Studi Italici
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Gabbie ne La coscienza di Zeno. Fuga dell' "Io" dal mito d'identita
Aya Yamasaki
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2005 Volume 55 Pages 85-109

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Abstract

Immagini della restrizione della liberta del corpo per varie cause (il soffocamento, l'inerzia, la malattia e la vecchiaia, ecc.) e di quanto puo provocarla (la cassa di vetro, la gabbia, il corpo paralizzato, ecc.), che destano nei personaggi la paura del soffocamento per "mancanza di aria e di spazio", appaiono spesso nelle opere sveviane ed anche ne La coscienza di Zeno. Denominando "gabbie" quanto puo provocare tale restrizione ed esaminando la variazione di questo motivo nel romanzo, cercheremo di gettare luce su un altro lato di esso, in quanto romanzo che problematizza il mito dell'identita, oltre che come "romanzo di psicanalisi". Fra cio che puo limitare la liberta di movimento del corpo, troviamo la "casa di salute", la "gabbia", la "gabbia per uccelli", la "camicia di forza". Queste "gabbie" sembrano esercitare un certo fascino sul protagonista, ma allo stesso tempo l'immagine di esse si collega con la privazione della liberta oppure addirittura con la morte. Inoltre e da notare come Zeno non sia capace di sostenere a lungo la permanenza all'interno di una "gabbia". Possiamo identificare delle "gabbie" anche nell'atteggiamento psicologico del personaggio : in questo caso non si tratta di strumenti o di edifici, ma di personalita, di caratteristiche personali che definiscono gli atteggiamenti, percio in una certa misura anche i movimenti del corpo. Zeno imita continuamente le persone intorno a se, cosi facendo, egli perde gradualmente coscienza di tale imitazione ed assume fino in fondo le caratteristiche dell'altro. Tuttavia, anche in questo caso, si dovra notare che Zeno non puo fingersi a lungo un'altra persona. Questa tendenza del personaggio di entrare in una personalita ed uscirne subito e paragonabile al movimento che Zeno compie entrando nella "casa di salute" e, non riuscendo a sopportarla, uscirne subito. Anche qui le "gabbie", le personalita degli altri, lo affascinano, ma, pur provandoci, egli non puo rimanervi a lungo e finisce per ritrarsene. Vediamo ora la struttura del romanzo. Nell'ultimo capitolo, Zeno diarista guarda con lo sguardo ironico il mondo dei capitoli precedenti, in cui Zeno memorialista ha fatto frequenti allusioni agli attegiamenti nevrotici. Svevo, utilizzando cosi abilmente la cornice, descrive un uomo che scrive un "memoriale" e che alla fine ne esce. Si puo dunque sostenere che Zeno non avrebbe potuto nemmeno conformarsi a un caso di "psicoanalisi" e ha finito quindi per ritrarsi da essa ed uscirne. Probabilmente anche in questo caso e possibile individuare un atteggiamento molto simile a quello del personaggio nei confronti delle "gabbie". La "gabbia" e la "psicoanalisi", presente in tutti capitoli precedenti : egli, pur avendo intrapreso volentieri la cura psicoanalitica, alla fine si ritrae e si allontana anche da questa "gabbia". Pertanto si ritiene che sia opportuno chiedersi come interpretare tanto il motivo delle "gabbie" quanto il movimento entrata ed uscita da esse. Nell'ultimo capitolo, Zeno paragona la vita a una malattia incurabile e spiega che la cura consiste nell'occlusione di tutti gli orifizi del corpo e la morte per strangolamento. Qui l'immagine delle "gabbie", all'interno delle quali una persona puo essere rinchiusa, soffocare e morire, si collega con qualcosa che racchiude e restringe l'esistenza umana, ovvero l'"Io". In riferimento a Svevo autore, leggendo le epistole, sappiamo che temeva che il suo "Io" potesse essere "curato" dalla psicoanalisi : possiamo dunque dedurre che probabilmente il motivo delle "gabbie" rappresenti la paura che l'Io venga rinchiuso, manipolato e "cristallizzato"

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