イタリア学会誌
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研究ノート
物語装置としての窓
─ラッラ・ロマーノの場合─
越前 貴美子
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2020 年 70 巻 p. 75-98

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抄録

La prosa di Lalla Romano riserva un posto particolarmente rilevante alle finestre e tale rilevanza autorizza una ricerca specifica sul tema, considerando come l’intenzione narrativa di rendere il proprio mondo e la propria famiglia il centro dell’opera, dichiarata dall’autrice stessa, ha portato alla visione di Lalla Romano quale scrittrice intimista.

L’interno della casa, palcoscenico dell’azione narrativa, favorisce l’onnipresenza di finestre dalle quali i protagonisti rivolgono lo sguardo all’esterno, mentre il lettore osserva dalle stesse finestre, come se si trovasse alle loro spalle. Questa intuizione è sostenuta dalla possibilità che l’attività di pittrice svolta da Romano, prima di dedicarsi alla scrittura, ne rappresenti un’interpretazione plausibile e esclude che la scrittrice utilizzasse l’immagine della finestra solo come vezzo letterario, evidenziandone piuttosto il valore poetico: ipotesi, questa, che si intende verificare nel presente lavoro.

L’analisi è stata condotta come segue: dopo aver in primo luogo definito un repertorio delle occorrenze della parola “finestra” nella maggior parte delle opere in prosa e poesia, si è proseguito con una classificazione delle occorrenze, identificando così categorie quali la forma (porta-finestra, lucernario, finestra cieca, finestra con o senza balcone, ecc.), la stanza in cui si trova (cucina, camera di un albergo, ecc.), la vista offerta (il luogo su cui si affaccia, il visibile dalla posizione di essa, ecc.), le azioni che vi svolgono (osservare l’esterno, arieggiare la stanza, comunicare con chi si trova all’esterno, ecc.) e così via. Processo, questo, che ha permesso di pervenire a osservazioni interessanti e stimolanti.

Il primo paragrafo del lavoro presenta, insieme all’etimologia della parola, un esame della finestra come elemento architettonico (presa di luce e d’aria; elemento visivo ed estetico dell’edificio) e prosegue osservandone il ruolo pittorico di cornice che delinea la composizione che la scrittrice intende descrivere. Il paragrafo si conclude con la discussione della presenza della finestra come spazio da vedere: vetrina di negozi come simbolo del modernismo e fotografata nell’opera del padre della scrittrice, Roberto Romano.

Si prosegue nel paragrafo successivo con varie rappresentazioni di finestre, delle quali si osservano i ruoli distinti presumibilmente ad esse affidati dalla scrittrice. La disamina specifica di ciascuna occorrenza è resa impraticabile dall’estrema frequenza: per questa ragione si è optato di focalizzare cinque particolari funzioni che si ritengono essenziali per la strategia narrativa e poetica della scrittrice:

1. la finestra come contenitore di ricordi felici della famiglia;

2. la finestra come testimone della storia d’Italia;

3. la finestra come cornice che delinea l’oggetto afferrandone la verità unica ed intrinseca;

4. la finestra espressionistica come specchio dell’immagine mentale dell’io protagonista;

5. la finestra performativa la cui apertura e chiusura sollecitano il recupero del passato lontano.

Apertura che promette un mondo sconosciuto e pieno di speranza oltre lo spazio chiuso, la finestra è un luogo che lega mondi opposti, quello interno e quello esterno e offre perciò a chi vi si trova davanti la facoltà di compiere una scelta: aprirla per incontrare il mondo, chiuderla per rifiutarlo, indugiare esitando, attendere qualcuno o vederlo partire e così via.

Pur includendo funzioni contrastanti o, a seconda dei contesti, neutre, descritta nell’opera d’arte la finestra ha la facoltà di moltiplicare le interpretazioni semantiche, il che ne sottolinea la qualità di elemento artistico di profondo significato.

A conclusione dell’analisi, se ne riconosce dunque la rilevanza nell’espressione artistica

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