イタリア学会誌
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論文
  • ジョヴァン・バッティスタ・ヴェッキエッティ作「ペルシアの詩」を巡って
    ロレンツォ・アマート
    2024 年 74 巻 p. 1-26
    発行日: 2024年
    公開日: 2024/11/13
    ジャーナル フリー

    本論文は、ヴァチカン図書館の写本Vat. Lat. 8853に収められているジョヴァン・バッティスタ・ヴェッキエッティの詩の再発見について検討する。16-17世紀のフィレンツェの旅行者や航海者(例えば、アメリーゴ・ヴェスプッチ、ジョヴァンニ・ダ・ヴェラッツァーノ、アンドレア・コルサーリ、ジョヴァンニ・ダ・エンポリ、フィリッポ・サセッティ、ガレオット・セイ、フランチェスコ・カルレッティなど)に焦点が当てられた数多くの研究は、ヨーロッパの文化的認識に大きな影響を与えた。しかし、これらの人物のいずれも、ヴァチカン図書館に保存されている内容豊富な、作者不詳の手稿写本であるVat. Lat. 8853と結びつけることはできない。この写本の最も興味深い点は、エジプト、インド、そして特にペルシアで書かれた詩が多数含まれており、作者がこれらの地域をよく知っていたことを明白に示している。本論文の目的は、写本Vat. Lat. 8853の作者を特定し、いくつかの最も重要な詩を紹介しながら、レヴァント地方で書かれた詩、特にペルシアについて書かれた詩を分析することである。

    この写本は、220 × 160 mmの四折版の文書であり、17世紀初頭、作者が注記した改訂日(1616年8月23日と1619年5月24日)の直前に書かれ、1585年から1618年の間に書かれた詩が収められている。473編の詩のうち91編は、写本内の他の場所にある詩の写しである。残りの382編のうち、ソネットが365編、マドリガルが16編、カンツォーネが1編である。この写本の作者は、16世紀のペトラルカ主義の伝統や、マリーノ、キアブレーラ、ストロッツィ・イル・ジョーヴァネといった16世紀後期の新しいスタイルに精通していることがわかる。

    写本は、作者自身によって番号が付けられた13冊に分冊化されている。しかし、これらの分冊化された各部は数字の順序を無視して製本されており、年代順になっていない。分冊化された各部は以下のように配置されている。1(cc. 1-16; 2冊目はcc. 65-80; 3冊目はcc. 81-84の一部)、2(cc. 33-48)、3(cc. 17-32; 2冊目はcc. 85-100)、4(cc. 49-64)、5(cc. 237-252)、6(cc. 221-236)、7(cc. 101-116; 2冊目はcc. 205-220)、8(cc. 189-204)、9(cc. 173-188)、10(cc. 157-172)、11は写本から欠落しており、12(cc. 141-156)、13(cc. 117-140)。分冊の1、3、7は2回出現し、概ね同じ詩を示していながらも、かなりの異形が含まれている。

    詩のタイトルから推定できる作者の伝記的情報をアッカデミア・デッリ・アルテラーティの文書と比較すると、この写本の作者はジョヴァン・バッティスタ・ヴェッキエッティだと特定できる。ヴェッキエッティはレヴァント地方での長い旅とメディチ家東洋語印刷所との関わりでよく知られた旅行者であり詩人で、実際、この写本はジョヴァン・バッティスタ・ストロッツィ・イル・ジョーヴァネに属する写本の中に置かれていた。また、ヴァチカンの自稿写本の筆跡は、ジョヴァン・バッティスタ・ヴェッキエッティの最後の手紙、例えばフィレンツェ中央図書館に収められているms. BNCF Magl. VIII 1399との比較から確認することができる。

    Vat. Lat. 8853に収められたヴェッキエッティの詩集は、青年期の詩、成熟期の詩、晩年の詩に分けられている。成熟期の詩はレヴァント地方への旅の時期に対応しており、分冊3-7に分散している。晩年の詩は主にナポリで過ごした3年間(1616-1619)に作られ、分冊8-13に収められている。

    本論文は、今回が初公開となる14のソネットを精選しながら、ペルシアとインドの詩に焦点を当てる。これらのソネットは、詩集全体で繰り返しあらわれるモチーフ(川、都市、庭園)を扱うがゆえに重要である。

    川(ティグリス、ユーフラテス、ナイル、インダス)は、単なる旅行の道程ではなく、精神的および瞑想的なシンボルとして描かれている。ヴェッキエッティはティグリス川とユーフラテス川を渡ってのペルシアへの入国を描き出すことで、フィレンツェへの距離と郷愁に象徴的価値を与えている。ティグリス川からペルシアへの移動を描いたソネットの一例は、Sopra il rapido fiume ond’è diviso(c. 30r)およびI duo gran fiumi che di Paradiso(c. 237v)であり、ティグリスとユーフラテス川の合流域にあたるShatt al-’Arab川の渡渉を描写している。

    都市については、シーラーズに関する記述が多くあり、フィレンツェと比較され(c. 245r: Ecco de’ persi la città reina)、シーラーズの詩的伝統が賛美されている。また、ペルセポリスは暗示的にローマと比較されている。またヤズドは庭園と噴水によって高名であった(c. 248v: Questa per nobil’arti illustre terra)。

    庭園もまた重要なモチーフである。例えば、Io che bevvi in Castaglia et Ippocrene(c. 225r)というソネットでは、ヴェッキエッティは庭園と泉の自然美に浸っているように見え、風景の中への感覚的な没入を示しながら、正真正銘の精神的変容を喚起している。最後に‘Andromeda novella’(「新しいアンドロメダ」)、すなわちヴェッキエッティが恋をしたと語るインドの女性へ向けた8つのソネットを分析するが、これはあたかも一連の異文化間の詩の変奏のための糸口の役割を果たしている。

    ヴェッキエッティの詩集は、単なる旅行記ではなく、彼が出会った様々な文化から得た知見を総合的に考察した省察録となっている。ペルシア文学やアラビア文学への敬意と、これらの伝統をヨーロッパの文学形式と融合させようとする試みは、当時としては高度な異文化間アプローチを示している。従って、Vat. Lat. 8853写本をヴェッキエッティの作品と同定することで、ヨーロッパとレヴァント地方との文化的交流の歴史理解への重要な契機をなす本論文は、ルネサンス文学と文化に起こった接触におけるヴェッキエッティの寄与をさらに吟味するため、ヴェッキエッティによる詩篇の注釈校訂版の必要性を説く。

  • 土肥 篤
    2024 年 74 巻 p. 27-48
    発行日: 2024年
    公開日: 2024/11/13
    ジャーナル フリー

    Il presente contributo intende esaminare le definizioni di frase adottate nelle grammatiche italiane, mettendole in relazione con le teorie linguistiche sottostanti.

    Mentre l’analisi di una lingua parte quasi sempre dall’unità di analisi piuttosto intuitiva della frase, risulta complicato definire quest’ultima specificando le regole e le conoscenze alla base di questa intuizione. Due proposte largamente diffuse tra le grammatiche italiane definiscono la frase come segue:

     

    a) l’unità minima di comunicazione dotata di senso compiuto.

    b) l’unità massima in cui vigono delle relazioni di costruzione.

     

    La definizione (a) è di tipo semantico, in quanto si concentra sul significato della frase, mentre la (b) è di tipo sintattico, trattandosi di una descrizione delle relazioni formali tra le parole. Queste definizioni, trovate rispettivamente nella Grammatica Italiana di Luca Serianni con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, e nella Grande Grammatica Italiana di Consultazione a cura di Lorenzo Renzi, Anna Cardinaletti e Giampaolo Salvi, rispecchiano teorie linguistiche diverse adottate dalle grammatiche in questione. Serianni si basa sulla linguistica strutturalista europea sotto l’influenza di Ferdinand de Saussure, mentre gli editori e gli autori della Grande Grammatica adottano i principi della grammatica generativa fondata da Noam Chomsky. La grammaticografia italiana è caratterizzata da una costante tensione fra tradizione e innovazione, che si è accentuata a partire dagli anni ’50 e ’60 con l’avvento della linguistica chomskyana che ha iniziato a influenzarla profondamente. In particolare, Chomsky ha ridefinito la linguistica considerando il linguaggio come una funzione innata della mente umana. Le definizioni di frase sopra riportate, dunque, non solo descrivono aspetti diversi della frase, ma rispecchiano anche visioni diverse della grammatica italiana come oggetto di studio.

    Per prima cosa si esamina la nozione di “senso compiuto” su cui si basa la definizione (a), dimostrando che essa può risultare problematica. La definizione semantica, infatti, tende a confondere il significato con le funzioni grammaticali. Inoltre, il “senso compiuto” sembra coincidere con la proposizione vero-condizionale, mentre la sua presenza non è condizione necessaria né sufficiente perché una catena di parole costituisca una frase. Al contrario, la definizione sintattica (b) riesce a evitare i problemi della definizione semantica e permette una descrizione più precisa e generale dei fenomeni linguistici, superando i limiti della grammatica tradizionale.

    Tuttavia, nonostante la teoria moderna della linguistica abbia portato a una nuova comprensione della grammatica come un insieme di regole formali che governano la struttura piuttosto che come un semplice insieme di significati, le grammatiche “moderne” non escludono completamente il significato. Ad esempio, la Grande Grammatica e le grammatiche che la seguono distinguono argomenti/elementi nucleari e circostanziali/elementi extranucleari: una distinzione di natura chiaramente semantica. Le grammatiche moderne, infatti, presuppongono l’esistenza di una struttura semantica che sottostà alla struttura sintattica della frase. Questo divario tra la linguistica moderna e le grammatiche moderne a sua volta rispecchia la distinzione tra I-language ed E-language, ovvero tra la capacità linguistica innata dell’essere umano e la lingua che usiamo per comunicare. La linguistica generativa studia la prima, mentre la grammatica, in base a quest’ultima, descrive la seconda.

    Si prende infine in esame la funzione svolta dalla frase nell’uso linguistico pratico. L’esistenza della frase sembra connessa a una delle proprietà generali della

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  • その失敗と日伊交流にもたらした影響
    石井 元章
    2024 年 74 巻 p. 49-74
    発行日: 2024年
    公開日: 2024/11/13
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    Questo saggio intende indagare il progetto, poi non concretizzatosi, di presentare l’arte moderna italiana negli anni Venti del Novecento a Tokyo, in Giappone, sulla base di numerosi documenti inediti conservati presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale di Roma, integrando e rettificando in parte quanto pubblicato da chi scrive nel 2018, a partire dai soli scritti del politico e militare Ettore Viola. Tali documenti ministeriali sono conservati nella cartella dal titolo “Esposizioni d’arte” in Pos. XIV B/ Dal 1920 al 1929.

    L’idea iniziale del progetto fu dell’allora ambasciatore del Regno d’Italia a Tokyo, Giacomo De Martino, e fu espressa nella sua lettera datata il 14 maggio 1923 indirizzata al Ministro degli Affari Esteri Benito Mussolini. De Martino era stato incoraggiato dalle circolari ministeriali n. 13 (del 22 febbraio 1923) e n. 34 (dell’11 aprile 1923), nonché dalle notizie ricevute dallo scultore italiano Ottilio Pesci, attivo nell’Estremo Oriente, e da Alfonso Gasco, console generale d’Italia a Yokohama. De Martino, volendo emulare le esposizioni già svolte a Tokyo da Francia, Belgio e Germania, propose di organizzare un’esposizione d’arte italiana nella primavera del 1924, assicurandosi però che il valore artistico e il numero delle opere esposte fossero superiori alle altre mostre citate. Tuttavia, il tremendo terremoto del 1 settembre 1923 che mise in ginocchio la zona di Tokyo, rese impossibile la realizzazione della mostra.

    De Martino riprese l’idea della mostra, che era piaciuta a Mussolini, e in una sua lettera del 9 febbraio 1924 la propose per l’autunno dello stesso anno. Quest’idea fu accolta con entusiasmo sia dal Ministero degli Affari Esteri che da quello del Tesoro. L’ambasciatore intendeva esporre anche tre quadri di Giovanni Segantini e dodici sculture di Leonardo Bistolfi che allora facevano parte della collezione di Kōjirō Matsukata, e che sono attualmente conservati presso il Museo Nazionale dell’Arte Occidentale di Tokyo. In seguito, il 12 marzo 1925, il ministro Mussolini nominò il critico d’arte Ugo Ojetti Commissario del Governo per l’Esposizione e l’architetto e critico d’arte Roberto Papini Segretario Generale dell’Esposizione. Entrambi insistettero per anticipare la mostra al mese di ottobre 1925, invece che a novembre, come proposto da Seishin Hirayama, Vice-Direttore della Società degli Artisti Giapponesi, il quale possedeva l’unico palazzo disponibile per le esposizioni sopravvissuto al terremoto. Inoltre Ojetti puntò il dito contro le incomprensioni e la preparazione insufficiente del comitato organizzatore giapponese, il quale, secondo il critico italiano, non riconosceva appieno il valore della mostra proposta dal Regno d’Italia. I due comitati, quello giapponese e quello italiano non riuscirono a trovare un punto d’accordo circa il mese dell’inaugurazione; fu così che il progetto della mostra venne sospeso nel luglio 1926 per la seconda volta.

    Il politico e militare Ettore Viola, fuggito in Cile il 18 dicembre 1926 dopo aver votato contro il partito fascista, ebbe l’idea di organizzare una mostra-vendita di opere di alcuni pittori italiani moderni che Viola stesso aveva preso in prestito al momento della partenza dall’Italia; ne inaugurò una in Cile, che però finanziariamente si rivelò un fallimento, in quanto ebbe il risultato di coprire appena il costo del viaggio e dell’organizzazione della mostra. Su consiglio del Console Generale italiano a San Francisco, Viola decise di recarsi in Giappone. Il Sottosegretario di Stato, Giacomo Suardo, scrisse una lettera di raccomandazione datata 22 giugno 1927, in cui dichiarò quanto segue: “L’on. Viola, come V. E. [Garbasso, l’ambasciatore del Regno d’Italia a Santiago del Cile] ricorderà, aveva guidato in principio

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研究ノート
  • LO CUNTO DE LI CUNTIにおける諺の働き
    林 花菜子
    2024 年 74 巻 p. 75-96
    発行日: 2024年
    公開日: 2024/11/13
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    Questo saggio si propone di analizzare l’effetto dei proverbi utilizzati nella raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de’ peccerille (1634-36) di Giambattista Basile (1575?~1632), un autore napoletano, e di esaminare come la società napoletana e la società letteraria dell’epoca abbiano influenzato quest’opera. Considerato “il più bel libro italiano barocco” (Croce 1982: XL), Lo cunto è “una delle fiabe più antiche registrate in una forma vicina all’originale e in una forma completa” (Torii 1989: 53). L’opera è scritta in forma di cornice narrativa, con dieci storie raccontate ogni giorno per cinque giorni. Inoltre, alla fine di ogni giorno, dal primo al quarto, è inserita un’egloga, un poema dialogico mirato a fare satira sociale pungente. Oltre al pessimismo che appare in queste egloghe, Lo cunto, pieno di descrizioni sessuali, scatologia e parodie della letteratura classica, può essere considerato come letteratura per adulti piuttosto che un’opera di “intrattenimento per bambini”.

    Nella seconda metà del XVI secolo, la letteratura in lingua toscana trecentesca iniziò a conquistare l’egemonia letteraria. La lingua toscana si diffuse lentamente anche a Napoli, e le opere in napoletano divennero meno numerose. Poiché la sua lingua madre come lingua scritta rischiava di estinguersi, Basile iniziò a produrre opere in napoletano con un amico, Giulio Cesare Cortese (1570?~1646?). È in questo contesto che Lo cunto fu scritto, e la scelta della lingua napoletana per l’opera aveva implicazioni importanti, che vanno oltre la semplice sperimentazione letteraria. Così, ne Lo cunto, dove la lingua napoletana riveste una grande importanza, i proverbi, con la loro struttura caratteristica (ellissi, rime, antitesi, ecc.) e la loro concisione sono la chiave per trasmettere al massimo la vivacità del dialetto napoletano parlato. Il fatto che i proverbi incarnino la lingua napoletana parlata si può evincere dal fatto che circa il 60% dei proverbi ne Lo cunto sono inseriti nel discorso diretto di narratrici e personaggi, sovrapponendosi al tono della lingua parlata. Nei secoli XVI e XVII, c’era un crescente interesse per gli adagi e i proverbi, rappresentato da opere come gli “Adagia” di Erasmo (1500). Pertanto, l’uso frequente dei proverbi ne Lo cunto non era di per sé insolito, ma in quest’opera, Basile, utilizzando i proverbi citati da diversi libri a fini ironici o moralistici, mette in luce anche i proverbi appartenenti al “napoletano parlato”. I proverbi, veri e propri concentrati di saggezza popolare, sono sparsi nell’opera con una frequenza non inferiore a quella delle citazioni da opere classiche.

    Uno studio sul Lo cunto che si focalizza sui proverbi è quello di Speroni (1941), in cui il suo autore elenca i proverbi e le locuzioni proverbiali, riportando i risultati ottenuti dal confronto con altre fonti. Tuttavia, essendo tale studio basato principalmente nell’elencare le varie forme di ciascun proverbio, esso non giunge ad affrontare il ruolo che ogni proverbio assume nel rispettivo contesto. D’altra parte, Rak (Basile 2011: 63-66) ha osservato che i proverbi hanno la funzione di manifestare la cultura popolare in linea con la struttura dell’opera, sottolineando l’importanza dei proverbi introduttivi e conclusivi che esprimono morali. Tuttavia, se i proverbi fossero usati solo per esprimere morali o elementi di cultura popolare, sarebbe sufficiente collocarli solo nelle frasi introduttive e conclusive.

    In questo saggio, l’autrice si impegna a chiarire le molteplici funzioni dei proverbi, finora trascurate dalle ricerche precedenti, e a mettere in luce il tema coerente dell’opera attraverso l’analisi dei proverbi. Nel

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  • フランチェスコ・デ・ゴイズエタ(1825-1907)、在ナポリ日本名誉領事
    ポッツィ・カルロ・エドアルド
    2024 年 74 巻 p. 97-119
    発行日: 2024年
    公開日: 2024/11/13
    ジャーナル フリー

    1878年以来、日本政府は多くのイタリア国籍の名誉領事を登用した。明治時代の大半、これらの領事はイタリアの複数の都市に同時に駐在しており、通常は数年間、時には死ぬまでその職にとどまっていた。彼らの職務は主に、イタリアにおける日本の商業的利益を保護し、発展させるとともに、求めに応じて日本国民に適切な助言と支援を提供することであった。本論文は、明治時代における在イタリア日本名誉領事に関する事象について詳細な研究の基礎を築くことにある。特に、この任に就いた最初のイタリア人、フランチェスコ・デ・ゴイズエタ氏(在任期間:1878-1906)の事例に焦点を絞りたい。

    デ・ゴイズエタは、古くはスペインに起源を発するナポリの貴族の分家に生まれた。領事館員だった兄弟のアレッサンドロとフェルディナンドと同様に、フランチェスコも両シチリア王国外務省(1848-1860年)とイタリア王国外務省(1862-1875年)の両方でキャリアを積んだ。彼がローマで勤めた役職の中でも総領事館商務総局の課長という役職は注目に値する。在職中、彼は商業問題、条約、領事会報、商業統計等に関する通信を扱った。そして、まさにこの職に就いていた1875年4月、50歳の時に健康上の理由により突然外務省を辞職した。

    2年後の1877年10月、デ・ゴイズエタは在ローマ日本公使館に書簡を送り、1875年4月12日に当時のイタリア外務大臣エミーリオ・ヴィスコンティ・ヴェノスタ侯爵(1829-1914)から発行された書状を同封して、自身が在ナポリ日本領事に任命されるよう要請した。両文書は、デ・ゴイズエタの元同僚で友人であるイタリア外務省通商局書記官カッペーロによって在ローマ日本臨時代理公使桜田親義(1843-1885)に届けられた。さらに、駐日イタリア特派全権公使ラッファエーレ・ウリッセ・バルボラーニ伯爵(1818-1900)もデ・ゴイズエタの要請を支持し、1878年1月に日本外務卿寺島宗則(1832-1893)に推薦状を送った。明治政府は、ナポリに独自の名誉領事を置く必要性を認識し、1878年3月13日に正式にその職をデ・ゴイズエタに委任した。

    日本の諸資料館に保存されている多数の書簡を考察すると、デ・ゴイズエタの領事活動が非常に活発かつ多様であったことは疑いの余地がない。何よりもまず、デ・ゴイズエタは外務省の要請により、あるいは自らの主導で、地中海の航行状況やナポリ経由のヨーロッパと極東を結ぶ貿易ルートについて多くの情報を提供した。しかし、それ以上に重要だったのは、デ・ゴイズエタが、農商務省から依頼されて、硫黄の抽出・精製プロセスや製塩の改善のための詳細な報告書、統計調査、サンプルを東京に送ったことにより、日本の生産システムの発展に貢献したことである。

    同時に、デ・ゴイズエタは、その立場を利用して、日本でのビジネスを希望する、あるいは明治政府から利権(または製品のサンプルだけでも)を得ようとしていたイタリア王国の企業、団体、民間人を優遇しようとした。多くの場合、これらはデ・ゴイズエタの友人や知人から頼まれた単純な好意であったが、これらの要求の中には、もし日本側に受け入れられ、支持されていれば、両国間の貿易の拡大と多様化を促進できるはずだったものもあった。しかし、在ナポリ名誉領事によるイタリア人起業家と日本政府の間の仲介の全ての試みは失敗に終わり、当時のささやかな日伊貿易の発展に貢献することはなかった。

    最後に、その領事活動の全体像を把握するためには、デ・ゴイズエタが歴代の外務次官に行ったさまざまな個人的な要請を忘れてはならない。例えば、1895年には事務費の増額を、1896年には日本郵船株式会社の在ナポリ代表者として勤めることを、そして1897年には息子のエンリーコを在ナポリ副名誉領事に任命することを要請した。しかし、更に注目に値するのは、1887年に彼が自分の職権区域を明確にし、明治政府に公認をさせようとしたという事実である。特に、同年4月29日には、自ら考えた在イタリア日本各名誉領事館の管轄区域の権限、そして島を除く南イタリアに対する管轄権を自分たちに帰属させることを特命全権公使田中不二麿(1845-1909)に提案するまでに至ったのである。また、9月1日、デ・ゴイズエタは自分の職権区域がイタリア王国の地元官僚らの目に明確になるように、その権限を自身の委任状に記載するよう外務事務次官青木周蔵(1844-1914)に依頼した。

    要約すると、デ・ゴイズエタは献身的かつ熱心に領事の職務を果たした。しかし、彼の活動の最後の数年間、日本外務省に送った報告書は徐々に少なくなり、最終的には1906年11月10日、81歳という高齢と休養を必要とする健康状態を理由に名誉領事を辞任した。その直後、1907年1月2日、死去した。

    本稿では、外務省外交史料館、国立公文書館、そして防衛研究所に保存されている未刊史料を利用し、前述の側面を詳細に分析することにより、名誉領事としてのデ・ゴイズエタの活動を可能な限り網羅的に描き出すことを目的としている。そうすることで、初期の日伊関係におけるまだ十分に研究されていない側面に光を当てるとともに、デ・ゴイズエタがこの関係においてどの程度、どのような重要性を持っていたのかを明らかにしようとする。

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