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クエリ検索: "ルガーノ湖"
5件中 1-5の結果を表示しています
  • 児嶋 由枝
    イタリア学会誌
    2000年 50 巻 76-89
    発行日: 2000/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    In documenti frammentari del XIV secolo troviamo alcuni riferimenti assai significativi ai fratres laborerii ecclesiae Sancti Donini, ossia ai frati della fabbrica del Duomo di Fidenza. Da queste testimonimance, si puo supporre che il Laborerio del Duomo Fidenza sia stato un organismo autonomo che si finanziava partecipando ai lavori delle fabbriche pubbliche e accettando offerte e donaziono. Pare inoltre che questi frati coabitassero nel domus laborerii. D interessante notare che non e mai utilizzato l'appellativo di fratres per le maestranze degli altri Laborerii del Borgo (ad esempio quello del monastero di S. Giovanni o della fortificazione delle mura, ecc.). Si potrebbe ipotizzare che i membri del Laborerio fidentino conducessero una vita comune e che i loro beni e la loro opera fossero sotto controllo collegiale. Fra le organizzazioni analoghe della medesima epoca ci sarebbero gli ospedali in servizio ai pellegrinin e agli infermi, indipendenti da capitolo, al quale originalmente questi enti erano connessi. Questi ospedalieri autonomi erano assimiliati a canonici regolari, raggruppati in forme di confraternite e si chiamavano fratres e sorores. Osservando questo fenomeno, non sarebbe impossibile che anche i fratres laborerii fossero stati analoghi in qualche maniera a canonoci regolari. Altri esempi simili possono essere i conversi dell'ambito monastico denominati pure frati, in particolare quello cistercense. Una parte dei conversi cistercensi erano esperti nei lavori della costruzione, probabilmente come i frati del Laborerio fidentino. E importante presumere che anche i frati del Laborerio fidentino siano stati specializzati in edilizia, in quanto da questa supposizione si potrebbe dedurre che per realizzare la parte architettonica del Duomo di Fidenza non fosse stato indispensabile l'intervento di Antelami, creduto da alcuni studiosi l'architetto dell'intera fabbrica. Le suddette osservazioni sono significative anche per riflettere sulle circostanze in cui gli elementi architettonici del gotico maturo francese penetrarono nel cantiere fidentino, molto probabilmente tramite i cistercensi.
  • 山田 幸五郎
    光学ニュース
    1965年 1965 巻 78 号 1-2
    発行日: 1965/04/10
    公開日: 2010/11/17
    ジャーナル フリー
  • 赤木 良子, 杉本 俊多
    日本建築学会計画系論文集
    2012年 77 巻 679 号 2225-2230
    発行日: 2012/09/30
    公開日: 2013/04/25
    ジャーナル フリー
    This paper has examined and made formal analysis of the sketches contained in the 3rd chapter of “Alpine Architektur” by Bruno Taut, especially the sketches titled ‘Das Baugebiet’ and ‘Monte Rosa Bebauung’ and has clarified his design method of utopian landscapes in the Alps. Through the process of classifying form elements and arrangement patterns, three basic types were found and they were scattered over the mountain as aggregate or continuous forms like glittering glass mosaics harmonized with landscapes.
  • 児島 由枝
    イタリア学会誌
    1995年 45 巻 1-24
    発行日: 1995/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    Benedetto Antelami, scultore e forse architetto, attivo a Parma, ha avuto una fortuna non usuale. Il suo nome, con la data 1178, e attestato dall'iscrizione della lastra rappresentante la Deposizione nella Cattedrale e da quella della lunetta del portale settentrionale del Battistero, dove si legge l'anno 1196. Pur essendo queste le uniche testimonianze certe su Antelami, la letteratura storica-artistica degli ultimi due secoli-a parte poche eccezioni-ha manifestato la tendenza a conferire un'importanza sempre maggiore alla sua figura, attribuendogli un numero via via crescente di opere, fino al punto che si puo ritenere la sua fortuna come un mito. Il germe di questo"mito"risale alla fine del Settecento, in tempi ancora sostanzialmente dominati dall'impostazione critica del Vasari, quando Ireneo Affo (1792, 1796), un erudito di Parma, riproponeva all'attenzione l'attivita parmigiana di Antelami, di cui apprezzava il valore nel contesto del suo tempo. Subito dopo, Antelami compie il salto fra milieu parmigiano e il sapere manualistico della grande cultura enciclopedica, nella celebre Storia pittorica dell'abate Lanzi (1795-96), che conobbe Antelami tramite Affo in occasione di una visita a Parma. Nella trattazione del Lanzi, difatti, il nome di Antelami esce per la prima volta nel panorama della storiografia dell'arte italiana, ed un altro fatto rilevante e che Antelami e considerato l'unico predecessore degli scultori pisani. L'affermazione di Lanzi inaugura la fortuna di Antelami, dal momento che nelle letterature piu generali di storia dell'arte dell'Ottocento, dal Burckhardt (1855) al Perkins (1868), e sempre ripresa la sua valutazione sull'artista. Tra questi testi, si nota anche la voce fantastica del Selvatico (1879), il quale attribuisce all'opera di Antelami la manifestazione dello spirito di liberta dell'eta comunale, riflettendo la tendenza culturale romantica del periodo risorgimentale. Sul finire dell'Ottocento, quando, nel clima positivistico, lo studio storico-artistico divenne una materia scientifica e archeologica, la figura dell'Antelami e stata coinvolta nella discussione tuttora inconcludente, cioe il rapporto dello stile di Antelami con le varie regioni artistiche francesi.Alla base di questa discussione era il fondamentale studio di Willihelm Voge (1894), in cui, partendo dal presupposto che gli artisti viaggiassero molto, si sppone che la scultura monumentale gotica, poi sviluppatasi prevalentemente in Ile-de-France, abbia avuto origine nella Francia meridionale. Partendo da questo studio, durante il corso della prima meta di questo secolo, numerosi studiosi hanno sostenuto i rapporti di Antelami con la Francia, tra cui Zimmermann (1897), Voge stesso (1902), Bertaux (1905), Hamann (1923), e Jullian (1945). Le loro tesi differiscono un po', ma le argomentazioni sono sostanzialmente uguali, cioe Antelami e definito come colui che ha introdotto in Italia un influsso francese aggiornato sulle piu moderne fasi e tedenze denl romanico provenzale e protogotico della Francia settentrionale. Assumendo queste tesi, il De Francovich (1952) e il Quintavalle (che ha pubblicato i diversi testi sull'Antelami) hanno attribuito ad Antelami un ruolo particolarmente importante. Secondo loro l'artista e non sono scultore ma anche architetto (qui e stata ripresa la questione gia accennata in diversi studi), capomastro di grandi cantieri architettonici-il Battistero di Parma, la Cattedrale di Fidenza, Sant'Andrea di Vercelli-, introduttore della novita dell'arte gotica oltrealpina, grande rinnovatore della scultura e architettura romanica italiana ecc. Da questi studi la figura dell'Antelami esce come paradigma di un intero periodo e sotto il suo nome sono riunite direttamente, tramite attribuzioni, o indirettamente, tramite il riconoscimento di un

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  • 國司 航佑
    イタリア学会誌
    2015年 65 巻 87-116
    発行日: 2015年
    公開日: 2017/03/27
    ジャーナル フリー

    Intorno al carattere e al significato del decadentismo italiano, c’è stato un lungo e acceso dibattito a cui hanno partecipato molti studiosi, quali Binni, Praz, Salinari e Ghidetti. In quanto loro testo di riferimento, il saggio di Benedetto Croce Di un carattere della più recente letteratura italiana, pubblicato sulla sua rivista «La Critica» nel 1907, può essere collocato al principio di questo dibattito.

    Nello scritto in questione, Croce divide cronologicamente la letteratura contemporanea in due gruppi: il primo (1865-1885) rappresentato da Giosuè Carducci e il secondo (1885-1907) dalla triade Fogazzaro-Pascoli-d’Annunzio. Croce istituisce un confronto fra i due gruppi, per poi asserire che, benché nel periodo più recente la letteratura possieda “la maggior finezza e complicazione spirituale”, tuttavia in essa “spira vento d’insincerità”. A queste seguono parole ancora più aspre ed ironiche: “nel passar da Giosuè Carducci a questi tre sembra, a volte, di passare da un uomo sano a tre neurastenici!”. Nel complesso, il giudizio crociano nei confronti del decadentismo italiano si mostra con evidenza in termini assai negativi.

    Sarebbe tuttavia errato ritenere che il giudizio di Croce sia sempre stato tale. Nel saggio su Carducci pubblicato nel 1903 su «La Critica», accingendosi all’esame dell’opera carducciana, Croce riconosce alla letteratura del periodo più recente un valore che non era possibile riscontrare in precedenza, defindolo “ben più serio e sostanzioso di quello che ad esso immediatamente precedette”. Croce, evidentemente, in quell’anno non vedeva ancora elementi discriminanti all’interno della letteratura contemporanea; anzi, attribuiva ad essa una posizione più significativa rispetto a quella del periodo tardoromantico. Inoltre, nel saggio su d’Annunzio del 1904, Croce vede nel poeta “una delle prove più sicure della rinascita di un’arte italiana, la quale ha assimilato, e sa esprimere in modo proprio e originale, le correnti spirituali dell’età moderna”. In queste parole emerge un’opinione molto positiva, incongruente rispetto all’atteggiamento mostrato da Croce nel 1907. Il fatto che a molti studiosi la sua posizione sembri coerente potrebbe essere attribuito a una maggior diffusione dei quattro volumi della Letteratura della nuova Italia (1914-1915), raccolte che sembrerebbero contenere tutti i saggi di critica letteraria pubblicati dal 1903 al 1914 su «La Critica», nella serie Note sulla letteratura italiana della seconda metà del secolo XIX, ma ricordiamo che essi non comprendono il suddetto saggio su Carducci. Inoltre, il capitolo su d’Annunzio si presenta con modifiche non trascurabili: eliminando molti passi elogiativi tra cui quello citato, rende palesemente meno positivo il giudizio crociano su d’Annunzio.

    Pertanto, è difficile negare che il giudizio espresso negli anni 1903-1904 contrasti in modo deciso con quello di tre anni dopo. Si può supporre che in questo lasso di tempo si sia verificato qualche avvenimento di gravità tale da indurre Croce a cambiare drasticamente il proprio atteggiamento. Da questo punto di vista, sappiamo che Croce si è dedicato alla ricerca delle opere pascoliane verso la fine del 1906. Non è da ignorare, inoltre, che è di questi anni l’apparizione di alcune opere fondamentali della nuova generazione filosofico-letteraria italiana, fortemente influenzata da d’Annunzio e da Pascoli, che formerà correnti culturali quali il futurismo e il crepuscolarismo.

    Nel presente articolo, si prendono in esame innanzitutto i tre saggi crociani sui rappresentanti del decadentismo italiano: Antonio Fogazzaro (1903), Gabriele d’Annunzio (1904) e Giovanni Pascoli (1907). Successivamente, in seguito a un’accurata analisi del saggio del 1907 Di un carattere della più recente letteratura italiana, si cerca di delineare il ribaltamento dell’atteggiamento crociano nei confronti dei

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