Studi Italici
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IL SIGNIFICATO DEL FANCIULLO NEL DECADENTISMO ITALIANO ATTRAVERSO IL CONFRONTO TRA PASCOLI, CONTI E D'ANNUNZIO
KENICHI UCHIDA
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2012 Volume 62 Pages 27-47

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Il fanciullo come ideale d'artista, il quale trae la sua origine dal romanticismo europeo, torna alla ribalta nel decadentismo italiano. Nella dedica del Piacere (1889) D'Annunzio parla del fanciullo: <<insieme con le mie pagine cresceva la cara vita del tuo figliuolo. [...] le piccole calcagna rosee, dinanzi a te, premano le pagine dov'e rappresentata tutta la miseria del Piacere>>. E rilevante che la rinascita dalla decadenza sia gia affidata al fanciullo. Nel decadentismo italiano, il motivo predominante e la rinascita sociale e spirituale, come implica il titolo stesso della <<Cronaca bizantina>>, fondata a Roma nel 1881. Il contrasto fra la decadenza e la rinascita viene descritto in modo piu drammatico dal D'Annunzio nel Proemio del <<Convito>>, fondato a Roma nel 1895. Ma nel <<Marzocco>>, fondato a Firenze nel 1896, l'arte e la societa, considerate indissolubili nel <<Convito>>, cominciano a separarsi. Delusi dal fallimento dell'espansionismo crispiano e del positivismo, gli artisti tendono all'introspezione, abbandonando gli impegni sociali. Quindi, nel 1897 Pascoli pubblica sul <<Marzocco>> i Pensieri sull'arte poetica, che inizia con la seguente frase: <<E dentro di noi un fanciullino>>. Pascoli modella il fanciullino sul Leopardi, per il quale il ricordo e la ricca fonte della creazione poetica. Il fanciullino pascoliano abbonda di immaginazione, come sostiene Leopardi in Ad Angelo Mai. Ma nel Pascoli non si trova il fanciullo come simbolo della natura spietata, che Leopardi raffigura nella Palinodia al marchese Gino Capponi. Fra le varie carattenistiche del fanciullo leopardiano, Pascoli adotta solo quelle a lui piu congeniali. D'altra parte, Pascoli concentra nel suo fanciullino la sua antipatia verso il superuomo dannunziano. Per esempio, nel Fanciullino (1903), ossia la versione ampliata dei Pensieri sull'arte poetica, aggiunge: <<per la poesia la giovinezza non basta: la fanciullezza ci vuole!>> per non farsi confondere con D'Annunzio. Pascoli, inoltre, nega la poetica dell'invenzione, la quale e la vera essenza dell'arte dannunziana, aggiungendo nel Fanciullino: <<Il nuovo non s'inventa: si scopre>>. Pascoli si mostra benevolo con D'Annunzio chiamandolo <<fanciullo prodigioso>> nella premessa dei Poemi conviviali (1904), ma cova dei sentimenti complessi verso questo suo rivale; il che e decisivo per la formazione del fanciullino. Conti precede Pascoli trattando il fanciullo come l'artista ideale nell'Introduzione ad uno studio su Francesco Petrarca (1892) e nel Giorgione (1894), del quale D'Annunzio scrive la recensione sul primo numero del <<Convito>>. La teoria contiana del fanciullo, densa di religiosita, attinge l'idea dagli scritti di Schopenhauer, Carlyle e Ruskin. Nella Beata riva (1900) Conti dimostra la sua dipendenza da Carlyle di On Heroes and Hero-Worship, dicendo: <<Il libro della natura e aperto dinanzi agli occhi di tutti; ma non e dato leggerlo se non ai bambini, ai poeti, e agli eroi>>. Suggestionato da questo rapporto eroe-fanciullo, D'Annunzio paragona Garibaldi ad un fanciullo nella Notte di Caprera (1901): <<Apre cosi le braccia la Natura / subitamente al buono figliuol suo / [...] / E il figlio a lei cosi volge dischiusa / la sua divina anima di fanciullo>>. Per la diffusione della poetica del fanciullo in Italia, il ruolo svolto da Conti ha una grande importanza. Nella famosa scena della convalescenza del Piacere, dove e facile ravvisare l'influenza della filosofia schopenhaueriana, D'Annunzio descrive la mistica poeticita del protagonista come un ritorno alla fanciullezza. Tuttavia, nelle opere successive, improntate dalla filosofia nietzschiana del giovane superuomo, il

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