La figura di Pinocchio, nei suoi oltre 130 anni di vita, è stata declinata in più ambiti culturali fino a diventare un’icona contemporanea. L’intensità di questa proliferazione ha in qualche modo rinnovato gli schemi culturali, lanciando, di fatto, un nuovo genere multimediale denominato Pinocchiate, produzioni nate in campi diversi, ma sempre ispirate alla storia del burattino; esempi di genere moderno dotato di caratteri eterogenei, elemento del resto riscontrabile nello stesso Pinocchio.
L’eterogeneità del corpo è una caratteristica della cultura visuale che si manifesta esprimendosi attraverso il suo medium per eccellenza: il cinema. Ci si propone qui di esaminare l’eterogeneità del corpo di Pinocchio quale punto di partenza del fenomeno delle Pinocchiate muovendo dall’indagine della corporeità del burattino attraverso le sue rappresentazioni sia ne Le avventure di Pinocchio (1883) di Carlo Collodi che nel film Pinocchio (1911), prima trasposizione cinematografica del romanzo.
Pinocchio è un corpo eterogeneo simile ad altri apparsi intorno agli inizi del Novecento, come Centauro richiamato da Filippo Tommaso Marinetti in Fondazione e Manifesto del Futurismo (1909) o Perelà, uomo di fumo ne Il Codice di Perelà (1911) di Aldo Palazzeschi, entrambi immaginati come corpi nuovi che superano il corpo umano, carnale e dunque limitato. Pinocchio, burattino di legno, non si distingue solo per l’estrema agilità dei movimenti, ma è dotato anche di emozioni e intelligenza, seppur nella propria materia lignea. La novità del corpo è insita in tale struttura multistrato, «struttura di compromesso», come la definisce Asor Rosa: caratteristica che consente al burattino di trasformarsi da semplice pezzo di legno in burattino, da burattino in asino e infine in bambino vero. Pinocchio dà forma così a un’unità in movimento pervasa da una continua tensione dinamica, giungendo a rappresentare nella propria storia la metamorfosi tipica dell’età contemporanea. Una metamorfosi che non si limita al romanzo, ma si ripercuote anche al di fuori di esso.
Per quanto protagonista di uno dei libri più tradotti al mondo, la popolarità del personaggio Pinocchio non è esclusivamente condizionata dal romanzo originale: l’immaginario generale legato a questa figura nasce anche da altre versioni derivate a posteriori, le cosiddette Pinocchiate, produzioni ispirate al burattino che si sono diffuse in più ambiti: tra questi la letteratura, i fumetti, il teatro e il cinema. Le Pinocchiate si originano nella difficoltà di rappresentare il corpo plurivalente: questa è la chiave della problematicità che induce variazioni nella modalità di rappresentazione del burattino, intorno al quale l’immaginazione continua a svilupparsi. Non è l’inconfondibile corpo di legno che identifica Pinocchio per il suo aspetto, ma piuttosto la sua immagine: corpo aperto a ogni interpretazione e in continua trasformazione a seconda degli occhi di chi lo guarda.
Pinocchio, corpo composto di una materia insolita, s’incarna oscillando con aspetto labile tra il reale e l’irreale. Proprio nel periodo in cui Collodi concepiva il suo personaggio, si andava ultimando l’apparecchio capace di riprodurre corpi altrettanto evocativi in una nuova arte: il cinema. Il corpo cinematografico è fatto di luce, materia anormale, ma che appare come realtà. In questo caso tale caratteristica è intrinseca alla struttura dell’apparecchio stesso: il cinema è infatti realizzato grazie alla congiunzione di due principali tecniche: una che tende a riprodurre la realtà (come la fotografia) e l’altra che produce illusione (come il fenachistoscopio). Non è quindi altro che uno strumento che riproduce la realtà attraverso l’illusione e la sua contraddizione è connaturata alle sue immagini.
Il corpo di Pinocchio e il corpo cinematografico,
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