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クエリ検索: "長神悟"
6件中 1-6の結果を表示しています
  • 向井 華奈子
    イタリア学会誌
    2015年 65 巻 147-166
    発行日: 2015年
    公開日: 2017/03/27
    ジャーナル フリー

    Nell’italiano contemporaneo, sia la forma della terza persona plurale del congiuntivo imperfetto sia quella del condizionale presente hanno desinenza in -ero. Ma fra la fine del Duecento e il Cinquecento questa regola non si era ancora stabilizzata, e coesistevano numerose varianti: la desinenza -ono (sarebbono, fossono), -eno (sarebbeno, fosseno), -oro (sarebboro, fossoro), ecc.

    Nel Cinquecento, questa oscillazione morfologica esercita una chiara influenza sugli scritti grammaticali: le forme della terza persona plurale del congiuntivo imperfetto e del condizionale presente teorizzate dagli scritti grammaticali cinquecenteschi sono infatti differenti da quelle contemporanee. Ad esempio Pietro Bembo (1470-1547), nelle sue Prose della volgar lingua (1525), propone come forma generale del modo condizionale la forma in -ono. Lo stesso Bembo, tuttavia, così come altri grammatici del Cinquecento, registra numerose varianti desinenziali del modo oggi denominato condizionale. Tenendo conto del fatto che il condizionale non esisteva in latino come modo morfologicamente distinto, e che quindi, a differenza di altri modi della lingua italiana, non ereditava dalle trattazioni antiche una forma o un modo d’uso predefinito, era inevitabile che nel Cinquecento, età della codificazione grammaticale, questa forma abbia rivestito un ruolo importante nella discussione grammaticale, dando adito a diverse interpretazioni.

    In questo articolo si intende analizzare la posizione tenuta su questa questione dai grammatici del Cinquecento, esaminando l’uso delle desinenze di condizionale e congiuntivo nelle principali opere letterarie scritte nel periodo compreso fra il XIII e il XVI secolo. Riguardo alle opere grammaticali cinquecentesche, si concentrerà l’attenzione in particolare su quattro nomi di particolare rilievo, ovvero Pietro Bembo, Giovan Francesco Fortunio (c. 1470-1517), Gian Giorgio Trissino (1478-1550) e Pierfrancesco Giambullari (1495-1555), che nell’ambito dei dibattiti cinquecenteschi sulla lingua si collocano in posizioni radicalmente diverse l’uno dall’altro. Le teorie di Bembo e Fortunio possono essere ascritte alla teoria classicista, che individuava il modello della lingua italiana nel fiorentino letterario del Trecento, e in particolar modo in Petrarca e Boccaccio, benché le teorie bembiane mostrino più rigore di quelle di Fortunio. La posizione di Trissino, conosciuta come teoria della lingua cortigiana o italiana, negava invece la superiorità del fiorentino e, rimarcando quanto in realtà una lingua illustre come quella elaborata da Dante e Petrarca fosse composta di voci provenienti da ogni parte d’Italia, non limitava le scelte lessicali e grammaticali della lingua letteraria moderna a specifiche regioni italiane. Anche per questa ragione, nella sua Grammatichetta (1529), Trissino, a differenza di altri teorici contemporanei, non fonda la propria teoria sull’autorità di scrittori illustri. Giambullari infine, nelle Regole della lingua fiorentina pubblicate nel 1552, propone come norma la lingua parlata a Firenze, pur usando nelle sue Regole abbondanti esempi tratti dalle Tre Corone.

    Le desinenze che esaminiamo sono descritte così:

    Per quanto riguarda il condizionale presente, tutti gli autori scelgono la desinenza -ono. Bembo non fa riferimento alla desinenza moderna -ero, che invece tutti gli altri grammatici indicano come desinenza del condizionale. In Bembo e Fortunio si discutono anche le forme -iano o -ieno, e a questo riguardo il primo traccia una netta distinzione tra le desinenze verbali che occorrono rispettivamente in poesia e in prosa. Per quanto riguarda invece il congiuntivo imperfetto, accanto a -ono, -eno, -ino, la prevalenza della desinenza -ero sembrerebbe suggerire che le desinenze -ono e -ero rappresentassero le forme principali per ambedue i modi.

    Su queste osservazioni di

    (View PDF for the rest of the abstract.)

  • 古浦 敏生
    イタリア学会誌
    1999年 49 巻 353-368
    発行日: 1999/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 平高 史也
    社会言語科学
    2021年 24 巻 1 号 52-66
    発行日: 2021/09/30
    公開日: 2021/11/16
    ジャーナル フリー

    国内に定住する外国人に対する日本語教育が推進されている.また,圧倒的多数の小学校,中学校,高等学校では英語の教育だけが行われている.私たちはこのどちらも普通のこと,当然のことと考えてはいないだろうか.本稿では,言語教育における「共生」は日本語教育の推進と英語一辺倒の外国語教育だけでは実現できず,母語継承語教育や英語以外の言語の教育にまで視野を拡大し,言語教育全体の課題としてとらえなくてはならないことを主張する.そのうえで,真の共生社会の実現に向けて,日本における母語継承語教育と外国語教育の改革に向けた観点を提示する.

  • 秋山 余思
    イタリア学会誌
    1998年 48 巻 341-359
    発行日: 1998/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
  • 上野 貴史
    イタリア学会誌
    1998年 48 巻 181-202
    発行日: 1998/10/20
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー
    Le forme plurali dei composti costituiti da due elementi si presentano in italiano nelle forme seguenti: a)<P_1-Infl+P_2> b)<P_1+P_2-Infl> c)<P_1-Infl+P_2-Infl> d)<P_1+P_2> Pur essendo possibile spiegare in parte, a seconda della categoria dei composti, le regole sottostanti a tali forme, dal momento che esistono numerose eccezioni, si puo prevedere che le regole necessarie siano molto complesse. In questo lavoro, si tenta dunque di studiare, attraverso un approccio lessicale, il processo generativo delle forme plurali nei composti. Dal punto di vista lessicale, si cerchera di precisare le regole di formazione delle parole (nel lessico) come un processo di natura diversa dalle regole della sintassi. Il sistema ci dice che le parole che si inseriscono come uscita nella struttura sintattica si formano completamente nel lessico, ed il fenomeno della flessione viene trattato nel lessico. Il procedimento per cui, in questo lavoro, si inseriscono le regole della flessione nel lessico risulta valido per arrivare a spiegare i composti italiani che mostrano la flessione interna.In questa analisi i compostinominali sono classificati in due tipi: i composti lessicali ed i composti generativi. I composti lessicali trovano la propria forma di partenza gia registrata nel lessico. Di conseguenza, la flessione del plurale si verifica nella desinenza, come avviene per le parole semplici. I composti generativi presentano invece forme plurali differenziate a seconda della relazione funzionale all'interno dei composti stessi. Quando la relazione e la struttura sono di coordinazione, la flessione plurale appare in entrambi gli elementi a causa dell'impossibilita di specifiare la testa del composto. Se invece la struttura e di subordinazione, la flessione appare nella testa, essendo questa chiaramente identificabile. Nel lessico, i morfemi plurali sono aggiunti dalla "condizione sulla aggiunzione della caratteristica plurale". Le forme plurali dei composti italiani non sono definite dalle regole derivanti dalla categoria lessicale (incluse tante eccezioni), ma dalle procedure regolari e semplici che possiamo spiegare attraverso l'analisi del processo generativo dei composti e la relazione funzionale degli elementi che costituiscono il composto.
  • 霜田 洋祐
    イタリア学会誌
    2012年 62 巻 1-25
    発行日: 2012/10/16
    公開日: 2017/04/05
    ジャーナル フリー

    I frequenti interventi in prima persona del narratore-autore sono uno degli elementi tipici dei romanzi europei del primo Ottocento. La figura del narratore dei Promessi sposi, per molti aspetti, appartiene a questa tradizione. L'uso manzoniano delle prime persone e, pero, a ben vedere, molto particolare, in quanto lo scrittore milanese le utilizza in modo sistematico. Nell'introduzione dei Promessi sposi, interrompendo <<il proemio>> dell' autore anonimo con un discorso diretto, il Manzoni narratore si presenta con la prima persona singolare. Dopo aver manifestato l'intenzione di <<prender la serie de' fatti>> dal manoscritto e <<rifarne la dicitura>>, pero, comincia improvvisamente a usare la prima persona plurale (plurale "autoriale"). Poiche queste due prime persone, <<io>> e <<noi>>, vengono usate alternatamente nel romanzo, gia alcuni critici hanno giustamente tentato di classificare le loro funzioni mettendo in evidenza la pluralita del ruolo della voce narrante. Tutti i modelli di classificazione elaborati sono basati, in diversa misura, sull'idea di un <<noi>> autorevole che parla con sicurezza e pronuncia la verita. Questa sfumatura di autorevolezza e propria del plurale autoriale, ovvero la prima persona plurale usata al posto della prima persona singolare. Il narratore dei Promessi sposi, tuttavia, fa un largo uso anche della prima persona plurale allo scopo di coinvolgere il lettore. Si tratta del plurale inclusivo (<<io>> + <<voi>>) che potrebbe essere definito un <<noi>> "affettivo". Tra i casi evidenti di questo <<noi>> affettivo si puo classificare l'aggettivo possessivo <<nostro>>, che viene usato riferendosi ai personaggi <<il nostro Abbondio>>, <<il nostro giovine>>, ecc.) e fa in modo che il lettore condivida l'affetto del narratore-autore verso di loro. Insieme alla prima persona dell'aggettivo possessivo, con cui il narratore gioca sulla complicita con i lettori, anche le altre forme (verbale e pronominale) della prima persona plurale vengono usate per includere l'ascoltatore o meglio il lettore. Accanto ai verbi che si riferiscono all'atto del parlante / scrivente (<<abbiamo scritto>>, <<citeremo>>, <<ometteremo>>, <<spendiamo quattro parole>> ecc.), si trovano quelli che sembrano voler coinvolgere il lettore. Tipici sono i verbi che raffigurano chi "vede" i personaggi e la loro storia e seguendoli "si muove" dentro il testo (<<come abbiam veduto>>; <<per andar dietro a Renzo, che avevam perduto di vista>> (XI, 49); <<andiamo a vederlo [=Cardinale Borromeo] in azione>> (XXII, 47); <<Trasportiamoci al castello>> (XX, 42), ecc.). Anche se rimane difficile individuare tra i due poli una linea di confine netta, si deve comunque dire che la differenza tra il <<noi>> autoriale propriamente detto e il <<noi>> affettivo e notevole, e siccome all'interno delle enunciazioni contenenti la prima persona plurale, ritenute per lo piu omogenee, emerge questa varieta significativa, sara opportuno riconsiderare la loro tipologia. Ciascuno dei due tipi di <<noi>>, che compaiono entrambi di frequente nel romanzo manzoniano, ha una propria funzione. I dati raccolti da chi scrive mettono in rilievo la frequenza disuguale delle enunciazioni con il <<noi>> autoriale (esse appaiono in totale piu di 200 volte). Se ne trovano numerose nei capitoli cosiddetti "storici", capitoli in cui vengono narrati i fatti realmente accaduti. Si puo quindi ritenere che l'uso del <<noi>> autoriale sia fortemente motivato dall'atto di riportare le vicende storiche, e

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