Studi Italici
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A proposito del condizionale italiano
Satoru NAGAMI
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1981 Volume 30 Pages 75-92

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Abstract

E noto che si trovano negli antichi testi italiani e esistono ancora oggi nei vari dialetti d'Italia due serie di condizionale accanto a quella 'standard' del tipo canterei risalente alla perifrasi latina CANTARE HABUI. L'una di esse, del tipo cantaria e formata dall'infinito piu l'imperfetto del verbo 'avere' (CANTARE HABEBAM), e l'altra, del tipo cantara, risale al piuccheperfetto indicativo latino (CANTAVERAM). Nel presente articolo si analizza il rapporto fra i tre tipi di condizionale dal punto di vista semantico e stilistico esaminando alcuni testi duecenteschi di diverse regioni. Nella lingua aulica dei poeti della Scuola Siciliana, p. e. in Giacomo da Lentini o Guido delle Colonne, le forme predominanti sono del tipo cantaria, mentre il tipo cantara sembra avere il valore di sottolineare il carattere conclusivo di una azione immaginaria. E interessante vedere la prevalenza del tipo cantara su quello cantaria nel contrasto di Cielo d'Alcamo scritto consapevolmente nello stile popolareggiante e realistico. L'uso del tipo canterei e molto limitato tanto nella lingua aulica siciliana quanto nel contrasto di Cielo d'Alcamo. Il valore specifico del tipo cantara, pero, non si manifesta sempre palese come indicano gli esempi delle laude di Iacopone da Todi. Negli scrittori toscani ci si accorge subito della preponderanza del tipo canterei che e l'unico condizionale che fu menzionato dall'autore delle Regole della lingua fiorentina, la prima grammatica volgare del Quattrocento. Benche il tipo cantaria sia abbastanza usato nella poesia, la frequenza diminuisce notevolmente nella prosa. I risultati del confronto della lingua della poesia e con quella del carteggio di Guittone d'Arezzo confermano tale tendenza. Pero e difficile trovare la differenza del significato tra questi due tipi concorrenti. Il tipo cantara e rato salvo la forma cristalizzata fora del verbo 'essere'.

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