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クエリ検索: "オザンナ"
4件中 1-4の結果を表示しています
  • レーゲンスブルクの“ルンティンガー ・ブーフ”を例に
    櫻井 美幸
    洛北史学
    2001年 3 巻 94-110
    発行日: 2001/06/08
    公開日: 2024/04/01
    ジャーナル フリー
  • 長谷川 悠里
    イタリア学会誌
    2010年 60 巻 111-133
    発行日: 2010/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    L'affermazione che esista nell'universo un'armonia cosmica venne sostenuta da autorita antiche come Pitagora, Platone, Cicerone e Macrobio, ma venne rifiutata da Aristotele e dai suoi commentatori medievali come Tommaso d'Aquino. Rispetto a questo, Dante, parlando dell'armonia delle sfere sin dal primo canto del Paradiso, dichiara la sua posizione riguardo a tale dottrina. La concezione che il moto delle sfere risultasse in un'armonia sonora ha origine negli studi matematici di tradizione pitagorica ed e stata in seguito sviluppata in diversi modelli dell'armonia musicale al fine di calcolare le distanze tra i pianeti e dalla Terra, nonche le dimensioni complessive dell'universo. I secolari studi matematico-musicali sull'argomento vennero poi categorizzati da Boezio nella cosiddetta musica mundana. Questo lavoro muove dalla considerazione di alcuni trattati che potrebbero aver formato la concezione musicale di Dante, insieme ad un breve accenno al concetto matematico-musicale del Medioevo. Come e noto, alla musica nel Medioevo era attribuito un carattere peculiare ereditato dalla cultura greca, radicalmente diverso dal concetto di musica moderno. Vengono poi analizzate le tre note categorie di musica formulate da Boezio (la musica mundana, la musica humana e la musica instrumentalis) e confrontate con le tre cantiche della Commedia, facendo riferimento ai diversi saggi che hanno trattato questo argomento. Nel Paradiso il punto di vista privilegiato per osservare l'armonia delle sfere e il cielo del Sole. L'analogia dell'universo dantesco con le scale celesti discusse nel De Institutione musica di Boezio potrebbe rappresentare una spiegazione del panorama che si apre nel cielo del Sole. Boezio e Isidoro sono presenti insieme ad altri teologi e filosofi nel cielo del Sole, dove viene descritta la danza trinitaria eseguita dai tre cerchi che ne rappresentano il simbolo. Anche al di fuori del campo della musica, vari studiosi hanno riconosciuto l'influenza dei loro trattati nelle opere di Dante. Per questa ragione si tratteranno qui alcuni passi delle Etymologiae di Isidoro, aggiungendovi una considerazione sulle Institutiones di Cassiodoro, a cui Isidoro stesso fece riferimento per compiere il suo lavoro enciclopedico. Dante, da parte sua, non scrisse alcun trattato sulla musica, ma ne parlo, per esempio nel Convivio, in cui la musica viene paragonata al cielo del Marte. Il poeta scrive che la musica si fonda sulla legge dell'armonia, e che "in essa scienza massimamente e bella". La sua conoscenza sulla musica e la sua familiarita con l'ambiente musicale del tempo si riconosce soprattutto nei versi del Paradiso che rappresentano la danza e la musica polifonica dei beati. L'esame prosegue, dopo la breve ma necessaria spiegazione sulla scala musicale greca, attraverso la presentazione delle scale celesti di Nicomaco e di Cicerone, prendendo spunto dalle citazioni dantesche presenti nei principali studi finora pubblicati in Italia. Dapprima, riguardo a Cicerone, si citera Il sogno di Scipione, il Commento al sogno di Scipione di Macrobio ed infine il De Institutione musica di Boezio. In merito a Nicomaco verranno trattati il suo Manuale di armonia e Institutione di Boezio. Benche lo studio della simbologia e la struttura numerica della Commedia abbia avuto esiti piuttosto significativi negli ultimi decenni, il tema dell'armonia cosmica delle sfere, pur avendo un aspetto numerico anch'esso, non ha ricevuto altrettanta attenzione. Nel canto X del Paradiso, Dante invita il lettore a contemplare la bellezza del cielo e l'armonia delle sfere. Se guardiamo il disegno dell'universo che aveva in mente Dante dal punto di vista della musica del suo tempo, ci si offre una visione fantasiosa, ma nello stesso tempo estremamente 'poetica', alla quale l'astronomia del

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  • 村瀬 有司
    イタリア学会誌
    2008年 58 巻 173-196
    発行日: 2008/10/19
    公開日: 2017/04/05
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    La Gerusalemme liberata e una delle opere della storia della letteratura italiana piu difficili da recensire, dal momento che l'opera che il Tasso voleva lasciare ai posteri non e mai uscita. Da una parte, le edizioni coeve furono infatti pubblicate senza l'approvazione dell'autore e dall'altra quelle moderne dipendono totalmente da esse a causa della mancanza di edizioni autografe e dell'intricata tradizione manoscritta. Dal primo Settecento al secondo Ottocento la maggior parte delle edizioni fu basata sul testo della pubblicazione mantovana dell'editore Osanna (O) del 1584 considerata importante perche ritenuta curata da Scipione Gonzaga, un amico letterato a cui Tasso chiese ripetutamente consigli per la sua opera. Dopo la fine dell'Ottocento, tuttavia, alcuni studiosi hanno cominciato a criticarla per i tanti interventi arbitrari del curatore sui versi, presentando invece, come testo piu vicino all'originale, due edizioni uscite a Ferrara a la cura di Febo Bonna il 24 giugno e il 20 luglio del 1581 (rispettivamente B1, B2). Bonfigli curo percio un'edizione nel 1930 ricorrendo principalmente a B2 e in seguito Caretti ne curo un'altra nel 1957 consultando piu sistematicamente lo stesso testo e limitandosi a visionare B 1 e O solo per correggere palesi errori di frase. Questa ultima edizione carettiana e quella diffusa oggi. Non avendo mai il Tasso ne collaborato alle tre edizioni (O, B1, B2), ne avendone riconosciuta alcuna come sua, un'edizione filologicamente piu accurata non puo prescindere da un attento esame dei manoscritti che sfortunatamente mancano di ordine. Dal 1575 al 1576 Tasso spedi le bozze dell'opera al Gonzaga di Roma per la revisione, che non riguardo l'opera completa, ma solo le parti di volta in volta finite separatamente: di conseguenza, i gruppi di canti furono trascritti e diffusi in modo indipendente e fasi diverse si insinuarono all'interno di un singolo manoscritto. Questa complicazione rende piu intricata la relazioni fra i vari manoscritti e difficile la sistemazione delle stampe variamente originate da essi. La ricerca piu recente sta infatti mettendo in evidenza questa complessita, soprattutto per merito quasi esclusivo degli studiosi dell'Universita di Pavia, capeggiati da Luigi Poma. Una comparazione dettagliata fra quasi tutte le varianti presenti nei testi piu importanti ha condotto lo studioso a stabilire quale fosse il manoscritto di riferimento in base al quale gli altri possono essere collocati in ordine ed ha indicato vari problemi testuali delle stampe cinquecentesche e dell'edizione moderna. In questo articolo si cerca di schematizzare i rapporti fra i testi e notare i problemi dell'edizione carettiana utilizzando i risultati delle ricerche degli studiosi di Pavia ed in particolare quelli citati di Poma.
  • 上野 まさみ
    イタリア学会誌
    1999年 49 巻 65-90
    発行日: 1999/10/20
    公開日: 2017/04/05
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    Il Paradiso Terrestre (che indichero con P.T.), sulla vetta del monte Purgatorio, data la ricchezza della sua simbologia e delle idee basate sulla teologia cristiana, e uno dei punti della "Commedia" di cui e piu difficile dare interpretazioni univoche. Lo schema dantesco ci suggerisce una divisione della vetta in tre parti. La prima, "Ante-Paradiso Terrestre", dove Virgilio annuncia a Dante che il suo libero arbitrio e "diritto e sano". La seconda, dall'ingresso del P.T. al Lete, nella quale, gia dall'altra riva il cammino di Dante e guidato da Matelda, anche se il poeta continua ad essere accompagnato da Virgilio. La terza, l'oltre Lete, chiamato "beata riva". Dante entra nel P.T. ormai con la ragione umana perfetta. Di conseguenza, a questa seconda parte e possibile accedere con la ragione umana, con la partecipazione pero di Matelda, la nuova guida, che lo conduce fino alla "beata riva", di impossibile accesso con la semplice ragione umana. Cio ci suggerisce che Matelda partecipa di qualcosa di superiore alla ragione umana, cioe della grazia divina. Pertanto, sarebbe possibile affermare che il P.T. e un luogo dove la grazia divina puo, pienamente operare sulla ragione umana. Cristo e la fonte di ogni grazia divina, conferita ai fedeli -come dice S. Tommaso- nel sacramento della chiesa. La chiesa conduce alla vita eterna, pero, la chiesa terrena, essendo guidata dall'umana ragione, non puo essere perfetta, mentre quella in grado di condurre Dante nel P.T. dovra essere infallibile. Al centro della struttura dell'opera vi e l'idea di Gerusalemme. L'Inferno si situa sotto la Gerusalemme terrena, il Paradiso e la Gerusalemme Celeste. Il P.T. si trova a meta strada verso la Gerusalemme Celeste. A proposito del termine "Gerusalemme", questo viene spesso inteso come il luogo nel quale vi e il tempio-chiesa. Il tempio della Gerusalemme terrena proietta il suo topos, il tempio celeste, solo in un modo imperfetto. La discesa di Beatrice nel P.T. allude alla Nuova Gerusalemme che discende dal cielo secondo l'Apocalisse, la cui descrizione ha grande somiglianza con il P.T. dantesco. Il tempio della Nuova Gerusalemme e invisibile, dato che Cristo stesso e il tempio. Supposto che vi sia un tempio nel P.T., questo sara la proiezione perfetta di quello celeste, il suo topos. Le tre parti considerate corrispondono alle tre suddivisioni del tempio, secondo San Tommaso; la prima corrisponde all'atrium, la seconda al sancta, la terza al sancta sanctorum. Applicando questa suddivisione al P.T., si spiega l'accompagnamento di Virgilio e Stazio. Questi, un cristiano, e in grado di accedere alla terza parte, perche il velo che divide il sancta sanctorum dal sancta viene strappato alla morte di Cristo; invece Virgilio, un uomo appartenente all'era dell'Antico Testamento, non va oltre il sancta. Al centro del tempio vi e l'altare, mentre il centro del P.T. e il punto della apparizione di Beatrice. Sia l'unico verso dell'opera dove appare il nome di "Dante", che quello in cui Beatrice si presenta, si trovano in posizione calcolatissima con riferimento ai numeri "3" e "9", secondo il procedimento di calcolo del "Numero Sacro". Ipotizzo, dunque che il P.T. sia una allusione al tempio dove si effettua il rito, il cui centro e il punto della discesa di Beatrice. Il rito fondamentale del Cristianesimo e la Messa. La meta di Dante sulla vetta e la preparazione per la salita in cielo con il corpo mortale. A Dante, la cui ragione e perfetta, e ancora indispensabile la purificazione dal peccato originale. Il Salmo 31 cantato da Matelda viene usato come "Canto d'ingresso" nella Messa, che esprime l'intenzione della celebrazione. In esso viene espresso il "perdono del peccato" e la "conciliazione con

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