Abstract
Giovanni Rucellai scrisse nel suo famoso Zibaldone che "due cose principali sono quelle che gl'uomini fanno in questomondo: la prima lo'ngienerare, la seconda l'edifi chare". Queste parole testimoniano chiaramente l'importanzasociale che i signori del Rinascimento davano ai loro palazzi.In questo testo si desidera trattare brevemente delle funzioni e dei signifi cati sociali dei palazzi del Rinascimentofi orentino e, a tale scopo, seguendo le ricerche portate avanti da Goldthwaite, da F. W. Kent e da Preyer, si vuoleesaminare soprattutto la base morale che promuoveva l'attività edile e l'infl uenza del cambiamento assai drasticodel legame socio-familiare che la società rinascimentale subì dopo lo scioglimento della consorteria medievale.Per ciò che attiene l'influenza del cambiamento sociale, è stato preso in esame soprattutto il dibattito sortointorno all'ipotesi avanzata da Goldthwaite, ovvero se il palazzo rinascimentale di grandi dimensioni e ricco diornamenti era davvero un "rifugio privato del padrone e della sua familia nucleare", oppure se esso rappresentavail "centro politico-sociale dei vicini, amici, e parenti, cioè della clientela", come invece sostiene Kent.Dallo studio dei caratteri architettonici dei palazzi e dei documenti coevi si può affermare che l'ipotesi di Kentè valida. Inoltre si ritiene che la grandezza e i caratteri artistici dei palazzi assumevano il valore simbolico dirappresentare l'allora nuova rete sociale basata sulle relazioni fra gli individui che si stava sostituendo a queilegami fi sici fondati sulla consanguineità e convivenza che invece era