Un gran numero di commentatori danteschi semgra concordare nel definire poco attrattivo e mancante di drammaticita, in confronto ad altri canti, il XV canto del Pur. della D. C. Molte cause sono state indicate finora dai dantisti, ma le principali, che hanno notevolmente turbato l'uniformita di interpretazione, si possono riassumere in due punti. Una riguamda l'immagine della "spera" el'altra il paragone della luce riflessa usato per l'apparizione dell'angelo. Per motivi di spazio, sono constretto ad omettere qui le dimostrazioni, tuttavia, la conclusione dell'esame condotto mi induce ad attribuire a "spera" il significato di "specchio solare" e a determinare che il fenomeno della riflessione ha luogo fra l'angelo-il suolo-il Poeta. Attraverso queste considerazioni, cerchero di percorrere una nuova strada che conduca ad una lettura soddisfacente del canto. Dalle due suddette interpretazioni, si deduce che, nella prima parte del canto XV, l'interesse di Dante si concentra senza dubbio sulla luce e la sua qualita, ma soprattutto sulla sua riflessione. Tutti versi iniziali del canto vengono unificati dal concetto di riflessione della luce. In primo luogo, la teoria ottica della riflessione secondo cui gli angoli del raggio incidente e di quello riflesso sono sempre uguali, presentata nella similitudine, nel suo schema corrisponde perfettamente ai versi del principio del canto, come dimostrato dalle fig. 1 e 2. L'angolo di incidenza rispetto all'asse della perpendicolare (E-O)-indicato dalla legge ottica-si ripete simmetricamente uguale sia alle 9 di mattina che alle 3 di pomeriggio. Ponendo attenzione al parallelismo dell'esposizione e delle immagini che lega le due similitudini, si puo ritenere che la complessa sequenza dei versi iniziali sia scaturita dallo schema della riflessione (fig. 2). Percio si puo pensare che Dante, spiegando la legge ottica, abbia avuto in mente questa immagine. Infatti, la similitudine iniziale prende forma se le ore (indicate dalla posizione del sole) vengono collocate nei punti A, B, C dello schema della riflessione (fig. 2). Nella similitudine iniziale si allude ugualmente al punto D (anch'esso presente nella fig. 2.) Il poeta coglie allo stesso tempo alcune applicazioni della legge ottica della riflessione che si addicono al testo da vari punti di vista e che cerchero di elencare qui di seguito. I. Applicazione dell'immagine della luce solare alla dimensione spazio-tempo (fig. 1). II. Applicazione alla luce divina : negli stessi versi, si allude allo schema di riflessione luce divina-spera-uomini, paragonando il sole alla "spera" (specchio) III. Applicazione alla luce angelica : la teoria ottica del raggio incidente-specchio-raggio riflesso corrisponde al reale fenomeno ottico della riflessione fra angele-suolo-poeta che si e verificato davanti a lui, per cui la teoria si conforma alla raalta. IV. Applicazione alla struttura dell'opera : si puo immaginare inoltre che Dante desiderasse trasmettere il concetto di simmetria della riflessione anche alla struttura della D. C. Dal punto di vista narrativo, i Canti XV e XVI corrispondono rispettivamente al 49^0 e 50^0 dei cento canti della D. C. e danno forma all'ultima unita narrativa della prima meta dell'opera. Questa simmetria emerge ancor piu chiarmente se si osserva anche la struttura geografica dell'itinerario dantesco. Dante ha strutturato anticipatamente lo snodarsi del suo itinerario nei tre mondi, dividendo in 10 parti ciascuno di essi ed ottenentone in tutto 30. Il Canto XV del Pur. comincia all'ingresso del III girone e lo descrive. Tale girone, secondo la divisione sudetta, corrisponde geograficamente al XV luogo attraversato da Dante nel corso del suo viaggio, cioe l'ultimo luogo della prima meta. Dante fa coincidere simbolicamnete il proprio itinerario
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