Studi Italici
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L'ULTIMA PARODIA IN ELSA MORANTE : UN'INTERPRETAZIONE DI ARACOELI
MIO ISHIDA
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2013 Volume 63 Pages 81-103

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Nelle opere morantiane si trovano rielaborazioni di fiabe, aneddoti, miti, citazioni dalla Bibbia. In riferimento ad esse, alcuni critici hanno usato il termine parodia. Questo articolo si propone di leggere in questo senso il suo ultimo romanzo Aracoeli (1982), dove il protagonista Manuele intraprende, allo stesso tempo, due viaggi: uno reale verso il luogo natio di sua madre, El Almendral, e uno nella propria memoria, dalla sua nascita fino alla separazione da suo padre. Tenendo presente il fatto che la scrittrice stessa considerava questo romanzo come "un romanzo comico" o anche come "una favola d'amore" (cosi si legge nei manoscritti), si vuole rivalutare la scena del dialogo con la madre gia morta, per formulare l'ipotesi di una possibile interpretazione del testo come parodia della mitologia e dell'epica classica. Dai manoscritti risulta evidente che la scrittrice, in questa storia, si ispira al mito di Orfeo. Il viaggio reale per visitare la madre defunta si svolge nei giorni tra il 31 ottobre e i primi di novembre, durante il periodo dedicato al ricordo degli scomparsi; Manuele si reca agli inferi guidato da una ninnananna spagnola, ricordandoci Orfeo, il quale invece, di persona, suona la lira nel discendere alla ricerca della defunta Euridice: segue le tracce della madre Aracoeli togliendosi gli occhiali per escludere dalla vista le possibili tentazioni, credendo che sia vietato voltarsi indietro, come nel mito di Orfeo. Inoltre, come affermano alcuni critici, il romanzo in questione va anche letto nella prospettiva di una parodia dell'opera omerica. Nella visione del protagonista, il viaggio terreno si trasforma in uno marino: ha la sensazione di essere diventato un famoso eroe omerico; ironizza su se stesso paragonandosi a <<un finto Ulisse>> che viaggia sulla terra verso l'interno, in direzione contraria al mare, verso El Almendral appunto, chiamata dalla gente del luogo <<la terra piu luminosa>>. Il posto dove la madre lo aspetta in Aracoeli e un posto luminoso, anche se, secondo l'idea originale dell'autrice, la destinazione di Manuele doveva essere descritta in modo da far pensare alla <<fine del mondo>>. Al contrario, nelle opere classiche, il posto in cui scendono i morti viene spesso descritto in termini negativi; per esempio si veda il canto XI dell'Odissea, il libro sesto dell'Eneide e di nuovo il canto XII dell'Inferno dantesco. La luminosita, nel romanzo, si manifesta anche nella descrizione del bordello Quinta. Qui, l'incarnazione della Morte, la donna-cammello, con voce melodiosa e molto bella, parodia della sirena, induce Aracoeli alla prostituzione. Il luogo viene descritto come luminoso, anche se in realta segna l'ingresso all'altro mondo, infatti alla fine la portera alla morte; tanto piu che Manuele alla vista del palazzo viene colto da una sensazione terribile. Percio, si puo dire che Morante descriva gli inferi in parodia. Parodie morantiane di questo tipo si trovano, nello stesso romanzo, anche altrove. Nella scena della conversazione tra la madre morta e suo figlio, si puo riconoscere una somiglianza tra il mito dell'Odissea e l'ultima parte di Aracoeli. Nell'Odissea, la madre aspetta il protagonista nell'altro mondo. Ulisse scende agli inferi e, li giunto, parla con la madre morta che gli consiglia di lasciare quella terra e di continuare il viaggio fino al ritorno. In Aracoeli, invece, le parole della madre morta rivolte al figlio ci mettono di fronte al sentimento del nulla: <<non c'e niente da capire>>. Invece di discendere in un posto buio - come gli inferi - Manuele si reca in un posto molto luminoso, dove sua madre lo aspetta. Tuttavia, il protagonista non trova niente eccetto le parole dell'addio rivoltegli da sua madre. In questo modo, Manuele Si trova di fronte alla

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