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クエリ検索: "ティトゥス・リウィウス"
11件中 1-11の結果を表示しています
  • 古代ギリシア・ローマの場合
    木村 健治
    舞踊學
    1987年 1987 巻 10Appendix 号 5
    発行日: 1987年
    公開日: 2010/04/30
    ジャーナル フリー
  • *久保田 静香
    日本フランス語フランス文学会関東支部論集
    2014年 23 巻
    発行日: 2014年
    公開日: 2018/03/30
    会議録・要旨集 フリー
  • 高橋 均
    ラテンアメリカ研究年報
    1988年 8 巻 145-152
    発行日: 1988年
    公開日: 2022/05/18
    研究報告書・技術報告書 フリー
  • 佐藤 三夫
    イタリア学会誌
    1981年 30 巻 93-121
    発行日: 1981/03/31
    公開日: 2017/04/05
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    Abbiamo qui riordinato sistematicamente e criticamente le varie interpretazioni di numerosi studiosi sulla piu famosa epistola del Petrarca, l'epistola I del IV libro delle Familiari che suole chiamarsi la lettera dell' "ascensione al Monte Ventoso." I. Interpretazioni naturalistiche : Jacob Burckhardt considera il caso dell'ascensione sul Monte Ventoso del Petrarca un esempio tipico della "Entdeckung der Landschaftlichen Schonheit." Burckhardt trova un atteggiamento moderno in questa maniera di accostarsi alla natura. Secondo P.O.Kristeller il Petrarca e il precursore del turismo moderno perche intrapese l'escursione al Monte Ventoso "solo per il desiderio di vedere quel luogo eccezionalmente alto." Pero, come Ernst Cassirer asserisce, per il Petrarca la natura era uno specchio vivente del suo ego. E il valore della natura consiste nell' offrire all'uomo moderno un mezzo nuovo per esprimere se stesso. Quindi si tratta proprio della verita che "habitat in interiore homine." II. Interpretazioni immanentistiche Secondo Georg Voigt il Petrarca e il primo nel quale l'individualita si affermi arditamente con tutti i suoi diritti. Riassumendo il contenuto della lettera dell' "ascensione al Monte Ventoso" Voigt afferma : "In fondo non era che una scena, che egli rappresentava con se medesimo … Da quel momento la sua maggiore preoccupazione fu quella di studiare se stesso." Giovanni Gentile completo la via dell'interpretazione individualistica e immanentistica che Voigt aveva aperto. I modernisti come Burckhardt e Gentile approvano e celebrano la cultura moderna incondizionatamente. Questo punto di vista sembra piu vicino alla fede soggettiva che alla scienza oggettiva. Sulla base di tale fede manca ad esso la conoscenza critica. Quindi non si puo non proporre il problema della critia dei documenti. III. Processo di formazione delle Familiari Vittorio Rossi ha mostrato che il testo delle epistole adunate nei libri Rerum familiarium era passato per tre stadi principali e che a quei tre stadi corrispondono tre gruppi di codici, cioe "la prima copia delle epistole, quella realmente inviata ai destinatari (γ), la stesura risultante dalla revisione operata fra il '51 e il '53 (β) e quella infine accettata come redazione definitiva nella trascrizione del '66 (α)" (riassunto da R.Amaturo). Giuseppe Billanovich nel suo Petrarca Letterato ha approfondito criticamente lo studio cronologico di Rossi utilizzando alcuni documenti nuovi. Secondo Billanovich, nei mesi in cui resto ancora in Provenza (cioe fino alla primavera del 1353) il Petrarca condusse la composizione delle Familiari poco oltre l'inizio del quarto libro. IV. Studi filologici sull'epistola dell' "ascensione al Monte Ventoso" Nella monografia intitolata "Petrarca e il Ventoso" Billanovich ha rilevato che nel 1336 Dionigi da Borgo San Sepolcro, destinatario della lettera, viveva presso la curia papale : "cosi che al cappellano del cardinale Colonna non occorreva confidarsi con lui per lettera." Questa lettera e un'allegoria della vita umana che deriva solo dalla conversione di Gherardo dopo il 1343, e dalla sua entrata nella certosa di Montrieux. E infine Billanovich conclude : "Press'a poco in questi mesi (verso la meta del 1353), sotto il traguardo dei cinquant'anni, con lenta attenzione e manovrando tutti gli strumenti della sua ineguagliabile biblioteca…, non a trent'anni, …immagino e distese la matura e elaboratissima, e percio perfetta, Familiari del Ventoso." Quindi questa e una lettera fittizia composta solo per essere inserita nell'epistolario. Billanovich non vuole parlare della Filosofia contentandosi di fermarsi nell'ambito della Filologia. L'epistola intitolata "de curis propriis" contiene

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  • 佐藤 三夫
    イタリア学会誌
    1986年 36 巻 32-85
    発行日: 1986/10/30
    公開日: 2017/04/05
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    Si dice che la piu brillante delle invettive del Petrarca sia il De sui ipsius et multorum ignorantia. Il Petrarca propose di donare la sua biblioteca in eredita a Venezia in scambio di una casa. Al Palazzo Molin che il governo della repubblica gli offri quattro amici vennero talvolta per avere qualche conversazione con facce ridenti e parole affetuose. Pero loro criticavano clandestinamente il Petrarca durante la sua assenza con un giudizio irriverente : <<virum bonum ydiotam>>. Questo giudizio aveva provocato un forte risentimento nel Petrarca che scrisse una invettiva contro quei giovani aristotelici i cui nomi ormai possiamo sapere dalla nota marginale di un manoscritto veneziano : Leonardus Dandolus, Thomas Talentus, dominus Zacharias Contarenus, omnes de Venetiis, et magister Guido de Bagnolo de Regio, primus miles, secundus simplex mercator, tertius simplex nobilis, quartus medicus physicus. Questa opera di polemica e stata diversamente giudicata dai molti studiosi. Per esempio, Ernest Renan considero quegli avversari del Petrarca come averroisti allevati all'Universita di Padova. Paul Oskar Kristeller e Bruno Nardi hanno assunto dai testamenti di Tommaso Talenti e di Guido da Bagnolo che le idee filosofiche dei quattro avversari del Petrarca non fossero state legate con Padova ma anzi con Bologna. Eugenio Garin ha sostenuto che l'oggetto principale della polemica petrarchesca non e affatto l'aristotelismo averroistico, ma la <<sofistica dei moderni>>, cioe la logica terministica. Ed Antonino Poppi dice che il Petrarca nell'epistolario si preoccupa per le deleterie conseguenze dei barbari logici britan-nici e dei teologi occamistici mentre nel De sui ipsius et multorum ignorantia il Poeta denuncia l'empieta degli averroisti, negatori di Cristo e della immortalita dell'anima. E Francesca Lucchetta dice che il Petrarca taccio quei medici-filosofi veneziani di essere <<averroisti>>, percio negatori di Cristo e della immortalita dell' anima, sovvertitori della tradizione. Lei chiama questo tipo di pensatori averroisti storici distinguendoli dagli averroisti teorici. Quanto ai pensieri aristotelici nel De ignorantia del Petrarca si trovano solamente tre problemi : 1. dell'empia Etica aristotelica, 2. dell'eternita del mondo, e 3. della dottrina della doppia verita. Pero quegli avversari hanno sostenuto realmente queste tesi contro il Petrarca? Il Poeta scrisse <<Quid de aliis dicam, qui...mundi huius eternitatem astruunt? In quam sententiam...philosophi fere omnes, et cum illis mei quoque iudices...in-clinant>>. Quindi non si tratta dell'affirmazione reale di quella tese, ma si tratta solamente della presupposizione personale del Poeta. Anche per quanto riguarda la dottrina della doppia verita e la stessa cosa. Possiamo sapere dai loro tes-tamenti come pietosi erano Guido da Bagnolo e Tommaso Talenti. Non si trova nessun documento che il Petrarca leggesse le opere di Aristotele stesso eccetto l'Etica e la Politica. Quasi tutte le sue citazioni da Aristotele sono solamente quelle che prese a prestito da Cicerone e dagli altri classici o dai commentatori come Calcidio. Nel De ignorantia il Poeta disse <<Solebant illi vel aristotelicum problema vel de animalibus aliquid in medium iactare. Ego autem vel tacere, vel iocari, vel ordiri aliud>>. Queste parole non dimostrano la sua ignoranza sui problemi aristotelici? Ma perche il Petrarca e ignorante di problemi aristotelici sebbene lui stesso fosse studente bolognese una volta come Guido e Tommaso? Perche il Poeta era studente nella facolta di giurisprudenza mentre Guido e Tommaso erano studenti nella facolta di arti e medicina. Nell'Universita di Bologna la facolta di diritto e la facolta di arti e medicina costituivano due organizzazioni tutto diversi. Quasi tutte le discipline che i professori della facolta

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  • 近藤 恒一
    イタリア学会誌
    1976年 24 巻 1-14
    発行日: 1976/10/01
    公開日: 2017/04/05
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    Gli studi classici del Petrarca nei primi anni del suo periodo avignonese dovrebbero aver avuto un'importanza non trascurabile per la formazione del suo umanesimo e quindi dell'umanesimo rinascimentale in generale. Da tale punto di vista e sulla base delle piu recenti acquisizioni critiche portate specialmente da Gius. Billanovich, l'A.intende chiarire il significato storico di quegli studi classici, prendendo in considerazione soprattutto gli studi su T.Livio che possono venir documentati da un manoscritto(B.M., Harleian Ms.2493)formato e annotato dal Petrarca poco piu che ventenne, e insistendo sui seguenti punti : 1)Il giovane Petrarca si dedica agli atudi classici nutrendosi da un lato della tradizione retorica italiana e del preumanesimo che era appena nato dal seno di questa, e ereditando dall'altro il patrimonio lasciato dagli studi classici del Medioevo francese. 2)Per il suo 'classicismo' e il nuovo metodo filologico, il giovane Petrarca differisce gia chiaramente dai dotti contemporanei, compresi i suoi collaboratori anziani che seguono ancora il metodo tradizionale. 3)Sugli studi classici del Petrarca agisce dal profondo un nuovo motivo : viva aspirazione all'ideale comunione degli uomini, per cui egli si sforza di far 'riascere' i grandi antichi per poter familiarmente vivere con loro in una intima conversazione. Di qui appunto la sua esigenza filologica.
  • 林 克彦
    イタリア学会誌
    2013年 63 巻 179-201
    発行日: 2013/10/18
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    Il dittico di Piero della Francesca, ora esposto agli Uffizi, e unico: e composto dai ritratti di Federico da Montefeltro e di sua moglie, Battista Sforza; a tergo dei quali si trovano dipinti i trionfi allegorici dei due signori di Urbino con iscrizioni dedicate a loro. Il dittico e stato sempre considerato un'opera indispensabile per l'analisi dell'andamento stilistico-cronologico di Piero dati i suoi dettagli realistici, apparentemente fiamminghi, particolarita che non si trovano mai nelle sue produzioni giovanili. Tuttavia, siccome non ci rimane nessun documento concernente l'esecuzione, la questione cronologica di questo capolavoro ha fino ad oggi diviso gli studiosi con accanite dispute. Con il presente articolo, si cerca di formulare una nuova ipotesi riguardo all'occasione dell'esecuzione del dittico in base all'identificazione del paesaggio dello sfondo dei trionfi, proponendone anche una nuova datazione. Da quando il Cinquini (1906) esumo un componimento poetico in lode di un ritratto di Federico dipinto da Piero, scritto da un carmelitano che soggiorno ad Urbino nel 1466, diversi studiosi datarono il dittico al 1465 circa, finche il Gilbert (1941; 1968) lo colloco dopo il 1472, l'anno della morte di Battista. Nell'iscrizione dedicata alla signora urbinate, il verbo teneo e impiegato al passato, per questo il Gilbert ritenne che essa all'epoca dell'esecuzione del dittico fosse gia morta e che Piero l'avesse prodotto proprio per commemorare questo lutto. Secondo lo studioso, l'elogio poetico potrebbe riferirsi a un'altra opera, perche non fa cenno al ritratto di Battista. Recentemente, molti studiosi seguono pressappoco la scia del Gilbert. La sua tesi, peraltro, non e decisiva. Lo Sparow (1969) infatti afferma che il verbo teneo al passato, essendo subordinato a quello principale volito al presente, non richiede necessariamente la collocazione del dittico dopo la morte di Battista. Piu che altro, la sua scomparsa non ha alcun rapporto con l'impressionante paesaggio fluviale sullo sfondo dei trionfi, che, secondo chi scrive, racchiuderebbe la chiave del problema. Il fiume, in effetti, spicca molto al di la del carro trionfale di Federico. Leggendo l'iscrizione sottostante, si intende che il soggetto del dipinto e la "fama". Petrarca, dunque, nei suoi Trionfi, fonte dell'iconografia dei trionfi per i pittori rinascimentali, unisce il processo trionfale della Fama a Clau dio Nerone, console romano, che nel 207 a.C. "a tutta Italia giunse al maggior uopo" e sconfisse l'esercito cartaginese "come 'l Metauro vide" a dire del poeta. Il flume Metauro e a due passi da Urbino. Nel Quattrocento, "in tutta quella contrada" il flume era "notissimo" per la vittoria di Nerone, come riporta Flavio Biondo. Si desume percio che sullo sfondo dei trionfi Piero abbia dipinto il Metauro come luogo della storica battaglia vittoriosa per Nerone. Effettivamente, il paesaggio fluviale rievoca l'aspetto topografico dei luoghi in cui fu combattuta la battaglia del Metauro, il quale fu de scritto da Tito Livio nel suo Ab urbe condita liber XXVII. Va inoltre notato che Federico, proprio come Nerone, salvo l'Italia sconfiggendo il suo acerrimo nemico vicino al Metauro. Nel 1459, il duca francese Giovanni d'Angio, pretendente al trono di Napoli, intraprese una spedizione contro Ferdinando I. Con il duca si schiero Sigismondo Malatesta, eterno rivale di Federico. Le nozze del 1460 di Federico e Battista, figlia del signore di Pesaro, furono comunque politicamente volute dal re di Napoli e dal papa Pio II preoccupati per la grave situazione politica italiana. Cosi, nel medesimo anno, Federico fu nominato capitano generale della Lega Italica, e nell'agosto 1462 il suo esercito consegui una netta vittoria contro quello di Sigismondo

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  • 田辺 加恵
    HISPANICA / HISPÁNICA
    2007年 2007 巻 51 号 149-168
    発行日: 2007/12/25
    公開日: 2010/06/11
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    En el año 1085, Alfonso VI, rey de Castilla y León (1065-1109), conquistó la taifa de Toledo. Inmediatamente después de la conquista, la tropa de los almorávides desembarcó en la Península Ibérica y, en los años siguientes, llevó a cabo repetidos ataques conta la ciudad de Toledo con la intención de recuperarla para los musulmanes.
    El principal objetivo de Alfonso VI se centró entonces en la defensa de Toledo contra los musulmanes a toda costa, ya que la ciudad poseía una enorme importancia política, espiritual y estratégica para su reino. El rey castellano-leonés ya se había propuesto atraer a castellaños o francos como pobladores necesarios para mantenerla ciudad y fomentar su establecimiento mediante la concesión de fueros. No cabe duda de que creía que los mozárabes eran indispensables para aumentar la población de Toledo, al igual que los castellaños y los francos puesto que, en 1101, durante una fuerte oleada de violentos ataques por parte de los almorávides, otorgó el fuero a los mozárabes, incluyendo privilegios y exenciones de deberes en su favor.
    Se puede considerar también que el fuero a los mozárabes fue una medida de Alfonso VI para establecer una relación de confianza con ellos. Del preámbulo del mismo fuero se deduce que los mozárabes toledanos habían tenido desavenencias con los pobladores respecto a los bienes raíces, y habían quedado descontentos con las medidas adoptadas por Alfonso VI. Así, y con el fin de evitar que abandonaran Toledo, el rey realizó un nuevo repartimiento, prometió a los mozárabes la plena propiedad de bienes raíces y les concedió algunos privilegios para satisfacerles.
    El objetivo de Alfbnso VI era promover la “castellanización” de Toledo, la ciudad que había estado bajo el dominio islámico durante casi 370 años, pero dadas las circunstancias de la ciudad, el proceso debía ser gradual. El otorgamiento del fuero a los mozárabes fue un paso necesario para que Alfonso VI hiciera realidad la castellanización de Toledo.
  • 米山 喜晟
    イタリア学会誌
    1986年 35 巻 163-186
    発行日: 1986/03/15
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Avevo gia scritto una tesi sul cambiamento radicale della civilta fiorentina dopo la sconfitta di Montaperti e la guerra di Benevento per causa della liberazione dal militarismo campanilistico e della dipendenza dall' Asse Napoli-Francia e del ricevimento volontario della civilta di Francia che era il centro della civilta europea feudale d'allora. Per rinforzare questa tesi, ci aggiungerei tre note seguenti. Nota I: La struttura curiosa del Pecorone come una prova della coscienza del periodo del cambiamento fondamentale. Il Pecorone tratta principalmente della storia fiorentina dipendendo dalla Cronica di Giovanni Villani. Si trova una lunga lacuna misteriosa di circa settant'anni fra il periodo della produzione dell'opera e quello degli avvenimenti raccontati nell'opera collegati con la storia fiorentina. Non si puo fare la spiegazione filologica, perche c'e una prova che dimostra che l'autore ebbe la copia della Cronica di G.Villani almeno fino alla parte dell'anno 1333. La descrizione della storia fiorentina nell'opera comincia con lo scoppio del conflitto Guelfi-Ghibellini(VIII-I) e la sconfitta di Mortaperti(VIII-2), e finisce con la vita di Carlo I d'Angio. Ritorno due volte all'eta antica e segui due volte il corso della storia, quasi seguendo il tempo. Dopo l'arrivo al prriodo fra, il secondo mezzo del secolo XIII e il principio del scolo XIV, comincio a serpeggiare. Dall'esame di quest'ordine della descrizione, si puo fare un'ipotesi che ci sia stata un'immagine del periodo di un cambiamento radicale della storia fiorentina separato dalla sua eta contemporanea. Cosi la lacuna misteriosa dell'opera ci mostra l'esistenza della coscienza del periodo del cambiamento fondamantale e radicale della civilta fiorentina. Nota II: Il cambiamento fondamentele come l'inizio dello sviluppo della produttivita intellettuale di Firenze. Da alcuni materiali statistici, si puo confermare che la produttivita intellettuale di Firenze era prodigiosa e eccezionale in Italia. Per comprendere questo fenomeno, bisogna prima di tutto chiarire concretamente lo sviluppo della potenza produttiva. Per questo scopo, abbiamo eaminato i numeri degli scrittori compresi in un dizionario del secolo XVIII, cioe la 'Storia degli scrittori' di G.Negri, nonostante alcuni errori compresi. Attraverso il calcolo si e trovato che i numeri degli scrittori sono vivino a 40, 80, 160, 320, cioe 40×2^n. Da questi numeri si puo presumere che il numero sommato di ogni periodo fu raddoppiato per tre volte, ma il ritmo era quasi uguale e continuo e senza interruzione. L'eta del principio di tutto il corso era il tempo della sconfitta. Anche attraverso l'analisi degli scrittori divisi in tre gruppi secondo le famiglie d'origine, si puo provare che le famiglie fiorentine non avevano potenza di produrre scittori prima di questo cambiamento. Nota III: Intorno alle ragione della sottovalutazione o della dimenticanza di questo cambiamento fondamentale fiorentino. Si posspno trovare facilmente le ragioni della sottovalutazione o della dimenticanza di questo cambiamento. Sono il cambiamento della situazione fiorentina, l'amor proprio cittadino, il patriottismo democratico, la leggenda della democrazia, la sfiducia per il sistema dei soldati mercenari, e anche l'oscurita comune(eccetto alcuni geni) degli scrittori di queat'eta, perche questo era il periodo di imparare, imitare e ricevere da fuori, specialmente dalla Francia.
  • 政治の宗教社会学のために
    富永 茂樹
    社会学評論
    1993年 44 巻 3 号 282-297
    発行日: 1993/12/30
    公開日: 2009/10/19
    ジャーナル フリー
    一七九四年夏のいわゆるテルミドールの政変において、それまで絶大な権力を保持していたロベスピエールは、きわめてたやすく政敵の術中に陥り没落していったかにみえるが、このときジャコバン派の指導者は、青年期にルソーやプルタルコスの読書をとおして知り、かつ革命がはじまってからのさまざまな言説のなかで語りつづけた古代の立法者、社会に法と規範をもたらすさいに、あるいはもたらすがゆえにほとんど必然的に集団からの迫害や暴力を蒙った立法者の姿に自らを重ねて考えていた可能性が大きい.逆にこうしたリュクルゴスにはじまりルネッサンスの時代のサヴォナローラをへてロベルピエールにいたるまでの、社会のなかで広範な支持を獲得していながら突然の没落と死を迎える人間の系譜を辿ってゆくと、社会的なものの根底には暴力がひそんでいるというルネ・ジラールの命題を検証できると同時に、ウェーバーのいう「カリスマ」型の権力が指導者自身の資質や能力よりも、むしろ秩序の実現を期待する社会の危機的な状況に由来していること、さらにデュルケームが指摘するとおり革命期には「集合的沸騰」が生じるとすれば、それは暴力的な状況をとおして聖なるものを産出し社会の生命を更新する過程にほかならないことを確認できるだろう.以上のような点においてフランス革命は、とりわけテルミドールの政変という事件は、政治の宗教社会学ないし宗教の政治社会学を構築するうえで、重要な手がかりを提供してくれることになるのである.
  • ─設置場所に関する一考察─
    芹澤 なみき
    イタリア学会誌
    2021年 71 巻 103-131
    発行日: 2021年
    公開日: 2021/11/16
    ジャーナル フリー

    La Madonna di Tarquinia (Roma, Palazzo Barberini,1437) realizzata da Filippo Lippi (1406-1469) agli inizi della sua carriera è ritenuta dagli storici dell’arte un’opera rivoluzionaria. Il cartiglio ai piedi della Vergine indica l’anno di esecuzione con la data MCCCCXXXVII e l’opera fu identificata nel 1917 dallo storico dell’arte Pietro Toesca che la rinvenne nella chiesa di Santa Maria in Valverde a Tarquinia (allora Corneto). Essa mostra lo sviluppo radicale dell’artista e soprattutto manifesta l’influenza della pittura fiamminga sempre esaminata dagli studiosi con grande interesse. Per quanto oggetto di studi approfonditi, si ritiene che poca rilevanza sia stata attribuita al luogo di origine dell’opera o alla sua funzione: in questo lavoro si intende perciò presentare un’indagine sulla possibile provenienza dell’opera, evidenziando il ruolo del legame che essa rivela con il Palazzo Vitelleschi, il motivo della commissione e il significato attribuibile agli elementi del dipinto.

    Sebbene nessun documento relativo alla commissione sopravviva, gli studiosi sono concordi nel ritenere che il committente fosse Giovanni Vitelleschi, prelato guerriero, arcivescovo di Firenze dal 1435 e cardinale dal 1437. Tornato alla natia Corneto, vi fece costruire un sontuoso palazzo, noto oggi come Palazzo Vitelleschi. Le ricerche pubblicate fino ad oggi riguardo alla provenienza della Madonna di Tarquinia propongono le seguenti ipotesi: Giuseppe Cultrera ritiene che la tavola potrebbe essere stata trasferita dalla chiesa di S. Maria di Castello a quella di S. Maria in Valverde, ipotesi che non sembra però sufficientemente suffragata dai fatti, poiché la prima fu abbandonata nel 1435 e la zona era già in decadenza quando la tavola del Lippi veniva probabilmente eseguita. Livia Carloni ipotizza invece che il luogo originario della tavola fosse la chiesa del di S. Marco, il monastero agostiniano. Secondo Carloni il cardinale aveva l’intenzione di costruirvi una cappella funeraria, e avrebbe dunque commissionato la tavola per posizionarla sull’altare. Anche la solidità di questa ipotesi è però messa in dubbio dalla mancanza di prove che la sostengano. Nella presente ricerca si riprende in esame l’ipotesi che la tavola sia stata ideata per la cappella privata del palazzo Vitelleschi: seppure già proposta in passato ad esempio da Jeffrey Ruda (1993), questa ipotesi non sembra infatti aver ricevuto un approfondimento adeguato.

    Il palazzo costruito tra il 1436 e il 1439 dal Vitelleschi incorporò edifici preesistenti, e la cappella, dedicata ai Diecimila Martiri, si trova al terzo piano del palazzo ed è annessa allo studiolo del Vitelleschi stesso. Si possono trovare le seguenti somiglianze architettoniche e decorative tra il palazzo del cardinale e la tavola del Lippi. Innanzitutto, uno degli indizi a sostegno di questa ipotesi è la presenza, in un affresco del primo piano del palazzo, di una raffigurazione della Vergine col Bambino in braccio. Affiancata ad un lato da un personaggio a cavallo, con ogni probabilità il cardinale Vitelleschi stesso. Questa immagine permette di percepire la devozione di Vitelleschi per la Santa Vergine come nella Madonna di Tarquinia. Lo stile che fonde elementi gotici e rinascimentali è riscontrabile sia nella architettura del Palazzo sia nella tavola del Lippi: di chiara ispirazione rinascimentale lo stile pittorico, ma in stile gotico la cornice, che si ritiene qui originale. Altri parallelismi sono tracciabili tra il dipinto di Lippi e l’architettura del palazzo. Ad esempio la ripetizione della forma curva nell’architettura del dipinto e nella forma della tavola stessa e la forma della cappella privata del palazzo. O ancora, i pilastri della cornice richiamano le colonne tortili presenti sia ai lati della cappella che in diversi affreschi.

    L’approfondita analisi

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