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クエリ検索: "サヴォイア家"
16件中 1-16の結果を表示しています
  • 都市と嗜好品が関わるとき
    中島 梓
    嗜好品文化研究
    2016年 2016 巻 1 号 85-92
    発行日: 2016年
    公開日: 2022/09/30
    研究報告書・技術報告書 オープンアクセス
  • 柴田 賢一
    日本の教育史学
    2017年 60 巻 177-179
    発行日: 2017年
    公開日: 2018/04/01
    ジャーナル フリー
  • カ・ドーロの《磔刑》などファン・エイク派の作例を中心に
    江藤 匠
    美学
    2017年 68 巻 2 号 49-
    発行日: 2017年
    公開日: 2019/01/02
    ジャーナル オープンアクセス
    Pietro Perugino wurde in den 1480er-Jahren von Theologen Baltori ein Altarwerk in Rom in Auftrag gegeben. Diese Kreuzigung, die nach ihrem Besitzer Fürsten Galizin Galitzin-Triptychon genannt wurde, ist eine Verbindung von den meditativen Bildthemen mit der naturalistischen Ästhetik. Schon wiesen F.Hartt und J.Wood auf einen großen Einfluß der niederländischen Malerei auf das Altarbild Peruginos hin. Aber sie nahmen keine Notiz von den gefühlvollen Figurendarstellungen von Hl.Maria und Hl.Johannes. Der Verfasser bemerkte die Ähnlichkeit zwischen dieser Figurendarstellung des Hl.Johannes und derjenigen in dem Triptychon von Niccolò da Foligno in der Pinacoteca Vaticana. Die Kreuzigung Niccolòs hat eine Zusammanhang mit derjenigen der Eyckischen Schule in der Cà d’Oro zu Venedig. Es ist bewährt, dass die Figurenkomposition dieser Kreuzigung das Abbild von der Kreuzigungsminiatur in jenen Heures de Milan ist. Niccolò da Foligno wird als einer der Meister Peruginos in seiner Umbrien-Zeit betrachtet. Aus diesem Grunde kommt es zu dem Schluß, dass Perugino für die Darstellung der Galitzin-Kreuzigung auch das Vorbild der Eyckischen Schule verwendet hat. Peruginos Altarbild konnte deswegen die Doppelfunktion eines Andachtsbildes erfüllen: die religiöse Versenkung und den optischen Charme.
  • 吉田 邦夫
    化学と教育
    2003年 51 巻 10 号 624-627
    発行日: 2003/10/20
    公開日: 2017/07/11
    解説誌・一般情報誌 フリー
    加速器質量分析(AMS)法を用いると,ほんのわずかな量でも炭素14年代測定が出来る。その結果,考古遺物だけでなく,これまで年代測定が許されなかった美術工芸品についても測定が可能になり,思わぬ結果が得られることもある。美術品鑑定者を欺くことが出来ても,科学分析はその虚を暴くことになるかもしれない。逆に,鑑定眼のもろさを,白日の下にさらすこともある。奇々怪々の世界である。
  • 池谷 知明
    史学雑誌
    1998年 107 巻 5 号 1023-1027
    発行日: 1998/05/20
    公開日: 2017/11/30
    ジャーナル フリー
  • 馬田 一郎, 大津 嘉代子, 新国 佳祐
    認知科学
    2016年 23 巻 1 号 92-94
    発行日: 2016/03/01
    公開日: 2016/09/01
    ジャーナル フリー
  • イタリア稲作の概要
    堀尾 光広
    農業機械学会誌
    1998年 60 巻 2 号 135-138
    発行日: 1998/03/01
    公開日: 2010/04/30
    ジャーナル フリー
  • ─イタリア側公文書を中心に─
    ポッツィ・カルロ・エドアルド
    イタリア学会誌
    2016年 66 巻 129-151
    発行日: 2016年
    公開日: 2017/12/09
    ジャーナル フリー
  • ─日伊両国の一次史料を中心に─
    CARLO EDOARDO POZZI
    イタリア学会誌
    2020年 70 巻 99-123
    発行日: 2020年
    公開日: 2021/02/02
    ジャーナル フリー

    Nabeshima Naohiro (1846-1921), fu un membro di rilievo della classe dirigente giapponese durante il periodo Meiji. Secondogenito di Nabeshima Naomasa (1815-1971), decimo daimyō del Dominio di Saga, nel 1861 il giovane Naohiro successe al padre e divenne l’undicesimo (e ultimo) daimyō di Saga. Sul finire del Periodo Edo egli partecipò attivamente alla Guerra Boshin (1868-1869), guidando le forze di Saga contro quelle dello Shogunato Tokugawa. In seguito alla Restaurazione Meiji del 1868 e all’abolizione del sistema han nel 1871, Nabeshima rinunciò al titolo di daimyō e, tra il 1871 e il 1873, viaggiò negli Stati Uniti e in Europa al seguito della Missione Iwakura in qualità di studente. Dal 1873 si stabilì poi in Inghilterra dove proseguì i suoi studi insieme ai suoi due fratelli Naotora e Naotō.

    Tornato in Giappone nel 1878, l’ex-daimyō svolse per il Ministero degli Esteri una serie di incarichi di rilievo. In particolare, nel 1879, dopo essere stato nominato responsabile dell’accoglienza del Principe imperiale di Germania Enrico di Prussia (1862-1929) e dell’ex presidente degli Stati Uniti Ulysses S. Grant (1822-1885) durante il loro soggiorno Tokyo, Nabeshima si occupò anche dell’accoglienza del Principe Tomaso Alberto Vittorio di Savoia (1854-1931), secondo Duca di Genova e cognato del Re d’Italia Umberto I (1844-1900), allora alla sua seconda visita ufficiale in Giappone. Fu proprio mentre stava accompagnando il Duca di Genova nelle principali città del Kansai tra il 21 e il 27 febbraio 1880, che Nabeshima fu nominato Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario del Giappone in Italia per volere del Ministro degli Esteri Inoue Kaoru (1836-1915). Dopo aver ricevuto la nomina ufficiale dall’Imperatore Meiji (1852-1912) l’8 marzo dello stesso anno ed essere salpato da Yokohama il 9 luglio 1880, il 23 agosto Nabeshima sbarcò quindi a Napoli e poco dopo si insediò nella Legazione giapponese a Roma, occupandosi della sua gestione fino al giugno del 1882.

    Durante il suo soggiorno in Italia in qualità di Ministro Plenipotenziario, Nabeshima strinse fin da subito solide relazioni di amicizia con la famiglia reale italiana e in particolare con il Re Umberto e la Regina consorte Margherita di Savoia (1851-1926), sorella del Principe Tomaso. Già nel settembre del 1880, i due sovrani organizzarono per il neoministro giapponese una cena di gala presso la Villa Reale di Monza, come segno di riconoscenza per l’accoglienza da lui riservata in Giappone al Duca di Genova. Inoltre, a pochi mesi dall’assunzione del suo incarico di Ministro Plenipotenziario a Roma, il 3 novembre 1880, giorno del compleanno dell’Imperatore Meiji, Nabeshima fu decorato dal Re del Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia. Successivamente, le relazioni con la coppia reale si fecero via più intime tanto che, quando Nabeshima si sposò alla Legazione con Hirohashi Eiko (1855-1941), il Re volle subito riceverli a corte per congratularsi con loro, mentre, alla nascita della figlia Itsuko (1882-1976) il 2 febbraio 1882, la Regina Margherita si premurò di farle un regalo.

    Nel frattempo, Nabeshima partecipò attivamente alla vita sociale dell’alta società romana, prendendo parte a numerosi eventi mondani insieme a figure di rilievo della classe dirigente italiana. Nabeshima stesso organizzò presso la Legazione giapponese sontuose feste da ballo e cene di gala, che vennero spesso elogiate dai principali quotidiani romani e nazionali. Fu probabilmente anche grazie a questi eventi tenuti alla Legazione, e alla sua profonda conoscenza dell’etichetta e della cultura europee, che il Ministro giapponese godette di un’alta reputazione tra i membri dell’establishment italiano, diventando noto a tutti come “Principe Nabeshima”.

    Per di più, durante i circa due anni di soggiorno in Italia come Ministro

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  • 牧野 素子
    ユダヤ・イスラエル研究
    2018年 32 巻 43-
    発行日: 2018年
    公開日: 2021/05/09
    ジャーナル オープンアクセス
  • 西洋史学
    2016年 262 巻 84-
    発行日: 2016年
    公開日: 2022/05/03
    ジャーナル フリー
  • ─日伊両国の未刊行公文書を中心に─
    CARLO EDOARDO POZZI
    イタリア学会誌
    2017年 67 巻 125-149
    発行日: 2017年
    公開日: 2018/11/28
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    Il Conte Raffaele Ulisse Barbolani (1818-1900) fu un diplomatico italiano di alto livello, nato il 13 agosto 1818 a Cesapiana di Colledimacine, in provincia di Chieti, da un ramo cadetto, trasferitosi in Abruzzo, della famiglia gentilizia toscana dei Barbolani di Montauto.

    Non ancora trentenne, il conte Barbolani iniziò la carriera diplomatica tra le fila della burocrazia borbonica nel Ministero degli Affari Esteri del Regno delle Due Sicilie, dove era entrato con regolare concorso nel 1847. Dopo incarichi importanti svolti presso numerose sedi in Europa e nel mondo per conto del governo borbonico, essendo sospettato di avere contatti col Regno di Sardegna e Casa Savoia, nel 1859 fu trasferito in Brasile in qualità di Incaricato d’Affari. Sensibile tuttavia agli avvenimenti contemporanei in Italia durante gli anni cruciali della Guerra d’Indipendenza, il giovane diplomatico scelse comunque, a rischio della carriera, di tornare in patria, abbandonando i Borbone e schierandosi dalla parte dei Savoia.

    Entrato nelle grazie del Presidente del Consiglio Camillo Benso conte di Cavour, il conte Barbolani proseguì l’iter diplomatico al servizio del neonato Regno d’Italia occupandosi in particolare dell’organizzazione del Ministero degli Esteri del giovane Stato, di cui diventò Segretario Generale tra il 1867 e il 1869. Concluso l’incarico di Segretario Generale presso il Ministero, nel 1869 fu destinato a Costantinopoli e nel 1875 a Pietroburgo. Il 31 dicembre 1876 venne promosso Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di 1a classe e, con Regio Decreto 13 febbraio 1877, destinato alla guida della Legazione italiana di Tokyo.

    Forte dei suoi contatti personali nei piani alti del Ministero degli Esteri e di un’ormai consolidata esperienza diplomatica maturata sul campo, il diplomatico abruzzese sbarcò a Yokohama per sostituire il conte Alessandro Fe’ d’Ostiani il 10 maggio 1877 con l’intenzione di proseguire le amichevoli relazioni di amicizia con quel Paese sulla scia dei suoi predecessori. Durante i quattro anni in cui resse la Legazione di Tokyo, il Barbolani si dedicò infatti alla promozione dell’immagine dell’Italia quale paese legato al Giappone da un rapporto di amicizia disinteressata, stringendo forti legami con gli esponenti della classe dirigente Meiji e sviluppando una politica diplomatica che, senza interferire in questioni di politica interna, servisse ad approfondire le relazioni politico-commerciali tra i due Paesi.

    Tra le iniziative più significative della sua attività alla guida della Legazione di Tokyo, vanno senz’altro ricordati i negoziati svolti per la revisione dei trattati vigenti, che il diplomatico italiano avviò nel gennaio del 1879 con l’allora Ministro degli Esteri giapponese Terashima Munenori (1832-1893). Con l’obiettivo di ampliare l’interscambio tra l’Italia e il Giappone, il Barbolani, di propria iniziativa, propose al governo Meiji un nuovo trattato commerciale che, abrogando quello stipulato nel 1866, sancisse l’autonomia tariffaria giapponese e che, in cambio della possibilità per gli italiani di circolare, risiedere e commerciare liberamente fuori dai porti aperti, concedesse l’abolizione graduale dell’extraterritorialità. Si trattava per l’epoca di un progetto di revisione radicale e ambizioso, che avrebbe permesso al Governo Meiji di fare notevoli passi avanti nel processo di revisione dei cosiddetti “trattati ineguali”, consentendo intanto al Regno d’Italia di ottenere maggiori possibilità di ampliare la propria rete commerciale in Asia Orientale e di stabilire più intimi rapporti diplomatici con la classe dirigente giapponese, con tutti i vantaggi politici che questo avrebbe comportato per il futuro.

    Scopo del presente lavoro è illustrare nel modo più esauriente possibile le modalità dei negoziati svoltisi nel

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  • 片山 浩史
    イタリア学会誌
    2016年 66 巻 77-105
    発行日: 2016年
    公開日: 2017/12/09
    ジャーナル フリー

    Si ritiene comunemente che, nonostante la diffusione del romanzo popolare nel secondo Settecento, il primo romanzo italiano degno di attenzione sia stato le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo. Tuttavia, come già fu affermato da Luca Assarino («Gran secolo di romanzo è questo ») e Giovanni Ambrosio Marini («Veramente questa è l’età dei romanzi») in quello stesso 1640, già nel Seicento era possibile individuare una moda del romanzo: erano infatti state pubblicate più di duecento opere e le più fortunate avevano superato le trenta edizioni. Questi romanzi, seppure quasi completamente dimenticati già nel Settecento, non sono senza importanza, sia perché rappresentano una fase dello sviluppo della narrativa in prosa sia in quanto manifestazioni di un fenomeno storico-culturale.

    Nel quadro generale dei romanzi italiani secenteschi, che si va facendo sempre più chiaro dopo il censimento bibliografico compiuto da Mancini negli anni ’70, il posto del precursore, come era già stato ampiamente riconosciuto anche dai contemporanei, è occupato da Giovanni Francesco Biondi (1572-1644). La pubblicazione della sua prima opera, L’Eromena (Venezia, 1624) segnò da parte di Biondi l’introduzione in Italia del genere del romanzo cosiddetto “eroico-galante”: un romanzo d’amore e d’avventura che narra le storie di più coppie, ad imitazione dei romanzi greci ritrovati nel Cinquecento. Colui che però aveva dato inizio alla moda del genere nell’intera Europa era stato lo scozzese John Barclay, con il romanzo in latino Argenis (1621). È dunque indispensabile operare un confronto fra i loro romanzi, in considerazione anche del fatto che per qualche anno i due autori servirono insieme il re James I d’Inghilterra.

    Gli elementi innovativi dell’Argenis rispetto ai romanzi cavallereschi precedenti emergono infatti anche nei romanzi biondiani: il realismo, i dialoghi politico-filosofici fra i personaggi e l’allegoria storica, che narra episodi di vita di persone reali trasportandoli in epoche e luoghi diversi e cambiando i nomi dei protagonisti. Quest’ultimo elemento dell’Argenis attrasse l’attenzione del pubblico al punto che, a pochi anni di distanza dalla prima edizione, ne fu pubblicata un’edizione corredata di “chiavi”. Per quanto tali edizioni della trilogia biondiana non esistano, è ampiamente accettata dagli studiosi l’interpretazione proposta da Christianus Gryphius (1710), che riconosce nell’Eromena le vicende tragiche di Elizabeth Stuart, figlia di James I, e Friedrich V del Palatinato. A ben guardare, tuttavia, questa interpretazione non sembra essere così immediata. Infatti, diversamente dalla tragedia di Elizabeth e Friedrich, la storia dei protagonisti del romanzo, Eromena e Polimero, ha un lieto fine: per questa ragione neanche i contributi di Getrevi (1986) e di Savoia (1994) sembrano sufficienti a confermare l’ipotesi di Gryphius. Allo scopo anche di comprendere meglio questo primo romanzo, dunque, si ritiene opportuno analizzare i due romanzi successivi, i quali, per motivi non chiari, sembrano non aver ricevuto fino ad oggi sufficiente attenzione.

    Il primo dei due episodi, esaminato nel presente lavoro, viene narrato dal Conte di Bona ne La donzella desterrada (1627) come «nuova di Ponente » degli ultimi dieci anni. Le vicende della casa reale di Gaula Belgica che vi si narrano rappresentano, dissimulandole, quelle della casa reale inglese dalla morte precoce del principe Henry-Frederick, al matrimonio fra Elizabeth e Friedrich V e il loro esilio in Olanda, fino al fallito tentativo di matrimonio fra il principe Charles e la principessa María Ana di Spagna. Il fatto che qui si celi la tragedia di Elizabeth e Friedrich rende l’interpretazione di Gryphius più attendibile. Questo episodio, d’altronde, è molto significativo perché mostra con nettezza il giudizio

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  • 金山 弘昌
    日本橋学館大学紀要
    2006年 5 巻 49-70
    発行日: 2006/03/30
    公開日: 2018/02/07
    ジャーナル フリー
    1620年前後のローマにおいて,古代ローマ建築を扱った二つの版画集が出版された。一つはG・B・モンターノの素描に基づく『第一書 古代のさまざまな小神殿選集』(1624年),もうひとつはG・ラウロの素描と版画による『古代ローマの都の光輝』(1612-15年)である。本稿においては,これら二つの古代建築復元図の版画集について,とりわけ復元の方法や様式の特徴について比較しながら再検討をおこなう。またこれら版画集のローマ・バロック建築への影響についても解明する。モンターノとラウロの復元方法が,ピッロ・リゴーリオにより創案されたものであることは明白である。それはすなわち,古代の文献記述と,遺跡やコインその他の遺物の観察に基づく,考古学的に正確な復元方法である。しかし同時に,彼らの復元図には,明らかに空想的で創作的な性格もまた見出される。モンターノの場合,この木工作家にして建築家は,自らの復元図を自身の創作能力の証明とも見なしていたと思われ,一方のラウロの版画においては,いまだに中世の「都ミラビリア・ウルビスの驚異」の伝統の影響が窺われるのである。まさに以上の特徴故に,モンターノとラウロの版画は,ルネサンス以後の古典主義的建築の伝統において革新をなし遂げたローマ・バロックの芸術家たちにとり,ほとんど理想の典拠だったのである。彼らの復元図は,芸術家たちの新たな創意を刺激するとともに,それを正当化する手段をも提供したのである。実際ベルニーニやボッロミーニのような芸術家たちもまた古代の遺跡とそのイメージを着想源にしていた。しかし彼らの古代に対する態度は,ルネサンスの芸術家たちのそれとは本質的に異なっていた。例えば,ボッロミーニは古代遺構に正統的な模範を求めるに留まらず,それらの中に斬新さと多様さをも見出そうとしたのである。まさしくこの点において,「空想的」な古代建築の復元版画は,ローマ・バロックの芸術家たちの新たな創意に貢献し得たのである。
  • 斉藤 寛海
    社会経済史学
    1987年 53 巻 3 号 281-306,447
    発行日: 1987/08/25
    公開日: 2017/07/08
    ジャーナル フリー
    In Bologna, as in Florence, the people (popole) ruled the commune in the second half of the 13th century. The institutions of the popular government compelled those of the communal government to obey them. But, soon in 1327, the people of Bologna must offer the government to the signoria, while, in Florence, the government was offered to Cosimo de' Medici only in 1434. The reason of this difference may be found in the different systems of each popular government. In that of Florence, the seven arti maggiori constituted the oligarchy, but in that of Bologna, there was no oligarchy. In short, the popular government of Bologna was more democratic. So, the governmental power dispersed among the too numerous people must look for its concentration in the person of signore. Why thus democratic ? At first it must be noted that the privileged (or major) arti were only two (merchant and exchanger), because the other potential arti (e. g. judge) were suppressed by the people, after the popular revolt of 1228. Then in the second half of the 13 th century, these two lost the privileges and the superiority, when Florentine merchants and exchangers began to invade into the territories of Bologna. Still more, the armi held the equivalence with the arti in the popular government. Those, being the armed societies of the popular neighbourhood, had no relations with the profession, i. e. with the economic power, the number of the members and the social power of any professional group. To conclude, the armi opposed the appearance of the Florentine-type oligarchy.
  • ピエトロ・レオポルド期の改革路線対立
    大西 克典
    西洋史学
    2015年 258 巻 37-
    発行日: 2015年
    公開日: 2022/05/03
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