Natsume Soseki lesse la „Divina Commedia“ attraverso una traduzione in inglese con testo a fronte. (The Temple Classics)
In modo particolare, egli tradusse in giapponese l’iscrizione sulla „Porta dell’ Inferno“ all’ inizio del Canto III, e riprende nel romanzo „La Torre di Londra“ (1905). Nel romanzo „Kusamkura“ (Il viaggio) (1906) Soseki usa l’episodio di „Paolo e Francesca“ (Canto V) come parodia.
All’ inizio del romanzo „Shumi no iden“ (L’ereditarietà del gusto) (1906), Soseki usa l’immagine di „Cerbero“ del Canto VI dell’ Inferno: l’immagine di un gruppo di persone dilaniato da una muta di cani feroci, istigati da una divinità impazzita.
Questo è es pressione della crudeltà della guerra, e io penso che egli ne abbia preso da Dante l’ispirazione.
Soseki amava la moglie di suo fratello maggiore Toyo, come Paolo amava Francesca; ma essa mori quando Soseki averva 25 anni.
Il suo interessamento anormale all’ episodio di „Paolo e Francesca“ va messo in relazione con quella cosa.
Quando Soseki raggiunse l’età di 26 anni, cercò in tutti i modi di evitare di essere arruolato nell’esercito.
Ciò dava molto pena alla sua coscienza, perchè il Giappone stava per entrare in guerra.
Amava una donna che non dovera amare, e nonostante dovesse partire, si rifiutava di partecipare alla guerra; il rimorso per queste due cose erano un inferno nel suo cuore. Per Soseki, la „Divina Commedia“ rifletteva questo inferno interiore, come uno specchio. Questo è il motivo per cui l’immagine dell’ Inferno appare nei suoi romanzi.
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