Il 15 maggio del 1591, Torquato Tasso, scrivendo ad uno stampatore veneziano, Barezzo Barezzi, manifesto la sua intenzione di <<accompagnare>> la Gerusalemme conquistata <<con un altro poema, com'e l'Iliade con l'Odissea>>. Successivamente, in un passo del Giudizio sovra la Conquistata (scritto alla fine del 1593) il Tasso si riferi di nuovo ad <<un altro poema>> dicendo -: <<rimossi (dal suo poema della liberazione della Gerusalemme) le navigazioni e le meraviglie dell'Oceano, lasciandomi intero il soggetto per un altro poema.>> Il poeta, ormai anziano, voleva evidentemente comporre un poema, simile all'Odissea, una volta finita la composizione della Gerusalemme conquistata, che doveva riprodurre invece l'Iliade. Di cosa trattava esattamente questo <<(un) altro poema>> che, secondo i biografi del Tasso, non e stato realmente composto a cause della sua morte avvenuta nell'aprile del 1595? Vi si narrava, come pensa E. Donadoni (in Torquato Tasso, 1928), il viaggio dei due soldati Crociati oltre l'Oceano al Nuovo Mondo, che il Tasso "rimosse" dal Canto 15 della Gerusalemme liberata? O egli, sulle orme di Luis de Camoes, il grande poeta portoghese che aveva celebrato i navigatori connazionali nel poema Os Lusiadas (1572), <<aveva in animo di tentare un poema sulla scoperta dell'America (da parte dell'italiano Cristoforo Colombo)>> (P. Maffi, La cosmografia nelle opere di Torquato Tasso, 1895-1898)? O ancora, il poeta, come congetturo all'inizio del Seicento P. Beni (nella Comparatione di Homero, Virgilio e Torquato, 1607), si accingeva <<a cantare gli errori e il ritorno del buon Tancredi (l'eroe italiano della Prima Crociata), con far che la Gerusalemme conquistata all'Iliade rispondesse>>? Comunque fosse, il Tasso non fece piu cenno di questo poema dopo la fine del 1593, ma lascio scritto nel Discorso del poema eroico (pubblicato nel 1594) che la materia dei poemi epici <<si dee prendere>>, tra l'altro, <<di paesi di nuovo ritrovati nel vastissimo oceano oltre le Colonne d'Ercole>>. Raccoglieva dunque il poeta, nei suoi ultimi anni della vita, i dati storici o geografici del Nuovo Mondo? E cercava poi di convertirli, di nobilitarli in un discorso poetico? In rapporto a queste affermazioni fatte dal Tasso, e senz'altro significativo esaminare un testo presente nell'ultima biblioteca del poeta, oggi conservato (con la segnatura Stamp. Barb. Cr. Tass. 16) presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta de L'Universale fabrica del Mondo overo cosmografia di Giovanni Lorenzo d'Anania, l'opera divisa in quattro Trattati e qubblicata a Venezia nel 1582 (in cui <<si descrivono particolarmente le provincie, citta, castella, monti, mari, laghi, fiumi et fonti>>, e <<si tratta delle leggi et costumi di molti popoli: degli alberi et dell'herbe, et d'altre cose pretiose et medicinali, et de gl'inventori di tutte le cose>>). Il Tasso la lesse con grande impegno, soprattutto il Quarto Trattato dedicato al Nuovo Mondo; quasi tutte le pagine del Trattato sono fittamente postillate, ed oltre a queste postille, molte delle righe del testo a stampa sono sottolineate, frequenti anche i tratti verticali ai margini. Nell'ultima pagina bianca dell'opera si trova un appunto scarabocchiato del poeta, che richiama il Marchese d'Ieracino (<<ricordati di scrivere al Marchese d'Hieracino...>>), a cui il Tasso scrisse alcune volte negli anni 1589-1590. A mio parere, e importante riflettere sul fatto che il periodo della lettura del testo dell'Anania, databile con qualche esattezza da questo riferimento al Marchese d'Ieracino, e assai vicino alla data della scrittura della lettera indirizzata a Barezzo
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