigua di Leonardo nasconde in se un pensiero escatologico e, nello stesso tempo, ciclico della Storia umana, e i due ricercatori della Natura e dell'Uomo hanno molti concetti fondamentali in comune. Per esempio Leonardo definisce la forza come una "virtu spirituale, la quale e creata e infusa, per accidental violenza, dai corpi sensibili negli insensibili, dando a essi corpi similitudine di vita, la qual vita e di mararigliosa operazione", e ne formula una proposizione generale : "La forza nasce per violenza e muore per liberta". Si noti che questa concezione della forza e un po'troppo antropomorficizzata. Al contrario il concetto della virtu machiavelliano e molto de-spiritualizzato e quasi si identifica con la forza di Leonardo. Ad esemio parlando dell'esercito, Machiavelli afferma "quivi essere maggior virtu [=forza militare] dove la elezione [=liberta di scelta] ha meno autorita", e questa virtu nasce dalla necessita [=mancanza di liberta]. Accoppiando i termini corrispondenti forza=virtu, violenza=necessita e liberta=elezione, ci si accorge subito che le due proposizioni hanno una stessa struttura e uno stesso significato fondamentale : qualsiasi costringimento (violenza o necessita) fa aumentare l'energia potenziale (forza o virtu) e la liberta la fa perdere. Tutto sommato, questa legge universale sull'Uomo e sulla Natura si fonda sulle osservazioni dell'acqua, l'elemento piu minaccioso e dannoso per la vita umana. Cosi, secondo i due pensatori rinascimentali, il compito piu degno dell'Uomo come la "seconda Natura" e di dominare e controllare la forza naturale, compresa quella propria dell'uomo, per creare un nuovo mondo artificiale dell'Uomo.
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  • Naruo Kawai
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 56-75
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Secondo Marsilio Ficino, filosofo fiorentino del tardo Quattrocento, lo scopo fondamentale dell'uomo e l'unione con Dio. Come dice Kristeller, l' anima dell'uomo puo raggiungere Dio tramite la conoscenza e l'amore. La conoscenza di Dio attraverso l'intelletto e l'amore di Dio attraverso la volonta sono in fondo due aspetti di un unico fatto concreto, cioe l'ascesa interiore della conoscenza fino al grado piu alto della contemplazione. In questo saggio ho esaminato la posizione dell'individuo all'interno della teoria dell'amore di Ficino. Un famoso libro di Cassirer, Individuum und Cosmus in der Philosophie der Renaissance analizza la posizione dell'individuo da un punto di vista gnoseologico. In Ficino tuttavia la considerazione dell'individuo investe anche la sua concreta natura psicologica. Esamineremo in primo luogo l'interpretazione che Ficino da del racconto di Aristofane nel Convivio di Platone. In questo mito l'uomo e stato diviso da Dio in due parti che si cercano reciprocamente. Ci sono due tipi di amore, uno reciproco e l'altro semplice. La persona amata e obbligata ad amare anch'essa la persona amante. Pero per il Ficino l'amore reciproco non e solo un dovere morale, ma addirittura una necessita oggettiva. L'amore si basa sulla somiglianza degli amanti e deve quindi nascere in ambedue per la stessa ragione. A questo punto Ficino interpreta filosoficamente la relazione delle due meta, servendosi dell'immagine della luce (lumen). Secondo Ficino, la meta perduta e l'"infusum lumen" e l'altra meta e l'"ingenitum lumen". Quest' ultima, cioe l'uomo, ottiene la meta perduta tramite l'amor reciproco. Nello stesso tempo l'uomo trova se stesso salendo fino a Dio. L'ascesa dell'anima a Dio, che e una legge universale, si realizza nella concretezza individuale. Per sapere che cosa faccia nascere l'amor reciproco dobbiamo esaminare il pensiero astrologico di Ficino. Quello che determina la "similitudo", causa dell'amor reciproco, e la posizione degli astri. L'individualita non e quindi determinata direttamente da Dio che in un certo senso e estraneo allo svolgimento dell'amore nel mondo reale. In conclusione il pensiero di Ficino non e solo una fusione di teologia cristiana e di filosofia platonica, ma comprende anche un aspetto astrologico determinante nei confronti della sua concezione dell'individuo.
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  • Akihiko Inoue
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 76-103
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
    JOURNAL FREE ACCESS
    Nel noto frammento del manoscritto F, Leonardo da Vinci loda il sole come corpo celeste massimo e potentissmo nell'universo. Purtroppo, si notera subito che quest'astro ha poca importanza nella cosmografia del suo primo periodo. Si trattera di esaminare i tre momenti fondamentali attraverso cui si sviluppa il pensiero leonardesco ; i due periodi a Milano e dei giorni a Firenze intorno al 1506. Leonardo affronta, agli inizi dei suoi studi a Milano, il problema della luce lunare ipotizzando che derivi dal riflesso dei raggi solari sulla superficie del mare lunare, analogamente a quanto accade sulla Terra. Egli cerca di spiegare la riflessione della luce, deducendo per analogia tra fenomeni terresti e lunari, senza mai giungere, pero, ad una certezza. S'apre la polemica, quattordici anni piu tardi, sulla luminosita della luna, con un certo maestro Andrea da Imola che ripropone il pensiero tradizionale opponendolo alla teoria di Leonardo. In questa discussione, d'altra parte, Leonardo ha coscienza della pluralita del mondo e approfondisce i suoi studi nonostante le severe critiche mossegli da Andrea da Imola. Nel 1508 Leonardo si concentra nella lettura delle "Quaestiones in libros de coelo et mundo" di Alberto di Sassonia e ne trascrive alcune proposizioni nel suo quaderno. Ma cio non vuole dire, mi pare, che Leonardo plagia l'opera latina dello scolastico come si crede, perche estrae solo quegli argomenti che gli concedono di provare la legittimita della sua teoria e di arricchire la formalita del discorso, senza dover modificare il proprio pensiero. Leonardo trae spunto dagli studi di Alberto sulla musica celeste della Scuola pitagorica (lib. II, prop. XVI) : cio lo conduce a pensare ad un universo piu vasto e complesso. Il suo pensiero era cresciuto nella convinzione di poter capire tutto l'universo per analogia con la Terra, ma ora egli s'accorge necessariamente della superiorita e della singolarita del sole, ritenuto unica fonte di luce e di calore in questo mondo, unico fenomeno che non si quo capire per analogia. Per questo Leonardo scrive, proprio in questo periodo, la <<lalde del sole>> elogiando l'astro. Leonardo ha occasione di applicare l'analogia che caratterizza gli studi dei primi tempi, a tutto l'universo, traendo nuovamente ispirazione dalle "Quaestiones" di Alberto di Sassonia. In ultima analisi la <<lalde del sole>> di Leonardo, a mio avviso, uno dei piu curiosi manifesti del periodo rinascimentale, meriterebbe di essere considerata con maggior attenzione nello studio dell'evoluzione del pensiero leonardesco.
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  • Tokuro Suzuki
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 104-127
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Il sistema tradizionale e caratteristico del commercio marittimo di Venezia fu l'utilizzazione di due linee di navigazione : navigazione di galere da mercato, che fu organizzata e controllata dal governo, ed attivita di navi private. La seconda venne utilizzata per il trasporto degli articoli ordinari come grano, sale, legno e cotone, ecc. ; la prima, invece, si specializzo nel trasporto delle merci preziose quali pepe, seta ed altre sorte di spezie, perche coprissero l'elevato costo di navigazione. L'attivita delle galere si perfeziono, dividendosi in 7 linee alla meta del Quattrocento e funziono bene fino alla fine del secolo. Tuttavia, nel 1514 il Senato della Repubblica di Venezia emano una legge la quale, permettendo a tutte le navi veneziane di trasportare il pepe da Alessandria d'Egitto e Beirut a Venezia, segno irresistibilmente un mutamento del vecchio sistema commerciale marittimo della citta di Venezia. La legge, conosciuta tra gli storici che si occupano dell'attivita economica della Serenissima, e stata considerata men importante, di quanto fosse, perche l'attenzione degli storici era concentrata soprattutto sul rapporto fra gli effetti della circum-navigazione dei Portoghesi e la promulgazione della legge. La situazione in cui la legge fu emanata pero era assai complicata, per le guerre contro la lega di Combrai e contro i Turchi, e per i sistemi tributari della Serenissima. Infatti, una tassa imposta dai consoli veneti presso i porti importanti del Levante, secondo alcune fonti storiche, fu aggravata in modo insopportabile. Soggetti di questa imposta non furono soltanto le galere da mercato ma anche altri tipi di navi veneziane. Per le navi private veneziane che navigavano nel Mediterraneo l'imposta pote essere sopportabile poiche mercanti potevano recarsi ad un porto informandosi del clima mercantile locale ; invece, le rotte delle galere da mercato furono prefissate dall'autorita veneziana e non sottoposte a cambiamento. Lo scopo di questo saggio e di mettere in luce alcune cause dirette dell'emanazione di tale legge.
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  • Yumi Katsuta
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 128-149
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    In questo saggio vorrei seguire l'evoluzione del dibattito e del movimento relativo alla legge per la tutela delle lavoratrici in Italia, che fu elaborata nel 1902 per la prima, volta. Nel congresso di Bologna (1897), il partito socialista decise di promuovere la compagna per la legge di tutela. L'ordine del giorno fu proposto da Anna Kuliscioff, una delle maggiori attiviste del partito, che da tempo si era mostrata sensibile alla situazione delle operaie. La Kuliscioff sottolineava la necessita di organizzare le masse lavoratrici e, per lei, la legge di tutela doveva servire a questo scopo. Dopo il congresso, la Kuliscioff pubblico il suo progetto di legge, in cui la "tutela" si traduceva in : riduzione della giornata lavorativa (meno di 48 ore settimanali), divieto di lavorare in ambienti pericolosi o insalubri, divieto del lavoro notturno, congedo in caso di maternita per le quattro settimane precedenti e successive al parto, e garanzia, del 75% del salario. Tale tutela doveva essere applicata non solo nelle fabbriche, ma anche nelle piccole officine, nel lavoro a domicilio, nel settore commerciale ed agricolo. In quel periodo le operaie, in molti casi tessitrici o filatrici, non potevano occuparsi d' altri lavori se non di quelli non qualificati e mancanti di organizzazione, e dovevano lavorare molto piu degli operai. Per questo molte di loro soffrivano di tubercolosi o di alcune malattie di carattere ginecologico. La proposta della legge di tutela fu fatta anche considerando codesta situazione ed ottenne il favore dalla maggior parte delle associazioni operaie. Invece, alcune attiviste del movimento femminile, dal punto di vista della ugualianza fra i due sessi, espressero la loro opposizione. Anna Maria Mozzoni, la pioniera del movimento femminile in Italia, ormai sessantenne, fu una delle poche che espresse una netta opposizione contro la tutela. La Mozzoni, considerando il diritto al lavoro come un fattore essenziale dell'emancipazione femminile, intuiva, dietro la tutela la sotterranea intenzione di escludere la donna dal, mondo del lavoro. Un'altra femminista dell'epoca, Emilia Mariani, pure ammettendo la necessita della tutela, trovo nella parita del salario il mezzo piu efficace per il miglioramento della vita delle lavoratrici. Di fatto le lavoratrici in quel periodo, anche se svolgevano lo stesso lavoro degli uomini, potevano guadagnare solamente la meta. Nonostante tali opinioni, durante i due congressi delle organizzazioni operaie nel 1900, quello della societa del mutuo soccorso e quello della Camera del lavoro, sostennero la legge di tutela. Nel primo congresso, Ersilia Majno Bronzini, una femminista che si dedicava all'attivita di assistenza per le operaie, propose un altro progetto di legge, che prevedeba anche la proposta, di parita in termini salariali. Nel secondo congresso, Ettore Reiner, un socialista, propose un progetto simile a quello della Kuliscioff, e insiste sulla necessita di tutela delle lavoratrici, per fare in modo che queste disponessero di maggiore tempo per dedicarsi al lavoro domestico e, perche non incorressero in rischi di degenerazione genetica. Forzato dalla situazione, nel 1901 il governo propose il progetto di legge elaborato dal ministro Carcano, molto meno rigoroso rispetto a quello della Kuliscioff. Il partito socialista cerco di fare passare il progetto della Kuliscioff, ma un anno dopo, la legge Carcano fu promulgata, solamente con poche modificazioni. La legge non poteva essere applicata nel settore agricolo, non fissava alcuna limitazione dell'orario lavorativo per le donne adulte, e tutelava il riposo in caso di maternita, ma senza stabilire nessuna garanzia per il salario. Sul dibattito e sul movimento attorno alla legge di tutela del 1902 ancora non si sono state fatte molte ricerche, ma questo argomento, e importante non solo in se stesso, ma anche per comprendere i

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  • Shunichiro Hata
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 150-173
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Le opere saggistiche di Luigi Pirandello sono state considerate relativamente secondarie, per il grande valore delle opere letterarie, ma sopratutto perche presentano tali incongruenze e abiguita da rendere estremamente difficile per uno studioso chiarirne il significato ed estrarne il valore organico in rapporto alla totalita delle opere pirandelliane. L'ostacolo principale e costituito da una terminologia fortemente contraddittoria. E, tuttavia, proprio attraverso queste contraddizioni, possibile intravedere il concetto-base dello scrittore che pur non essendo in grado di esprimersi con piena chiarezza, sicuramente ha raggiunto una fase tutta nuova della storia letteraria. Analizzando i primi saggi, sia filologici sia linguistici, ci si accorge subito che Pirandello ribadisce ripetutamente wl concetto di "spontaneita" : la creazione d'arte basata sulla retorica, ad esempio, viene criticata, perche, una volta imposte le regole esteriori (quindi estranee all'artista), manca inevitabilmente di spontaneita : analogameente, viene respinta la diffusione forzata di una lingua comune, come pretesa dai cosidetti toscanisti. Ma queste asserzioni cadono in contraddiione nel contesto dell'"Umorismo", saggio principale e originale di Pirandello. Risulta evidente che, in questo saggio, il termine "riflessioone" assume una funzione assai importante, quale punto focle del discorso, ma e anche vero che il termine stesso non si sottrae all'arbitrarieta dell' uso che ne viene fatto. La riflessione interviene nella creazione dell'opera d'arte, la quale deve essere spontanea e ″non puo essere il risultato della riflessione cosciente", e "la riflessione, assumendo quella speciale attivita, viene a turbare, a interrompere il movimento spontaneo che organa le idee e le immagini in una forma armoniosa". Ne conseguono pertanto tre diversi usi del termine : la prima riflessione e una normale attivita mentale ; la seconda e sinonimo della logica, nemica della spontaneita e dunque viene rigettata da Pirandello ; la terza, quella dell'umorismo, e una attivita speciale, che interviene solo nelle creazioni umoristiche. Il problema e in quest'ultima ; la riflessione umoristica, secondo lo scrittore siciliano, "non e un'opposizione del cosciente verso lo spontaneo", ma, come abbiamo citato sopra, interrompe il movimento spontaneo. Sebbene questo sia l'unico caso in cui Pirandello sostenga un'attivita che debba turbare la spontaneita (o meglio, proprio per questo), e necessario esplicitare e chiarire la contraddizione. La riflessione umoristica, interrompendo il movimento spontaneo, "suscita un'associazione per contrarii", che e la caratteristica piu importante dell'"Umorismo" e che viene definita come "il sentimento del contrario". Ma e la ferma convinzione che sia normale l'associazione "per similazione o per contiguita" che impone allo scrittore di ammettere l'anormalita della riflessione umoristica e di adottare l'espressione "il movimento spontaneo", piuttosto che "il movimento naturale" (credo che il termine "spontaneo", quasi ossessivo in Pirandello, abbia acquistato un significato affermativo cosi vasto, da poter essere inteso come sinonimo di libero, sincero, naturale, che sono anch'esse parole usate frequentemente da Pirandello). La riflessione umoristica, che e una attivita speciale e anormale, interrompe il movimento normale della funzione mentale dell'artista. Sara lecito adesso affermare che la riflessione umoristica, che e "la scienza che ignora se stessa", e il flusso dell'inconscio appena intravisto dallo scrittore. Con esso, si giunge pertanto nell'ambito dell'inconscio, uno dei principali motivi della letteratura del nostro secolo.

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  • Kazuaki Ura
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 174-198
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Per risolvere la nota contraddizione ("rompicapo", a detta della Corti) fra le due opere di Dante intorno alla "Donna Gentile", alcuni studiosi, fra i quali il Pietrobono e il Nardi, hanno proposto l'ipotesi di una dopia redazione, secondo la quale la prima redazione del "libello" si sarebbe conclusa con il sopravvento della "Donna Gentile" "Filosofia" su Beatrice ; Dante avrebbe successivamente rimaneggiato la redazione anteriore nell'intento di farne un prologo alla Commedia, quando ormai il progetto del viaggio per l'oltretomba attraeva completamente la mente del poeta ; e sarebbe di una seconda redazione la Vita Nova giuntaci nella forma oggi nota, dove l'ulteriore evolversi del pensiero di Dante avrebbe determinato il capovolgimento dell'amore per la "Filosofia" in "malvagio desiderio" e sconfitta. Tolta la possibilita di dimostrare direttamente che Dante avesse o non avesse mai redatto diversamente la Vita Nova in un primo tempo e data la scarsita degli indizi che, a mo'di schegge archeologiche, permettano la ricostruzione di una fase per la quale l'immaginazione di Dante sarebbe eventualmente passata, tutto il problema non puo non rientrare nel dominio della probabilita e dell'interpretazione : la contraddizione va messa in relazione, per cosi dire, con il complesso delle costellazioni e il nodo si dovrebbe sciogliere soltanto alla luce della legge generale dell'universo dello scritto dantesco. L'ipotesi di una doppia redazione presuppone un Dante"logico" fra la presunta prima redazione della Vita Nova e il Convivio e fra quest'ultimo e la seconda redazione del "libello", senza domandare, pero, di quale natura sia il primo mobile che mette in moto tutti i cieli dell'universo dantesco. Chiedere a Dante la coerenza logica, dunque, potrebbe comportare il rischio di non rispettare anzi di fare violenza alla natura piu intima di tutto il suo cosmo e l'individuazione di una costante nel poeta dovrebbe precedere l'assunzione di un qualche atteggiamento nei confronti del "rompicapo" in questione. Chi scrive qui, ispiratosi al "libro de la memoria" osto sulla soglia della Vita Nova, provera ad individuarla nell'auto-citazione legata inscindibilmente con l'ermeneutica che sottopone, come segno, il passato a nuove interpretazioni. Se il meccanismo del sottile recupero del passato e per sua natura sempre destinato a produrre contraddizioni insieme a nuove interpretazioni, quale significato ha chiedere al poeta la coerenza logica? La Vita Nova dovrebbe essere letta in chiave religiosa-cristiana oppure laica-cortese? Quale valore ha lo scritto di Dante in quanto testimonianza biografica? Quale importanza ha la filosofia scolastica nella formazione culturale del poeta? Tutti questi problemi sono in stretta connessione con la nostra discussione. In breve, il problema della contraddizione intorno alla "Donna Gentile" fra la Vita Nova e il Convivio e essenziale per la comprensione non soltanto del carattere fondamentale del "libello" giovanile, ma anche della personalita di Dante.
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  • Kotaro Shibata
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 199-218
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Le opere di Svevo sono caratterizzate dalla quotidianita della vita dell'eroe, dal suo mondo interiore esplorato e messo in chiaro dettagliatamente. E questi caratteri sono comuni fra i grandi romanzieri primonovecenteschi come Proust, Joyce, Kafka, Musil, ecc. Ele opere di Svevo sono fortemente autobiografiche. Cioe, Svevo racconta di se stesso in tutte le sue opere. Naturalmente i suoi eroi non sono fotocopie dell'autore stesso. Ma, i lettoriricevono l'impressione che essi ci mostrino inconfondibilmente l'essenza della personalita dell'uomo Italo Svevo. Incuriositi dal raporto fra l'uomo e le opere, si cominciano a leggere le sue lettere e i diari. Ma si incontra la stessa faccia anche in questi scritti <privati>. Si crede che Svevo abbia <smesso> di scrivere dopo l'insuccesso dei suoi primi due romanzi. Ma in realta Svevo, sotto la maschera dell'impiegato Ettore Schmitz, continuava a scrivere. In un diario, Svevo confessa che non puo sentirsi vivere senza scribacchiare giornalmente per conoscere meglio se stesso. L'impiegato Ettore Schmitz, prima del matrimonio, scriveva Diario per la fidanzata. In questo diario Ettore Schmitz tenta di far conoscere la propria personalita alla fidanzata Livia Veneziani. Ma in questo diario, stranamente, Ettore Schmitz esibisce le proprie debolezze piuttosto volutamente, esagerandole. Anche nelle sue opere, per esempio in Una Vita e in Senilita, Svevo espone troppo le debolezze dei protagonisti. Cosi, Italo Svevo=Ettore Schmitz, in tutti i suoi scritti, privati o <pubblici>, tratta i personaggi ugualmente. Quando scriveva, comunque voleva scrivere sinceramente. Anche quando scriveva romanzi o novelle, cioe finzioni, voleva scrivere solo la verita. Cosi risulta l'omogeneita degli scritti privati e pubblici. Ma Ettore Schmitz ha adottato lo pseudonimo Italo Svevo. Aveva bisogno di una maschera. Dopo il successo de La coscienza di Zeno, Svevo=Schmitz prepara un'altra maschera. Nei suoi ultimi anni, Svevo ha scritto piccole autobiografie nelle lettere ad alcuni scrittori come Montale, o Prezzolini. E nel 1928 ha scritto Profilo autobiografico. In queste autobiografie, Svevo, dopo l'insuccesso dei primi due romanzi, ha escluso la letteratura dalla sua vita perche la letteratura danneggia la vita dell'impiegato Ettore Schmitz. Ma in realta Svevo non poteva fare a meno della penna. Cosi, Italo Svevo era una maschera gia mascherata. Un Romanziere deve vivificare le sue pagine nelle opere. Dunque deve <vivere> il mondo delle sue opere. Da qui nasce il rischio che il romanziere confonda la propria vita con le vite finte nelle sue opere. Anche Svevo soffriva di questa malattia. Nel diario per la fidanzata confessa la sua indifferenza per la vita. Ogni avvenimento reale gli sembrava tutto finto. Dopo La coscienza di Zeno, Svevo non voleva la soluzione del proprio problema, cioe la conoscenza completa della propria personalita, la guarigione assoluta della sua malattia che era l'indifferenza alla vita. L'unica via rimasta era lo studio di se stesso che non finisce mai. La verita si puo cogliere solo proseguendo questo studio.
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  • S. Oguro
    Article type: Article
    1993 Volume 43 Pages 219-227
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Bibliography
    1993 Volume 43 Pages 228-243
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Appendix
    1993 Volume 43 Pages 244-
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Appendix
    1993 Volume 43 Pages 245-248
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Appendix
    1993 Volume 43 Pages 249-252
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Appendix
    1993 Volume 43 Pages 253-
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Cover
    1993 Volume 43 Pages Cover3-
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Cover
    1993 Volume 43 Pages Cover4-
    Published: October 20, 1993
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
    JOURNAL FREE ACCESS
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