Studi Italici
Online ISSN : 2424-1547
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Volume 29
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  • Article type: Cover
    1980 Volume 29 Pages Cover1-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Cover
    1980 Volume 29 Pages Cover2-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Tomotada IWAKURA
    Article type: Article
    1980 Volume 29 Pages 1-71
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Se esaminiamo attentamente le pagine del De Vulgare Eloquentia, ci accorgiamo subito che ci sono dei capitoli dedicati alla trattazione della teoria generale del linguaggio (dal I all' VIII cap.)e dei capitoli destinati a discutere problemi piu concreti dal punto di vista storicosperimentale (dal IX al XV cap.). Mentre la teoria esposta nei primi capitoli si e basata su un' accurata mutuazione di varie fonti preesistenti, come Dante stesso ammette (I, I, I), i capitoli seguenti affrontano, nel metodo e nel contenuto, discussioni originali e innovative pur non allontanandosi dal nuovo tipo di approccio storico-sperimentale. Ma ora il nostro interesse si volge piuttosto alla teoria generale del linguaggio che, per quanto indubbiamente meno originale, presenta evidenti differenze rispetto ad altri simili trattati di retorica del suo tempo. Mosso da un suggerimento di M. Corti, che e recentemente riuscita ad identificare una parentela tra il testo del De V.E. e quello di un logista danese, si e potuto constatare, attraverso l'analisi di alcuni termini frequente-mente usati come per es. locutio ed eloquentia, e lo studio del metodo con cui Dante svolge le sue trattazioni, che, dietro una teoria "teologico-linguistica"formatasi intorno ai problemi del linguaggio, si puo identificare un sostrato teorico finora stranamente sfuggito all'attenzione degli studiosi di questa materia. Sara loro futuro compio non soltanto la ricerca specifica di ogni fonte, ma anche e soprattutto la generale e precisa comprensione dello sfondo culturale contemporaneo, come Mengaldo giustamente osserva: questo patrimonio culturale, lungi dall'essere completamente compreso, esercito un'influenza non trascurabile sulla formazione della teoria dantesca.
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  • Yoshiaki YONEYAMA
    Article type: Article
    1980 Volume 29 Pages 72-121
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    I. Nelle cronache familiari fiorentine si trovano alcune testimonianze che ci dimostrano quanto erano desiderosi i cittadini fiorentini di occupare qualche alta carica del Comune o quanto erano solleciti nel difendere la quota nelle magistrature della propria famiglia. Quindi la situazione della spartizione delle alte cariche e un risultato della concorrenza violenta fra le famiglie o dentro le famiglie. Questo saggio e un tentativo di conoscere o ricercare la mentalita dei cittadini attraverso la frequenza della partecipazione alle due piu alte cariche (il priorato e il gonfalonierato di giustizia) delle famiglie fiorentine. II. Purtroppo, i materiali per questa ricerca sono molto limitati e, benche sianoestremamente manchevoli di precisione e pienissimi di errori, bisogna usare la lista dei gonfalonieri di giustizia, appendice del "Compendio Storico della citta di Firenze" di F.Repetti, e quella dei prioristi e dei senatoristi contenuta nella "Storia Genealogica della nobilta e cittadinanza di Firenze" di G.M.Mecatti. Malgrado i molti difetti (numerosi errori, la mancanza di principi precisi della limitazione di famiglie ecc.), i materiali suddetti ci indicano concretamente la situazione generale e grosso modo la tendenza generale dell'epoca e il cambiamento nella mentalita dei cittadini fiorentini nei confronti della politica. III. Le caratteristiche generali di queste cariche e la loro importanza andarono cambiando col passare del tempo. L'autorita del gonfalonierato crebbe per la sua rarita, e la crescita della potenza della famiglia Medici influenzo questo processo. Il fatto che non ci fu nessuno che ricopri la carica di gonfaloniere piu di tre volte dopo l'anno 1434 e un fenomeno che ci offre una testimonianza sulle scelte politiche di Cosimo dei Medici in questo campo. Del resto, da alcuni alberi genealogici possiamo apprendere come vennero spartite le cariche all'interno di una famiglia, e questa notizia ci prova che anche tra i membri di una stessa famiglia (fratelli o cugini) ci furono contrasti violenti per occupare alte cariche, il che ci spiega alquanto la sedizione pericolosa di alcuni cittadini. IV. Secondo la lista di Repetti, i Medici ricoprivano piu frequentemente la carica di gonfaloniere di giustizia nel Comune gia alla fine del secolo XIV e prima di Cosimo il vecchio, Salvestro e altri parenti lontani di Cosimo avevano gia acquistato favore e rispetto fra il popolo. Cosi, la fama e il prestigio della famiglia non erano indifferenti. Secondo la lista dei prioristi di Mecatti-Grifoni, 30 famiglie piu importanti occuparono il 16, 75% della carica e 76 famiglie di rango superiore, cioe il 5% di tutte le famiglie, ne occuparono il 32, 10%, quasi un terzo di tutti i posti. Se le famiglie di rango inferiore avessero voluto opporsi a questo 5%, avrebbero dovuto raccogliere tutte le 1225 famiglie di questo rango (80, 75% di tutte le famiglie). Quindi questa situazione si puo definire di fatto un oligopolio. Nel campo politico, tuttavia, l'oligopolio non e raro, ma normale e ordinario e, quindi, quello che e importante e interessante per noi e riconoscere, piuttosto, la direzione dei cambiamenti nel corso del tempo. Per fare questo abbiamo divisol'epoca in questione in 10 periodi e esaminato ad uno ad uno i caratteri di ogni periodo. Per esempio, il periodo in cui la diffusione delle cariche raggiunse il massimo sviluppo e il periodo V(1376-1400). Al contrario, il periodo in cui la concentrazione delle cariche fu maggiore, secondo questa lista, e il periodo X(1501-1532). Anche la ricerca delle famiglie che ricoprirono soltanto una volta queste cariche mostra che dopo il Tumulto dei Ciompi o dopo l'anno 1400, le occasioni per le piccole famiglie diventarono molto piu scarse. Si puo dire che dopo la fine del secolo XIV un'indifferenza generale verso la politica comincio a diffondersi fra i cittadini e la

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  • Shiro ABE
    Article type: Article
    1980 Volume 29 Pages 122-150
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    L'Umanesimo e un'attivita di recupero e di studio dei classici da parte degli umanisti. Occorre tener conto, pero, anche di un altro aspetto dell' Umanesimo, in cui si applica la lettura degli stessi alla realta della vita civile, volgendosi a creare una propria cultura che sia adatta alla situazione della societa contemporanea. Come indicava B.Croce, l'Umanesimo e una filosofia della vita e della realta, meglio si potrebbe dire la concezione della vita degli intellettuali della Rinascenza. La dinastia aragonese, fin dall'epoca della sua instaurazione, fu ininterrottamente agitata da sconvolgimenti della vita politica e sociale. In questo saggio e mia intenzione chiarire come gli umanisti napoletani, con il loro acuto spirito critico, di fronte a una realta cosi severa promuovano un rinnovamento della cultura napoletana secondo modi del tutto diversi da quelli della cultura angioina, e suggeriscano, con estremo realismo, i metodi piu efficaci per sopperire ai difetti della struttura della dinastia e cerchino di trovare il modo di vivere in questa situazione politicamente non tanto fortunata. La loro fiducia umanistica intesa a regolare il proprio agire con 'ragione' e 'prudenza' di fronte alla 'fortuna', riposava sull' equilibrio tra la realta della vita politica e sociale e gli orientamenti del mondo culturale. La fioritura della cultura napoletana e dovuta all'instaurazione della dinastia aragonese. Il circolo degli umanisti fiorito intorno alla corte si sforzava di collegarsi alla cultura centro-settentrionale d'Italia. I sovrani e gli umanisti mentre da una parte concorrevano a stabilire un piu stretto legame con la cultura italiana, dall'altra, pretendevano di napoletanizzare la cultura importata. Cio significa che questo circolo si allarga dalla corte alla citta e ai diversi ceti della societa (aristocrazia e borghesia, soprattutto tra i medici ed avvocati). Le vicende che si susseguono dall'epoca del circolo degli umanisti formato intorno al Re Alfonso a quella della formazione dell' Accademia pontaniana, coincidono col periodo della divulgazione della cultura napoletana tra i diversi ceti. Dopo il crollo della dinastia, l'Accademia pontaniana e le libere riunioni dei cittadini furono sciolte da Pietro di Toledo e in seguito per lungo tempo furono severamente proibite. Ma attraverso questo processo, l'attivita letteraria degli umanisti napoletani conquisto una nuova dimensione del reale e la consapevolezza delle possibilita illimitate dell'uomo.
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  • Tsuneichi KONDO
    Article type: Article
    1980 Volume 29 Pages 151-199
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    Nel 1353 il Petrarca lascia definitivamente Valchiusa, il suo Elicona transalpino, e si stabilisce a Milano mettendosi sotto la protezione dell'arcivescovo Giovanni Visconti, signore di Milano. Il suo trasferimento suscita vive reazioni fra alcuni dei suoi amici, soprattutto fiorentini. In particolare furono violente le critiche mossegli dal Boccaccio che lo condanno severamente tacciandolo di aver commesso un grave delitto contro la patria (Firenze) e di aver abbandonato la liberta e la solitudo che erano state da lui tanto vagheggiate ed esaltate. Nel presente articolo si intendono chiarire i motivi del trasferimento del Petraca a Milano e nello stesso tempo alcuni degli aspetti fondamentali del suo pensiero e modo di agire. A dirla in breve, vi sono motivi schiettamente umanistici alla base di questo trasferimento del Petrarca: la sua avversione alla 'Babilonia occidentale' e il suo amore per l'Italia e, in particolare, il suo forte desiderio di trovare in Italia un nuovo centro per la sua attivita letteraria e quindi per il nuovo movimento culturale ossia l'umanesimo nascente. Infatti, secondo lui, questo movimento doveva essere sostenuto e portato avanti soprattutto dagli italiani e doveva avere il suo centro in Italia, e possibilmente a Roma che fu caput mundi e che avrebbe dovuto ancora esserlo. Nella realta, tuttavia, la citta di Roma non era adatta alla sua dimora, perche per lui personalmente il nuovo centro doveva garantire, oltre alle circostanze culturali propizie, la solitudo ossia vita solitaria piena di quies, otium e libertas, indispensabili ai suoi studi. A questo riguardo gli pareva che Milano fosse invece il luogo piu acconcio e sicuro per lui e le sue cose. Per il Petrarca, diversamente che per il Boccaccio e altri amici, suoi critici, il vivere sotto un governo monarchico o autocratico non significava necessariamente perdere la propria liberta. Anzi, ad osservare la situazione politico-sociale dell' Italia del tempo, rovinata dal furore delle guerre civili, egli sognava piuttosto il rinnovamento e l'unita dell' Italia sotto un forte governo monarchico e pensava inoltre che senza sicurezza e pace sarebbe stato praticamente impossibile godere di quella liberta che era per lui sostanzialmente tutt'uno con la solitudo. D'altra parte, per il Petrarca, che politicamente desiderava prima di tutto l'unita e la pace d'Italia, nessuno degli stati italiani del tempo poteva costituire una patria nel vero senso della parola e quindi non aveva ragione la critica del Boccaccio che la sua alleanza con il Signore di Milano fosse un delitto contro la patria. Ugualmente, per il Petrarca, era senza senso l'osservazione che a causa del suo trasferimento a Milano, citta popolosa, egli avesse definitivamente abbandonato la solitudo stessa. Infatti per lui solitudo significava, da una parte, ritirarsi in se stesso e stare con se stesso liberandosi completamente dalle cure 'mondane' e, dall' altra, dedicarsi meglio alla propria attivita letteraria per poter giovare di piu al mondo. E a tale attivita la solitudo in citta poteva anche essere piu propizia che non quella in selva. In effetti a Milano non meno che altrove egli riusciva a trovare e godere la solitudo. Durante questo stesso soggiorno milanese, pero, di tanto in tanto egli confessava di essere misero, cosi disturbato dalle cure e fatiche 'mondane'. Tuttavia questa sua infelicita non era causata dal fatto che egli dimorava in una grande citta, ma dallo stesso carattere contradittorio proprio della solitudo da lui concepita: piu essa si ricerca e si realizza, piu essa tende inevitabilmente a riempirsi di cure 'mondane' e quindi a cessare di essere solitudo.
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  • Mitsuaki NAGAI
    Article type: Article
    1980 Volume 29 Pages 200-255
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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    I. The status of the Venetian nobility was not derived from land and papal, imperial or royal patents and titles, but solely from the recognition of the Venetian regime. The Venetian nobility was able marchants. But more troublesome than either the rich-poor or ancient-modern divisions within the Venetian nobility was the divisions between the younger members and the old. II. In the beginning of sixteenth century, the increasing difficulties of trade in the Levante, following on the Portuguese discoveries of the new route to Indies, and even more following the Turkish conquest of Egypt in 1517, the suppression of Commercial activities in the Near East during the Turkish war of 1537-41, helped to stimulate nobilities' interest in the possibilities of the Terraferme (Main lands). Investment in Terraferma properties, in their improvements or reclamation, and in the erection of country houses, absorbed a larger proportion of their capital. Whilst there was certainly a fall in the number of noblemen building the ships, and a contraction both in passive investment in maritime commerce and in the number of noblemen personally engaged in trade. III. How the Venetian nobility diminished in numbers, became poorer, and grew apathetic toward politics? The most important cause of the demographic decline was a social one. One element behind the nobles'adoption of a custum which limited the size of their families may have been the love of luxurious living which had become so strong during the Renaissance. The families unabled to increase the wealth, elected to decrease the size. The shortage of men in ruling class and the lack of public spirit are the cause of difficuly in finding men for public offices, and this may indeed have been one of the reasons for increasing apathy. IV. When the Venetian nobilities left the commercial field altogether, it was the cittadini originali who took over the most conspicuous part of it. Modern cities in England and Holland have populations active in industry, trade or administrations. But in Venice, where the economy was stagnant, the replenishment of the middle class was so slow and quantitatively so insufficent that the group lost much of its social individuality.
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  • Article type: Appendix
    1980 Volume 29 Pages 256-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Appendix
    1980 Volume 29 Pages 257-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Bibliography
    1980 Volume 29 Pages i-viii
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Appendix
    1980 Volume 29 Pages App1-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Cover
    1980 Volume 29 Pages Cover3-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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  • Article type: Cover
    1980 Volume 29 Pages Cover4-
    Published: September 15, 1980
    Released on J-STAGE: April 05, 2017
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